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sabato, Maggio 4, 2024

Dionisio chiude, è allarme sul Corso: “Fitti troppo alti mentre il commercio langue”

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IL CORSO SENZA IDENTITA’: Non è una mera questione di ricambio – chiude Tizio, sia lode a lui, ma benvenuto a Caio – ma, piuttosto, l’inquietante perdita di identità di un fazzoletto di isola che si inchina a negozi di limoncello industriale e ceramiche pezzotte, accoglie le patatine olandesi e il kebab e sceglie colori elettrici e sconvenienti per  insegne metropolitane che, nel cuore di Ischia, sembrano roboanti cazzotti in pieno volto

Pasquale Raicaldo | Non è solo una questione di affetto. Certo, c’è anche quello: crocevia di incontri e brindisi, punto di riferimento pluridecennale per almeno un paio di generazioni di giovani, Dionisio è stato ed è una colonna del by night ischitano. E lo è stato anche per via di quel rapporto privilegiato con i clienti, certificato da pacche sulle spalle e da quei geniali «ti ho fatto lo sconto» e «shcontatissimo», privilegio per la verità riservato a tutti, che ci ha fatto sentire tutti un po’ speciali. Ma c’è dell’altro e c’è certamente di più dietro la storica chiusura dell’american pub di corso Vittoria Colonna, nell’aria da qualche mese e ratificata attraverso la pagina che l’imprenditore ha dedicato, acquistandola sul nostro quotidiano, alla sua vastissima clientela.
C’è soprattutto la resa, simbolica, di uno dei volti noti del commercio e della ristorazione di casa nostra a quel micidiale cocktail costituito dal “caro fitti” e dal concomitante calo degli affari. L’onda lunga di una crisi che si protrae da anni e di fronte alla quale i canoni di locazione non hanno, singolarmente, registrato cali o – quanto meno – aumenti contenuti, giustificabili con la semplice inflazione.
E’ per questo che la bandiera bianca sollevata con orgoglio ed emozione dal piccoletto del Corso è soprattutto un monito al cuore pulsante dell’isola che oggi, guardandosi allo specchio, non può non interrogarsi sulla pericolosa deriva. Perché poi c’è da dire questo, e scusate se è poco: non è una mera questione di ricambio – chiude Tizio, sia lode a lui, ma benvenuto a Caio – ma, piuttosto, l’inquietante perdita di identità di un fazzoletto di isola che si inchina a negozi di limoncello industriale e ceramiche pezzotte, accoglie le patatine olandesi e il kebab e sceglie colori elettrici e sconvenienti per insegne metropolitane che, nel cuore di Ischia, sembrano roboanti cazzotti in pieno volto.
Stiamo diventando questo, e certo sono tempi grami anche per le boutique griffate e per i negozi che puntano inderogabilmente alla qualità, se è vero che in molti minacciano la chiusura nei mesi invernali. Colpa di quella destagionalizzazione del turismo che resta un’utopia. E se non arrivano a ottobre e novembre i turisti, beh, sembra durissimo sopravvivere coi soldi dello shopping di Natale, con gli ischitani sempre più propensi alla spesa sulla terraferma. E’ la crisi, bellezza.
Né sembra solerte – tutt’altro – l’amministrazione di Ischia. Che osserva passivamente quel che capita, senza un sussulto, un progetto, un’idea.
Non si nasconde, né potrebbe, il presidente di Confcommercio Isola d’Ischia, Marco Bottiglieri che formula «la solidarietà ad un imprenditore come Dionisio Scritturale, da sempre esempio di cortesia e serietà. La chiusura del suo american pub – prosegue Bottiglieri – è notizia decisamente negativa per Ischia e per l’isola intera e amplifica la nostra preoccupazione per le condizioni generali del panorama commerciale di casa nostra. A fronte di acquisti in diminuzione, con un turismo che numericamente regge ma che lascia meno benefici all’indotto, i canoni di locazione praticati nelle zone centrali di Ischia si rivelano spesso insostenibili». O, se preferite, sostenibili da grandi imprenditori o da chi sull’isola arriva con intenti poco trasparenti. Lo stesso Bottiglieri aveva del resto, qualche mese fa, formulato il timore che solo le logiche del malaffare della terraferma avrebbero – alla lunga – potuto sostenere affitti così cari, come quelli richiesti (e non di rado ottenuti) su Corso Vittoria Colonna e dintorni.
Non meglio, per la verità, la situazione su via Alfredo De Luca, dove i locali sfitti – anche in posizioni strategicamente vantaggiose – sono addirittura tre. Vuol dire che il sistema Ischia è alla frutta e che – certo – chi ha gli immobili continua a chiedere tanto, troppo. Quanto all’equo canone, beh, ripassare alla prossima.
E dire che basterebbe avere il polso della situazione per rendersi conto che c’è un settore, quello del commercio e della ristorazione, che non può sorridere. Prova ne siano i dati diffusi dalla Global Blue, la società specializzata nel fornire servizi connessi allo shopping dei turisti stranieri.
Nei primi sei mesi del 2015, la spesa dei visitatori extra Ue a Ischia è calata del 37,8% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, che peraltro non è che fosse stato l’anno della cosiddetta cuccagna. Il perché è presto detto: sono crollati i russi. La cui spesa ha avuto un calo radicale e sconfortante: -47,95%. E anche gli americani (quei pochi che scelgono Ischia) paiono assai meno propensi alle spese folle: da un anno all’altro, lo scontrino medio dei turisti a stelle e strisce è infatti crollato del 40%.
I fatturati (in particolare quelli di gioiellieri e boutique) hanno dunque subito un decremento significativo. Gli affitti, quelli no. E allora c’è chi è stato costretto, suo malgrado, a tagliare la corda (dopo un lungo tira e molla, peraltro), facendo spallucce. Una lunga pagina che si chiude, tutt’a un tratto. Andrà a Tenerife, forse, il piccolo Dionisio. E il rischio è, chissà, che al suo posto apra un altro limoncellaro.

