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venerdì, Maggio 3, 2024

Suor Rosa, per Ischia il futuro è chiaro. “Servono coordinate comuni”

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Suor Rosa, per Ischia il futuro è chiaro. "Servono coordinate comuni"

Con la nostra Macchina del Tempo di domenica ci siamo “imbattuti” nel 9 settembre 1990 e nella notizia della vestizione di Rosa nel monastero di Napoli. Di qui l’idea di contattarla per condividere un po’ insieme quelli che sono questi giorni “strani”.

Suor Rosa, nonostante non viva più a Ischia da 30 anni, è ancora molto amata ed è forte e sentito l’affetto e l’amore che tutti quanti la conoscono provano nei suoi confronti.

Qual è il bilancio di questi primi 30 anni in Monastero?

“Anche se bilanci non si fanno mai, posso dire che c’è sicuramente una consapevolezza diversa, cioè un’emozione diversa. Quando entrai in monastero 30 anni fa ero una ragazza di 25 anni che partiva alla scoperta di una nuova vita, oggi sono una donna di 55 anni che di cose ne ha viste e soprattutto che ha fatto tanta esperienza nel cammino spirituale, nel cammino con il Signore. Però se devo dire il vero, l’entusiasmo di 25 anni fa, quella forte presa che il Signore ebbe su di me tanto da farmi lasciare Ischia e tutto il mondo che mi apparteneva c’è sempre, ma è mutata la mia risposta nel senso che era un entusiasmo senza troppe conoscenze, invece in questo tempo, il Signore mi ha dato la possibilità di approfondire il mistero la vita con Lui e anche tanta conoscenza di che cosa significhi stare con il Signore, soprattutto di conoscere chi è realmente il Dio biblico Cristiano che ci è stato rivelato da Gesù Cristo.”

Noi siamo a circa 50 giorni di quarantena, voi in Monastero a questo status siete più o meno abituate…

“In molti ci contattano e ci hanno comunicato che è molto difficile vivere in “clausura” e quindi forse per la prima volta hanno percepito cosa significa stare chiusi anche se noi abbiamo cercato di spiegare che non è la stessa cosa perché la vostra è una quarantena imposta, la nostra è una quarantena scelta, si può imparare a vivere giorno per giorno. Certo dobbiamo avere la capacità di valorizzare lo spazio che abbiamo. Ad esempio sono 30 anni che vivo in questo monastero eppure ogni volta ci sono degli angoli, ci sono delle bellezze così particolari che mi folgorano come se fossi entrata ieri e soprattutto la capacità di vivere le relazioni. Io vivo da 30 anni tutti i giorni, 24 ore al giorno, con persone e questa vicinanza a volte è nuova. Si è abituati a convivere con altre persone, ma in genere si esce ognuno ha la propria vita e i propri spazi,oltre che i tempi, ma condividere in maniera così stretta forse non era mai capitato prima. Non era mai successo, invece per noi è così: noi dobbiamo imparare a vivere con persone, con sorelle diverse, di età, di cultura, di formazione, ogni giorno questo per noi è possibile perché abbiamo sette tempi di preghiera al giorno, quindi sette tempi in cui noi ci mettiamo davanti al Signore e riusciamo a vedere ad attivare il nostro mondo interiore, la nostra capacità spirituale di accoglienza del Signore per questo è possibile accogliere anche le altre che ci sono accanto in tutti gli imprevisti e le occasioni della vita che poi sono tante. Almeno per me, in 30 anni, ma io vivo con sorelle che sono qui da 70 anni.

Abbiamo cercato di dare questi suggerimenti ma mi rendo conto che è molto difficile perché le persone hanno scoperto che chi vive a fianco a loro non è, forse, proprio così come pensavano. Vi sono sorprese belle, a volte meno simpatiche.”

Il Monastero delle Trentatrè è un po’ noto per questa apertura social…

“La nostra scelta di aprirci ai Social è stata soprattutto questo, la condivisione. Noi viviamo in una zona un po’ particolare di Napoli, per la gente difficile raggiungerci. Il Monastero è un luogo particolare, di grande attrazione. Allora per venire incontro alle richieste delle persone sempre infinite da 500 anni con tutti gli strumenti che sempre sono stati possibili. Cerchiamo in qualche modo di condividere la ricchezza che non riesci a vivere con le persone.

Io non avevo idea, quando sono entrata, delle persone che potessero arrivare a bussare in vari modi al monastero di clausura. Assolutamente pensavo che veramente non avrei più visto né sentito nessuno ma era la mia idea.”

Come percepite la situazione di oggi con il covid-19?

