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lunedì, Aprile 29, 2024

Greenpeace: «L’ecosistema marino ci può difendere, ma lo dobbiamo tutelare»

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Parla Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento. La tappa a Casamicciola della spedizione “C’è di mezzo il mare”. «E’ necessario ridurre le emissioni di CO2 e al contempo adottare misure di protezione dell’ambiente marino». Caterina Iacono dell’Amp Regno di Nettuno: «Collaboriamo da anni con Greenpeace e Oceanomare Delphis»

Abbiamo incontrato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace, per fare il punto della situazione dopo la tappa della spedizione in difesa del mare a Casamicciola.

– C’è di mezzo il mare, c’è da difenderlo. Sappiamo che è la ricchezza più grande che abbiamo, però è quella che più attacchiamo…
«Sì, il mare è un ecosistema importantissimo anche per la nostra stessa esistenza, perché un respiro su due lo dobbiamo proprio al mare. Il mare è fondamentale per proteggerci dagli effetti e dagli eccessi dei cambiamenti climatici. E’ una importantissima fonte di sostentamento ma al tempo stesso è un ecosistema maltrattato e poco tutelato. Ha bisogno di misure di protezione urgenti per proteggere la biodiversità che ospita, ma anche noi stessi. Quali sono i dati che emergono da questa campagna di Greenpeace? In questi giorni, insieme ai nostri partner di Oceanomare Delphis, abbiamo effettuato dei monitoraggi intorno all’isola di Ponza, più precisamente coprendo quasi tutto l’arcipelago pontino, per monitorare la presenza di cetacei. Sia le Isole Pontine che l’arcipelago campano rappresentano un’area molto importante per la presenza di cetacei mediterranei e abbiamo visto numerose specie di delfini costieri, come i tursiopi e stenelle, ma anche, con sorpresa, numerose tartarughe marine del genere Caretta caretta. La tartaruga è più frequente e abbondante nei mari di casa nostra».

L’INCREMENTO DI CARETTA CARETTA

– L’anno scorso a Lacco Ameno ne nacquero 98.
«Evidentemente sono rimaste qui nei paraggi. Sì, perché il Mediterraneo centrale, quindi questa parte di mare che ci riguarda, sta vedendo un incremento negli anni della popolazione di Caretta caretta. Le ragioni possono essere due: da un lato i programmi di protezione che funzionano nel sud del Mediterraneo, principalmente in Grecia, che poi fanno aumentare la popolazione. Quindi questa specie si spinge sempre più a nord, anche fino alle nostre acque. Ma c’è anche un altro aspetto che è legato al cambiamento climatico, perché andando più a nord le tartarughe trovano acque ben più calde e quindi aree idonee alla loro riproduzione a nidificazione».

– La problematica dei cambiamenti climatici l’abbiamo affrontata senza base scientifica. E, invece, la scienza come ci può aiutare?
«La scienza ci dice che il mare riveste un ruolo importantissimo nel mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e anche nel proteggerci dagli eccessi, perché il mare assorbe gran parte della CO2 presente nell’atmosfera e quindi va a depositare una gran parte di quel carbonio sui fondali. E quindi riesce a mitigare questo effetto e ci restituisce ossigeno che è fondamentale per la nostra stessa esistenza. Per cui il mare sembra quasi un ecosistema imperturbabile all’azione umana. Lo vediamo lì, placido, che fa la sua vita e il suo tempo. Invece è un ecosistema che si regge su delicati equilibri che stiamo compromettendo con le nostre stesse attività.

Quindi c’è bisogno di agire nel mare, ma anche su noi stessi. Quale è la ricetta? La ricetta la conosciamo, è innanzitutto agire per andare a produrre energia da fonti rinnovabili che non emettano grandi quantità di CO2 e quindi si riesca a contenere il riscaldamento globale in una misura in cui permetta una nostra buona sopravvivenza su questo pianeta. Dall’altro sono necessarie misure di protezione del nostro mare. Recentemente è stato approvato un accordo in sede delle Nazioni Unite che prevede di proteggere il nostro mare da qui ai prossimi anni. l’Italia stessa si è impegnata per aumentare le zone di protezione, per coprire appunto con aree marine protette il 30% dei nostri mari entro il 2030. Registriamo infatti che il mare protetto non ha intaccato le attività umane, reagisce meglio agli sbalzi che vengono dal contesto esterno, incluso il cambiamento climatico, e quindi si rigenera e reagisce meglio».

IL RUOLO DELL’AREA MARINA PROTETTA

Una domanda anche a Caterina Iacono dell’Area marina protetta Regno di Nettuno sulla iniziativa per la campagna “C’è di mezzo il mare”, realizzata in collaborazione con Greenpeace e con Oceanomare Delphis.

– Ci parli della iniziativa realizzata a Cala degli Aragonesi sul porto di Casamicciola e che ha visto protagonista comunque la nostra Area marina protetta.
«La nostra Amp Regno di Nettuno è sempre ben lieta di collaborare con le realtà che si occupano di tutela, salvaguardia e promozione, soprattutto del nostro mare. In questo caso noi siamo il consorzio ospitante e abbiamo dato supporto per la realizzazione di questo evento, nonché le autorizzazioni per le attività che sono state svolte, in particolare da Oceanomare Delphis. Collaboriamo da anni per il monitoraggio, soprattutto invernale, dei cetacei presenti nelle nostre acque e con Greenpeace. Questa non è la prima volta, insomma, che collaboriamo per la realizzazione di eventi.

L’ultimo che abbiamo realizzato qui ad Ischia è stato nel 2019, in cui organizzammo tre giorni di eventi insieme a loro. Questa volta partecipiamo solo ad un’unica tappa di questo tour nazionale che stanno svolgendo».

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