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sabato, Maggio 18, 2024

Gli espurghi dei De Siano, la parola ai testi della difesa

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Siamo alle strette finali. Il calendario delle udienze, annunciato dal giudice Alberto Capuano della sezione distaccata di Ischia, chiarisce che entro la metà di ottobre si arriverà alla sentenza. Nei confronti del senatore della Repubblica Domenico De Siano, di suo fratello Michele e della madre Lucia Castagna. Un processo che riguarda la gestione degli scarichi degli alberghi che fanno capo al gruppo De Siano, che sono quasi tutti concentrati nel comune di Lacco Ameno. Il tribunale ha inteso giungere alla definizione dei fatti per verificare se sussistono responsabilità in ordine ad una gestione non corretta degli scarichi, su come venivano smaltiti alcuni rifiuti speciali prodotti dalle terme ove i clienti si recavano per sottoporsi alle cure dei fanghi, o come venisse smaltita l’acqua proveniente dalle piscine termali. Un processo che prende corpo da un’indagine del sostituto procuratore della Repubblica Basso, delegando i militari del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di eseguire i sopralluoghi per verificare come venissero trattati questi rifiuti e le acque. Ottenendo la collaborazione anche dell’Arpac per quanto di sua competenza.

I testi dell’accusa sono sfilati ad uno ad uno ed ognuno ha raccontato gli accertamenti eseguiti sulle strutture alberghiere di San Montano, La Reginella e Villa Svizzera. Quanto hanno detto i sottufficiali della Benemerita ovviamente va tutto a “vantaggio” delle tesi dell’accusa. Dovendo dimostrare che tutte quelle ipotesi di violazione delle norme ambientali sussistono. Ed in particolare per l’Hotel San Montano, di cui Domenico De Siano è stato per un certo periodo amministratore della società che ne ha il controllo: «Perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in qualità di legale rappresentante pt dell’Albergo San Montano srl (carica rivestita fino al 30.12.2013), titolare della gestione dell’albergo San Montano (sito in Lacco Ameno alla Via Nuova Montevico n. 26), in assenza della prescritta autorizzazione, smaltiva illecitamente rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi e precisamente i rifiuti sanitari prodotti dal centro benessere (CER 180103*), i fanghi di sedimentazione provenienti dal pozzetto di decantazione delle acque prodotte all’interno del centro termale ed in particolare quelle provenienti dalle docce ove vengono eseguiti i trattamenti di fangoterapia, nonché i teli in plastica imbrattati di fango ed utilizzati all’interno del centro benessere (CER 180104)».

Una contestazione che è stata al centro del dibattimento svoltosi nella tarda mattinata di ieri dinanzi al giudice Alberto Capuano. Con l’esame dello stesso Domenico De Siano, di cui riportiamo le fasi più interessanti in altro servizio, e quanto hanno riferito tre testimoni chiamati dalla difesa che avevano responsabilità nel gabinetto medico e colui che eseguiva gli esami di laboratorio.

A succedere a De Siano è stata la madre Lucia Castagna, che si è ritrovata anch’ella coinvolta in questa indagine, da cui deve difendersi: «Perché, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in qualità di legale rappresentante pt dell’Albergo San Montano srl (carica rivestita a partire dal 30.12.2013), titolare della gestione dell’albergo San Montano (sito in Lacco Ameno alla Via Nuova Montevico n. 26), scaricava nella pubblica fognatura le acque reflue industriali provenienti dal sopraindicato albergo (e precisamente le acque di contro lavaggio dei filtri delle piscine, le acque provenienti dalle docce dei centri benessere ove vengono eseguiti i trattamenti di fangoterapia, i reflui provenienti dagli stabilimenti idropinici ed idrotermali) in assenza della prescritta autorizzazione (che veniva dichiarata decaduta con provvedimento prot. n. 1353/2014 del 27.5.2014 dell’ATO 2 Napoli Volturno dopo aver constatato l’intervenuta modifica dello stato dei luoghi rappresentato nella planimetria e nella relazione tecnica allegate all’autorizzazione allo scarico n.1947/13, nonché il mutamento del titolare dell’attività da cui originava lo scarico)».

Nonché: «Perché, in qualità di legale rappresentante pt dell’Albergo San Montano srl (carica rivestita a partire dal 30.12.2013), titolare della gestione dell’albergo San Montano (sito in Lacco Ameno alla Via Nuova Montevico n. 26), all’interno di un locale in muratura di pertinenza dell’hotel, depositava in modo incontrollato rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi, provenienti dalla struttura alberghiera ed in particolare piatti doccia fuori uso, tubazione in ferro, tubazioni in plastica, tubazioni in eternit».

Questa struttura, così come le altre, erano un tempo gestite di fatto da Francesco De Siano, fratello dei due imputati, fino a quando non è deceduto. Era lui, infatti, che predisponeva ogni attività, assumeva il personale e spediva le direttive ai vari direttori degli alberghi e ai responsabili medici. Governava al tempo stesso, con l’ausilio del fratello Michele, un altro ramo molto importante del gruppo De Siano: i numerosissimi supermercati sparsi sull’isola d’Ischia e non solo. Con la sua morte la gestione in qualche modo è stata ridisegnata con difficoltà, mancando il perno centrale degli interessi familiari.

