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mercoledì, Maggio 22, 2024

I fedeli della Parrocchia di S. Leonardo di Panza delusi e preoccupati da Don Emanuel

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Gaetano Di Meglio | E’ bastato attendere. Non è servito fare nulla per scrivere “ve lo avevo detto”. E così, passano i mesi e gli anni e quello che era Forio, ora è Panza. Una comunità che continua ad essere sbandata e che, come leggerete, continua a vivere i problemi della chiesa cattolica di Ischia. Il fatto che Emanuel, prete da Hogan e da bella vita, non fosse adatto per Panza lo avevamo detto. Ora, non siamo più soli a dirlo.
Pubblico una lettera inviatami da tale “Francesco Iacono” (credo il nome sia inventato) a nome di “un gruppo di fedeli della Parrocchia di S. Leonardo di Panza delusi e preoccupati” che ripercorre un po’ le tappe di questo anno di convivenza con Don Emanuel. Il contenuto della lettera è la copia di tutte le cose che si dicevano a Forio.
La pubblico con la speranza di non cadere in un fake news (ma credo che sia tutto vero) anche perché il tono e contenuto sono perfetti!

LA NOTA

Un anno fa, trovava spazio tra le pagine di questo giornale, un lungo e puntuale articolo sui destini della Parrocchia di San Leonardo abate in Panza travolta dalle nomine dei parroci e dal disinteresse di via Seminario. Una Parrocchia che dall’essere protagonista di una tragedia è passata all’essere protagonista di una farsa. Non possono non tornare alla mente i numerosi articoli dei parrocchiani di San Sebastiano M. in Forio in cui lamentavano l’assenza del Parroco, la sua insofferenza per le consuetudini parrocchiali e i difficili rapporti con i suoi. Basterebbe cambiare appena i nomi dei luoghi e sarebbero ancora attuali.
Andare in Parrocchia a Panza e pensare di trovarvi il Parroco è una chimera, assistere alla S. Messa pure. In Parrocchia non si celebra mai il lunedì, se c’è un funerale la S. Messa vespertina è sospesa, e così quelle del martedì e del venerdì.

Chi si fosse aspettato che dopo le continue bastonate prese a Forio qualcosa sarebbe cambiato nella vita parrocchiale ha dovuto fare i conti con la realtà. A un anno dal suo arrivo, le macerie della precedente e fallimentare gestione della Parrocchia sono ancora lì. Bambini assenti, gioventù lontana, adulti ormai insofferenti e rassegnati.
Due sole sembrano le principali premure pastorali del Nostro. La prima è la ridefinizione della nostra identità di panzesi ed in questo senso è in piena continuità ermeneutica col suo predecessore che in tempo di ristrettezze economiche non aveva altra priorità se non quella di rifare timbri, immaginette sacre, lettere intestate e quant’altro solo per sostituirvi il toponimo Panza, con quello di Forio. Come se l’essere panzese fosse incompatibile con l’essere cristiani. E noi sciocchi che ignoravamo che la Chiesa oltre ad essere Cattolica e Apostolica fosse anche foriana. Durante le sue improvvisate omelie che oscillano tra l’italiano ed un indecifrabile quanto paternalistico dialetto – come se a noi fosse preclusa la comprensione della lingua italiana – non mancano mai le lezioni di Diritto Pubblico. Il Nostro illustra spesso dall’ambone la ripartizione tra la Frazione e il Comune e ci istruisce sul fatto che il Comune sia Forio e di quale sia, di conseguenza, l’atteggiamento che dovremmo avere e al quale, invece, noi, pervicaci, barbari, cenciosi panzesi rifiutiamo di conformarci.

Siamo a quanto pare, non una Comunità che sente e vive una propria specificità, che ha fatto di certi luoghi l’orizzonte della propria identità e del proprio senso di appartenenza, ma solo un gruppo di individui da rieducare con Terapie collettive di riorientamento esistenziale. In confronto, Mussolini in Alto Adige era la fata turchina.
La seconda premura del Nostro è invece il ribadire che – e lo riportiamo virgolettato perché è una di lui citazione: “è Gesù”.
A ogni osservazione, giusta o sbagliata che sia, a ogni espressione di dissenso, giusta o sbagliata che sia, non ci si sente dire altro che “ma io sono Gesù”, “ma qui rappresento Gesù”, “io sono il Maestro e voi i discepoli” e potremmo andare avanti così ancora molto.
Ora, non siamo fini teologi, ma dubitiamo fortemente che un Parroco agisca “in persona Christi” in tutto ciò che fa e dice. Non vogliamo nemmeno pensare a quali artifici teologici bisognerebbe ricorrere per giustificare altrimenti la corruzione e la pedofilia tra i consacrati.

Siamo convinti, invece, che, se il conferimento dell’Ordine basti a fare il sacerdote, non sia sufficiente a fare il pastore che, come ricorda sempre il Papa, deve avere l’odore delle pecore. Si lamenta il Nostro che il popolo non lo segue e non lo ascolta. Verrebbe da ricordargli che innanzitutto il popolo non lo conosce, visto che non c’è mai. Il buon pastore ammonisce non solo con le parole, ma prima ancora con la propria vita, con il proprio esempio. La coerenza tra le parole e le opere è sempre stata la frontiera decisiva dell’educazione e dell’insegnamento. Una comunità non è la semplice somma di individui che vivono in uno stesso luogo, ma il frutto delle relazioni che questi individui instaurano, sulla base non di rapporti d’autorità, ma di esperienze e sentimenti condivisi. E la condivisione richiede tempo, le relazioni richiedono tempo. Molto, molto tempo.

Inverta perciò il suo paradigma. Impari a stare con noi, in mezzo a noi. Si faccia servitore, prima di voler esser servito, ascolti prima di voler essere ascoltato, si faccia umile anziché umiliare. Invece di pretendere di fare di noi dei foriani, si sforzi di diventare lui panzese, invece di conformare la Parrocchia alla sua idea, si sforzi di conformarla alla nostra idea di Parrocchia, anteponga le necessità del gregge che gli è stato affidato a quelle proprie di sacerdote. Scoprirà un modo sicuramente diverso di essere Comunità, di essere Parrocchia, non per questo, però, meno significativo, meno attraente, meno autenticamente cristiano. Fino ad allora il Parroco non farà altro che tentare di apparire per quello che pensa di sé stesso, ma a noi continuerà ad apparire banalmente per quello che è. Che Dio lo perdoni.

1 COMMENT

  1. Hanno ragione i parrocchiani di S. Leonardo….pero’ ancora nel 2023 con questa storia di Panza e Forio……fa cadere le braccia….Forio è il comune…Panza ne è una bella frazione con la sua identità ma…..i panzesi sono foriani della frazione Panza…..non perdete il vero obiettivo della vostra battaglia…..quello si che è importante…ci stanno spogliando della nostra fede, delle nostre tradizioni distruggendo finanche la storia millenaria della nostra diocesi……Svegliamoci….questa nuova chiesa focolarina…non va..non..va e ha desertificato le nostre chiese e parrocchie…
    Poveri noi…..

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