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venerdì, Maggio 17, 2024

La carica contro il DDL Falanga. Riello: “C’è il rischio di rallentare il processo per gli abbattimenti”

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Abusivismo, l’opinione e le preoccupazioni del procuratore generale di Napoli. L’iter per l’approvazione del testo che indicherà i criteri di priorità per le demolizioni dei manufatti abusivi è quasi al termine ma non mancano le opinioni contrarie

 

Continua, con velocità e in modo positivo, l’iter legislativo che vedrà approvato, a breve, l’ormai noto dispositivo denominato “Falanga” che detta alcune regole all’interno del grande e complesso mondo delle costruzioni abusive.

C’è, però, più di una autorità che guarda con scetticismo al dispositivo, come il procuratore di Napoli, dott. Luigi Riello che, in una articolata intervita rilasciata a “La Stampa” traccia un po’ i profili di quanto sta avvenendo e condivide la proiezione di ciò che potrà essere il futuro delle istituzioni una volta che il dispositivo entrerà in vigore.

Il dott. Riello, infatti, puntualizza come il dispositivo possa portare ad un effettivo allontanamento considerevole della data degli abbattimenti per i manufatti “stabilmente abitati” che, in questo nuovo ordine di priorità negli abbattimenti stabilito, finiscono in cosa. Una sfumatura che, già lo scorso anno, era stata portata alla luce dallo stesso Riello durante una indagine conoscitiva condotta dalle autorità competenti.

Peccato che Riello non si cali nei panni di chi, poco lontano da Napoli, a Salerno, si è visto demolire senza se e senza ma, la propria abitazione dai militari. E’ questa la cronaca recente che h visto protagonista la signora Giuseppina Fariello o a breve il signor Vitale Antonio. E’ vero che la procura di Napoli, si è dotata di un “regolamento” interno che salva le prime case di necessità, così come è vero che la Procura di Salerno non fa. E da queste considerazione che la bontà del DDL Falanga ha trovato l’ok di tutto l’arco costituzionale. Non a caso la sesta commissione del Senato ha votato all’unanimità. Putroppo, però, tra posizioni preconcette e false ambientaliste che non riescono a guardare il problema nella sua interezza, costringono ancora tanti cittadini ad essere vittime di una violenza assurda, quello dello stato Italiano che non vede nulla in altri casi, ma vede la casetta di tizio e di caio.

 

Ecco il testo dell’intervista rilasciata dal Procuratore Generale di Napoli alla testata “La Stampa”.

Perché la legge non funzionerà, dottor Riello?
«Guardi, il motivo è squisitamente tecnico: se si irrigidiscono i criteri di priorità con una legge (oggi ci sono delle circolari interne alle singole procure) si apre la via a un contenzioso enorme. Appellandosi a una legge, gli avvocati faranno giustamente il loro dovere che è quello di tentare ogni strada per impedire la demolizione dell’immobile del proprio assistito. Questi casi si chiamano “incidenti di esecuzione”. Per banalizzare, ogni avvocato dirà: perché demolite casa al mio cliente e non a quell’altro? È stato verificato che l’ordine di priorità è stato rispettato? Sono stati controllati bene tutti i criteri? I quali criteri, mi si permetta di dirlo, mi sembrano evanescenti».

E ovviamente nel frattempo le demolizioni non possono partire.
«Ovviamente. L’esperienza ci dice che avremo una proliferazione di “incidenti di esecuzione”. Ora, anche noi, come in tanti altri uffici giudiziari, alla procura generale di Napoli ci eravamo dati dei criteri di priorità. Ma con una circolare interna. E avevamo fatto questa scelta non per non fare questa o quella demolizione, ma esclusivamente per coordinarci meglio».

Quindi?
«Come magistrati, è inutile dire che rispetteremo la legge qualunque essa sarà. Però in Parlamento avevamo spiegato che non è sbagliato darsi dei criteri in sé, anzi in astratto li posso condividere, ma l’errore è irrigidirli con una norma di legge. Per dirla tutta, il rischio che anziché accelerare le demolizioni, si possa rallentare l’intero processo. Invece si dovrebbe lasciare alla magistratura il compito di graduare “cum grano salis”. Lo sappiamo tutti che ci sono situazioni di vulnerabilità con il cosiddetto “abusivismo di necessità” da valutare attentamente. Ecco, con una legge, pur volendo tutelare il piccolo abuso di necessità rispetto all’ecomostro, a dispetto anche delle intenzioni, il rischio è di avere l’effetto opposto».

Napoli sembra essere la capitale dell’abusivismo. Pende un’infinità di ordini di demolizione già esecutivi.
«Ci rendiamo conto che a Napoli e in realtà omologhe la situazione è difficile con tutte queste demolizioni che abbiamo a carico. Ma i numeri sono analoghi a quelli dei processi».

È vero anche che si nota un’inversione di tendenza? Vedendo le prime case abbattute, stanno aumentando sul serio le autodemolizioni?
«Sì, quando tutto è perduto, e si avvicina il momento di far scendere in campo lo Stato, per evitare che poi arrivi un conto salatissimo, molti abusivi decidono di demolire da sé. Lo fanno per risparmiare. È una decisione puramente economica».

Se però l’arrivo di una nuova legge ridarà fiato alla speranza, e gli avvocati si avventeranno con i contenziosi, dovremo anche dire addio alle autodemolizioni degli abusivi?
«E’ evidente quale sarà l’effetto psicologico della situazione che si andrà a determinare. Oggi, al termine della procedura, che pure è faticosissima, c’è la certezza della pena, cioè della demolizione. Un domani subentrerà l’incertezza dell’ultimo ricorso. Indubbiamente ci sarà un effetto negativo».

 

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