8 COMMENTS

  1. Sono stato uno dei primi clienti di Dionisio quando rilevo’ l’ex Amnesia. Ho continuato ad esserlo per tanto tempo finchè l’età e due figli mi hanno portato inevitabilmente a cambiare abitudini. E’stato un punto di riferimento per tutti quelli della mia generazione e… beh mi diaspiace tanto. Faccio il mio personalissimo “in bocca al lupo” a Dionisio.

  2. In bocca al lupo, davvero a Dionisio.E’ una brava persona, di quelle di cui c’ e’ bisogno ad Ischia.Condivido quanto scritto nell’articolo.

  3. dopo i negozi di limoncelli industriali e ceramiche “pezzotte” possiamo anche citare alcuni negozi aperti da poco ad Ischia e riguardanti la vendita di prodotti di ogni genere solo ed esclusivamente di fabbricazione cinese? sembra di essere alla ferrovia di Napoli, dovrebbero essere vietati in un contesto turistico come il nostro, altro che tipici prodotti locali, uno squallore,ma forse sono quelli che riescono a pagare fitti così alti?

    • Dionisio grande uomo non e andato via per pigione ma perche stanco di lavoro,ma per 12 anni pagando 60 euro a giorno senza la campagna esterna del locale la proprietaria di meglio annamaria gli concede una proloca di 9 mesi allo stesso prezzo alla fine della consegna mi chiede con documenti alla mano 80 milla euro di cui le 18 mensilità più 42 per lavori da buttare ma la proprietaria non chiede nessun prezzo dei locali perche deve sistemare il locale a norma di legge ringrazio tanto a Dionisio per la sua doppia personalità nei confronti dei clienti e proprietari.nei 10 mesi di proloca servivano per cedere la proprietà a terzi ma ciò non e servito il perche chiedeva sui 150 millaeuro per poi e sceso a 80 che poi li voleva dalla proprietaria caro Dionisio non comportarsi con la tua 2 personalità e si leale con chi ti a fatto del bene la proprietaria

  4. Mi dispiace molto!
    Parecchi di noi sono cresciuti “a pane e Dionisio”, maestro della cordialità e dell’accoglienza!
    Non pochi imprenditori avrebbero molto da imparare da lui.

  5. Possiamo parlare fino a domani, il problema è’ solo uno, non siamo in grado di fare turismo.Se l’ economia della nostra isola va a rotoli, lo dobbiamo a quegli albergatori che, non hanno puntato alla qualità, ma alla calca(infatti gli unici negozi che vanno “bene” sono quelli di cianfrusaglie da pochi euro su cui c’è scritto Ischia, o di limoncelli fatti chissà dove e spacciati per ischitani). Un turismo di nicchia, avrebbe cambiato le cose, vedi la vicina e’ intelligente Capri. Il più dei nostri albergatori ha preso esempio dalle vecchie caserme militari, chi cerca di fare la differenza, trova enormi difficoltà. Stipendi bassi e non sempre corrisposti alla fine del mese, costringono l’isolano a sacrifici incentrati solo sulle cose di prima necessità’, ed anche una birra dal mitico Dionisio diventa un lusso. Così facendo l’economia non gira, e l’intera isola ne muore. Ciao Dionisio, i tuoi super scontati mi mancheranno!

  6. Mi dispiace molto!
    Parecchi di noi sono cresciuti “a pane e Dionisio”, maestro della cordialità e dell’accoglienza!
    Non pochi imprenditori avrebbero molto da imparare da lui.

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