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Roma e Napoli | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 23 febbraio 2023

Roma è, come Napoli, una città molto particolare. La gente è passionale, visitarla affascina il turista, così come recarvisi occasionalmente (lo sto facendo io oggi) offre sempre mille spunti di riflessione. 

Da una decina d’anni a questa parte, in particolare, è sotto gli occhi di tutti lo stato di degrado e abbandono del centro dell’Urbe, dando l’impressione che chi dovrebbe occuparsi della cosa pubblica abbia deciso di rinunciare a qualsiasi forma di cura e riqualificazione del territorio, con buona pace di residenti e turisti d’ogni parte del mondo.

Sotto questo profilo anche Napoli non è certo un modello, sebbene si sia riusciti ad aver cura almeno di alcune zone come il lungomare di Via Caracciolo e Via Partenope attraverso la chiusura al traffico. Ma Roma non è una città qualunque: è la capitale d’Italia, la città eterna per antonomasia, la custode di un patrimonio archeologico-artistico-culturale di secoli interi che il mondo ci invidia e corre ad ammirare.

Io nutro profonda ammirazione per Roma, un po’ meno per certi romani che sono pronti a ricordarmi che la mamma degli idioti e dei presuntuosi è sempre incinta senza dimenticare, ovviamente, che tutto il mondo è paese. Ogni volta resto sempre affascinato anche da un semplice giro in taxi e ancora di più se ho la fortuna di girarla di notte, quando proprio come a Napoli le luci della città aumentano fascino e suggestione anche nei più insensibili. E proprio per questo non mi spiego come sia possibile, anche da parte di chi ci vive, accettare passivamente uno stato di cose degno di ben altre sottosviluppate realtà.

Penso che in casi come Roma e Napoli, in particolare dalle nuove generazioni dovrebbe partire una sorta di moto di ribellione tipico della vera cittadinanza attiva, quella che non si piega né al costume né alla facile indifferenza, ma riesce ad essere propositivamente critica in virtù dell’amore per la propria terra. Sono convinto che sarebbe l’atteggiamento giusto per stimolare quanto basta l’attuale classe dirigente. E magari gettare le basi per quella del futuro.

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