“Lo abbiamo percepito chiaro e forte. Anche da noi le celebrazioni eucaristiche sono state sospese perché il cardinale ha delle norme per le quali non era possibile celebrare proprio per la paura del contagio e che una persona che veniva dall’esterno poteva contagiare le suore. Ciò sarebbe significato una strage immediata perché viviamo a stretto contatto. Questo è stato il segno più evidente anche molto triste soprattutto la mancanza delle Celebrazioni Pasquali qualcosa che non si può raccontare. Noi viviamo in un vicolo molto stretto quindi noi sentiamo tutti i rumori, le parole, sentiamo le partite del Napoli dalla finestra quindi c’è una percezione molto stretta e sentire questo silenzio così assordante, come quando si gioca Napoli-Juve, ma sentirlo per tanti giorni è qualcosa che vuol dire ci ha fatto immergere in questa situazione con tutti i nostri vicini.

Ma la gente all’inizio veramente ha avuto tanta paura. Forse adesso è un po’ più allentata perché sono passati tanti giorni e non ce la si fa a reggere questa tensione a lungo, ma la gente ha avuto tanta tanta paura, tanta paura di morire anche perché poi si vedevano quelle immagini terrificanti in televisione, delle terapie intensive e quindi la gente ha tenuto duro proprio per paura, per paura di fare la stessa fine, ma questa paura noi l’abbiamo percepita ce l’hanno comunicata ce l’hanno scritta hanno chiesto che noi la mettessimo davanti al Signore perché almeno potesse dare serenità, allentamento di tensione… però la paura c’è, c’è stata e c’è ancora. Noi abbiamo avuto degli amici che sono stati ricoverati in terapia intensiva e al momento la ripresa da una situazione del genere significa che deve trascorrere tanto tempo, non si guarisce in un momento ci vogliono settimane per riprendersi.”

Quale può essere la tua parola diciamo di incoraggiamento a quanti hanno paura, si sentono soli, molta gente si domanda, magari per ridere, quando ci torneremo ad abbracciarci perché ci sta mancando proprio il contatto personale, la vicinanza e anche il gesto…

“Sì questo lo avvertiamo in maniera molto molto forte,il fatto di non poter scendere giù per strada, di poter comunicare, di poter condividere anche questa stessa paura perché poi come hai detto tu tanta gente vive la solitudine, ci telefona lo percepiamo questo molto forte infatti noi spesso ci siamo fatti come dire referenti di questa accoglienza, di questa vicinanza a persone. Ho detto alle persone che si sono rivolte a me che in fondo è un mese, un mese e mezzo, non stiamo parlando di anni, quindi una esperienza di breve durata che comunque ci dicono che in questa forma così intensa durerà ancora un altro po’, ma poi non sarà sempre così e quindi, come dire, invitare le persone per quanto è possibile a reggere questa tensione. All’inizio c’è stata tanta paura poi c’è stata di forza di condivisione, quando si è cantato. Qui non ti dico i concerti che ci sono stati qui intorno a noi e abbiamo imparato tante canzoni, poi dopo c’è stata la consapevolezza che si andava verso un allentamento quindi la gente ha ripreso fiducia e coraggio adesso c’è la preoccupazione per la situazione economica. Napoli, in questa zona soprattutto, a via Tribunali, via molto basata sul turismo, veniva tanta gente e molti avevano investito in questo, adesso dovrà riprendersi e non sarà affatto semplice. Diciamo che ci sono state varie fasi. Ecco questo è stato l’invito a vivere il momento, di non proiettare troppo in avanti questa paura, di non dire “sarà così per sempre”. Il Signore questo ci insegna nel Vangelo, a vivere il momento presente come l’accoglienza di una grazia particolare, grazia per reggere questa situazione, per fronteggiare questa difficoltà. La gente rimaneva schiacciata da pensieri fatti in avanti e abbiamo cercato di invitarle a rimanere nel tempo presente, nel momento presente e affrontare quello che già una giornata chiuso dentro poteva comportare.”

Quale è la richiesta più frequente?

“Diciamo che in genere ci sono persone che sanno che noi preghiamo e quindi ci affidano la loro, ci affidano le loro necessità chiedendoci, appunto, un sostegno nella preghiera, un sostegno in una situazione difficile. Poi ci sono tante altre persone che ci incrociano per motivi diversi, esempio chi visita il sito ed è curioso della nostra vita e vuole conoscerci, persone che cercano luoghi particolari di Napoli e quindi poi si imbattono nel nostro monastero, ci conoscono e poi restano in contatto con noi, ci sono amicizie che spaziano a vari livelli, comunque si rimane in contatto. Tanto quello che siamo si vede, non abbiamo bisogno di giustificarci, non abbiamo bisogno di dover dimostrare niente, così poi chi viene nel monastero dalle grate vede i portoni chiusi si rende immediatamente conto di che tipo di vita facciamo. Molti vengono a conoscerci attraverso le visite guidate: c’è un’associazione “l’atrio delle trentatre” che promuove la conoscenza della nostra fondatrice, Maria Lorenza Longo, e ci sono gruppi di 50-60 persone che fanno queste visite in genere il sabato e la domenica. Alcuni pensano di venire a visitare un museo oppure visitare un Borgo Antico,un Monastero del 500 di questo sono molto interessati a Napoli. Quando la guida dice che dietro alle grate vi è una suora, una persona, le persone scrivono un biglietto prima di andarsene e tanti chiedono preghiere ma qualcuno ha scritto “io non credo in Dio però poi se non fosse vero chissà mi metto al sicuro” oppure tanti altri hanno detto “non entravo in una chiesa dalla prima comunione” oppure “Non sono mai entrato in una chiesa questa è la prima volta il fatto di sapere che dietro queste mura c’è una comunità di donne adesso mi rassicura molto”.

