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lunedì, Maggio 6, 2024

#ospitedonore. Silvano Arcamone: “Dobbiamo armarci di duttilità”

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Viviamo il tempo dell’Iperconnessione e dell’iperaccesso. Questa condizione ci consente di acquisire ogni informazione in qualsiasi momento e ovunque ci troviamo. Il sapere e la conoscenza è sotto le nostre dita e davanti ai nostri occhi, ma non sempre entra nella nostra testa e soprattutto non sempre ci aiuta a capire dove stiamo andando.

Siamo imbevuti di una conoscenza superficiale, ci connettiamo, leggiamo, guardiamo, ma di fatto siamo diventati ciechi come i personaggi di José Saramago in Cecità. Tutto questo sapere, immediatamente e gratuitamente disponibile a tutti, non ci aiuta ad avere una prospettiva, a capire, o quantomeno a intuire, il futuro che ci attende.
Poco più di due anni fa mai avremmo immaginato che la nostra esistenza avrebbe dovuto fare i conti con una pandemia mondiale e una guerra in piena Europa. Le pandemie e le guerre pensavamo di averle definitivamente rimesse ai libri di storia, o ad altri paesi del pianeta, convinti che lo sviluppo economico dell’Occidente ci avrebbe salvato, tenendoci lontano da epidemie e da guerre. Così non è stato, ed ancora facciamo fatica ad accettare questa condizione. Anzi, non l’accettiamo. Tant’è che, pur avendo una media pari a circa 80.000 casi giornalieri di contagio da COVID-19, con una nuova variante in crescita, ci avviamo, ciechi, verso la cessazione dell’emergenza fissata al 31 marzo con assoluta e tranquilla “incoscienza”.

Siamo immersi in un presente vorticoso che non ci svela alcunché sul futuro che ci attende. E forse stiamo consapevolmente rinunciando a fare i conti con il futuro, accettando l’impossibilità di prevederlo e, visto i tempi, di prevenirlo.
La pandemia da Covid 19 finora ha mietuto circa 6,11 milioni di vittime, mentre per la guerra in Ucraina i dati sui morti sono ancora indeterminati, ma si contano già qualche decina di migliaia di morti e circa 2 milioni di profughi che sono in viaggio verso diversi paesi europei. L’ordine mondiale, così come l’abbiamo vissuto dalla seconda guerra mondiale ad oggi, è in corso di disfacimento. L’oriente del mondo si fa protagonista, da quelle parti arrivano le novità, spesso nefaste, che stanno decidendo una nuova agenda mondiale che mira a ribaltare il vecchio equilibrio, mettendo sotto scacco il così detto Occidente. E la parte più debole in questo scenario è la nostra Europa dalla pancia molle, che rischia di pagare il conto più alto in termini politici, economici e sociali. L’Europa, quest’entità astratta che non ha alcun reale potere politico e militare, men che meno una visione sulle politiche energetiche, sarà la vera vittima della guerra economica che si muove in parallelo alla guerra militare.
Ed anche se va riconosciuto che negli anni addietro il progresso e lo sviluppo hanno alimentato delle riserve di benessere economico e sociale che al momento ci consentono di vivere questo momento difficile in condizioni ancora accettabili, non ci sentiamo più al sicuro. L’incognita è la vera certezza del domani.

Non sappiamo se e quando cesserà la pandemia da Covid 19, non sappiamo quando e come finirà la guerra in Ucraina, ma soprattutto non sappiamo la vera natura di questa guerra e se la stessa è solo un prologo ad una terza guerra mondiale. Non sappiamo se gli eroici cittadini ucraini stanno resistendo per l’indipendenza della loro terra o se lo stanno facendo anche per la libertà e la pace di tutti noi. Non lo sanno loro e non lo sappiamo noi che assistiamo a questa guerra militare, economica, geopolitica, mediatica e ideologica i cui esiti configureranno in ogni caso un nuovo assetto mondiale.
Di fronte a tutto ciò dobbiamo armarci. Dobbiamo armarci di una dote comune a pochi, la duttilità, la flessibilità, la capacità di reinventarci, di adattarci, di saper anche rinunciare alle comodità e alle sicurezze nelle quali siamo cresciuti. Di fronte a un futuro imprevedibile e sorprendente siamo costretti ad abbandonare le rigidità e le certezze nelle quali siamo cresciuti a vantaggio di una visione della vita più fluida e necessariamente più creativa. Come canne al vento dobbiamo saperci piegare all’infuriare della tempesta nella quale siamo finiti, affinché non ci spezzi.

1 COMMENT

  1. Ischia ha tanti difetti ma un anche alcuni pregi. Uno di questi è che ci conosciamo tutti e sappiamo bene il vissuto di tutti noi…..

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