Ad inizio di udienza il pubblico ministero ha depositato ulteriore documentazione in ordine agli accertamenti eseguiti sugli scarichi delle acque reflue, senza l’opposizione della difesa. Ulteriore documentazione è stata depositata dall’avv. Cristiano Rossetti, difensore del parlamentare, con annesse fatture che attestavano l’avvenuto smaltimento dei rifiuti.

Il primo teste della difesa è tale Giacinto Calise, che per circa quattro anni è stato medico in servizio presso l’Hotel San Montano. Rispondendo alle domande della difesa ha spiegato di essersi laureato e specializzato in pediatria, ma di avere anche l’abilitazione a svolgere attività nei centri termali. «Sono stato direttore sanitario dell’Hotel San Montano dal 2010 al 2014. In quella struttura si svolgevano cure inalatorie, di fanghi e tutti coloro che chiedevano di esservi sottoposti, erano obbligati a sottoporsi a visita medica, in quanto cure ritenute specifiche. Ricordo che nei quattro anni in cui ho prestato servizio esisteva un contratto per lo smaltimento di quei rifiuti sanitari che per la verità non era un grosso quantitativo: alcune siringhe, batuffoli di ovatta e altro, che venivano utilizzati durante le visite degli ospiti. Ricordo anche che i teli che venivano utilizzati per la fangoterapia venivano successivamente riposti in un contenitore».

La successiva risposta, su sollecitazione della difesa, riguarda chi lo avesse assunto: «Era stato Francesco De Siano e la mia attività di medico mi obbligava a relazionarmi con il direttore o con il responsabile amministrativo».

Al rappresentante della pubblica accusa ha infine specificato che «per quanto ne so i pozzi venivano spurgati ogni qualvolta ve ne fosse necessità. Non so dire, invece, se tutto venisse immesso nella pubblica fogna».

L’altro sanitario è il dott. Franzese, medico responsabile dell’Hotel Villa Svizzera: «Il mio compito è quello di sottoporre a visita tutti coloro che intendono sottoporsi alle cure termali e in quell’ambito sono a conoscenza che esiste un contratto con una ditta specializzata per il prelievo dei contenitori di cartone o di plastica utilizzati per i rifiuti sanitari. Confermo che i teli utilizzati per la fangoterapia vengono tuttora riposti in una vasca».

I controlli di laboratorio vengono eseguiti secondo una cadenza prestabilita e in una struttura privata esterna, come ha confermato il responsabile, dott. Di Massa: «Vengono eseguiti i controlli sulle acque e sugli scarichi. Con frequenza stabilita dall’Asl. Di solito ciò avviene all’inizio dell’apertura delle attività ed in seguito con cadenza bimestrale o trimestrale. Dai dati in nostro possesso possiamo riferire che la stragrande maggioranza dei risultati rientrano nei parametri previsti dalla legge. Per quanto riguarda le piscine e il controlavaggio dei filtri, questo avviene quasi sempre ogni giorno e il tutto con le precauzioni del caso, onde evitare che si vada a scaricare acque inquinanti. Tutte le strutture alberghiere hanno dei pozzi che alla fonte hanno un tasso di cloruro abbastanza elevato, ma che vengono corretti con una serie di procedure. E le stesse acque, prima di essere espulse, vengono sottoposte a dei trattamenti».

Ma come avviene lo smaltimento di questi particolari rifiuti ritenuti speciali e non pericolosi? Esiste una procedura dettata dalla legge, che impone che debbono essere trasferiti in apposite azienda autorizzate al trattamento. Sull’isola d’Ischia non esiste un’azienda di tale portata ed è necessario trasferire il tutto nelle diverse presenti sul territorio della regione Campania. Ci sono ditte locali che hanno questo compito di prelevare il materiale e trasferirlo in terraferma. Per confermare questa ipotesi la difesa ha chiamato a deporre tale Impagliazzo, che ha un’azienda tutta propria che ha come clienti le strutture dei De Siano: «Sono titolare di una ditta e mi sono occupato degli espurghi degli Hotel San Montano e Villa Svizzera. Una volta prelevati, era mio compito trasferirli in una delle società autorizzate allo smaltimento».

E il giudice Capuano ha chiesto specificatamente quali fossero le società autorizzate e quali utilizzate per smaltire i rifiuti delle due strutture alberghiere. Il teste ne ha elencate alcune. E poi ha proseguito con i suoi ricordi che «il San Montano ha quattro vasche a tenuta stagna della capienza cadauna di 5.000 litri».

E il tribunale di rimando ha sollecitato ancora una volta i suoi ricordi su quale periodo sia intervenuto per prelevare questi rifiuti speciali, in quanto dalle attività d’indagine risulta documentalmente che l’ultimo espurgo risale al 2008. L’Impagliazzo non ha saputo spiegare il periodo esatto, in quanto ha asserito che è consuetudine che dopo aver scaricato il prelevato, l’azienda rilascia una bolla e che il tutto ritorna nella disponibilità della clientela che aveva chiesto il suo intervento, come nel caso del San Montano o Villa Svizzera.

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