Sono davvero tante le testimonianze di affetto che hanno colorato la diretta che Suor Rosa ha fatto con il nostro Direttore. Tanti messaggi di affetto e di vicinanza.

Come si vive la fede e il celebrare attraverso un mezzo che non era nato principalmente per fare questo, e cioè i social?

“Anche per noi una celebrazione non può essere vissuta attraverso uno schermo,ma è qualcosa che bisogna partecipare dire dal vivo. Senza un contatto è diverso, l’abbiamo letto domenica: Tommaso tocca le mie mani ecco il segno dei chiodi, o anche “fatemi mangiare qualcosa” quindi una relazione viva da persona a persona. E le persone vivono questo rapporto, queste relazioni ecclesiali per loro sono un punto importante, fondamentale nella loro nella loro e quindi fare a meno di questo per tanto tempo ha molto disorientato, ma soprattutto le relazioni che si stabiliscono in una chiesa con un parroco.”

Come vedi il futuro della nostra isola?

“Per Ischia il futuro è chiaro. Soprattutto di questi tempi la stagione turistica già sarebbe stata aperta anche se oggi piove il cielo è abbastanza grigio, però ci sono tutti i segni perché la stagione possa ripartire. Tante volte Ischia si è trovata in situazioni difficili ed è sempre ripartita. Parlavo con mia mamma e lei mi ha detto “Non ti preoccupare la nostra generazione ha visto la guerra non c’era veramente niente eppure siamo riusciti a ripartire, a ricostruire, a fare le cose anche meglio di prima” ha detto “Noi quando siamo usciti dalla guerra abbiamo conosciuto un boom economico che la nostra stessa generazione non aveva mai vissuto” quindi ha detto di questo io non mi preoccupo. Dice “Tu prega solo che le persone possano essere d’accordo e condividere, cioè nel senso di lavorare in collaborazione. All’epoca tutti eravamo uniti perché volevamo prenderci.”

Quale è il tuo messaggio per Ischia?

“Questa è la mia preghiera: che tutte le forze in campo possano unirsi, che di fronte a una situazione così inaspettata, così imprevista si possano trovare delle coordinate comuni per ripartire insieme. Non ho nessun dubbio che Ischia si riprenderà alla grande. Tutte le persone che conosco hanno desiderio di tornare a Ischia. Anche nelle situazioni, come dire difficili di distanziamento.

Ischia l di là del fatto del mare che si può trovare anche ad altre parti, è un’esperienza molto particolare. E’ un’isola che emoziona e anche l’approccio ad una realtà completamente diversa questo detto da amici nostri che non vivono sull’isola. Quindi io sono molto fiduciosa un po’ speranzosa, prego tutti i giorni per ciascuno. Ci potranno essere difficoltà, ma le difficoltà io so che sempre ci sono state nelle stagioni turistiche, cioè chi ha lavorato di più chi di meno, che ci sono stati degli anni in cui ci sono state pressioni, quindi situazione particolare per tutti. Pensi che si possa partire alla grande perché Ischia ha le forze per poterlo fare, una energia molto particolare me lo dicono anche a me, da isolani siamo abituati a farcela da soli perché viviamo, appunto, un’isola che non ci isola. Anche questo monastero, di cui ho studiato la storia cinque centenaria, fatta di invasioni, di distruzioni, bombardamenti, terremoti e pure dopo 500 anni andiamo avanti.”

Vuoi dirci altro?

“Vorrei ricordare tuo padre, se tu me lo consenti, io lo conoscevo per la pallavolo, ma di fronte alla mia partenza e comunque in una situazione nuova e sconosciuta di cui nessuno capiva niente, io per prima, lui si disse sempre disponibile per qualsiasi cosa io avessi avuto bisogno di comunicare. Lui si rendeva disponibile con il suo giornale e ricordo come se fosse ieri quando ci incontriamo qualche giorno prima di questo 5 maggio del ‘90 di fronte alla scuola Marconi e lui mi disse “Non capisco cosa combini” però aveva gli occhi molto commossi. Io gli spiegai qualcosa per come potevo spiegare a quel momento. Alla fine lui mi abbracciò e mi disse “Prega per me e per la mia famiglia e per i miei figli” e ho detto “Io te lo assicuro”.”

Grazie Suor Rosa per il tuo bellissimo messaggio e per il tuo sorriso che da fiducia e speranza, oltre che perle tue preziose parole. A presto Suor Rosa.

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