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lunedì, Maggio 6, 2024

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Daily 4ward di Davide Conte del 24 aprile 2024

Non bisogna leggere l’ennesima vittoria elettorale del centrodestra alle regionali in Basilicata come un semplice segnale di forza da una parte e di debolezza dall’altra. Lascio questo genere di valutazioni ai superficiali e agli sprovveduti della politica, alla cui schiera, in tutta onestà, non sento di legarmi. Così come terrò per me (si fa per dire, ovviamente) la battutaccia che vuole il centrosinistra perdente stavolta perché troppo impegnato a leggere e far leggere il monologo di Scurati. Però… che carina…

Quel che emerge con forza, invece, è il fatto che in Italia ci sia tanta ma tanta voglia di centrodestra, che quando si presenta unito e compatto, in momenti come questo, non lascia nulla a nessuno, neppure a un eventuale ma ormai sempre più irrealizzabile “campo largo”. Una condizione, questa, aggravata anche dal fatto che un po’ ovunque c’è sempre lo scontento di turno che ci mette il cosiddetto “buon peso” per contribuire a sconfitte sempre più annunciate, come nel caso dell’ex governatore e parlamentare lucano PD Pittella.

Ma c’è un altro messaggio che emerge fortemente da quest’ultima competizione amministrativa ed è percepito con altrettanta chiarezza sia da Italia Viva che da Azione. Le due forze politiche più opportuniste della storia repubblicana, che fanno capo a Matteo Renzi e Carlo Calenda, oggi si accorgono non solo dell’importanza di restare unite (come ben sappiamo, la corsa solitaria di Calenda alle europee costerà probabilmente l’esclusione dei suoi dai possibili eletti, Giosi Ferrandino compreso), ma dell’enorme vantaggio di allearsi col centrodestra e non col centrosinistra, visto che le loro due liste hanno totalizzato in Basilicata ben il 15% (altro che 4% a cranio).

Resta il fatto, alla luce di quest’ultima considerazione, che la politica diventa sempre più il vettore preferito da chi ama salirvi e scendervi all’occorrenza, senza un vero distinguo della propria fermata se non su base squisitamente utilitaristica ed elettoralistica. E questo, naturalmente, non vale solo per i protagonisti (intesi come leader, dirigenti di partito e candidati), ma anche e principalmente per i loro elettori. E in tal senso, proprio in occasione delle elezioni europee, saremo tutti curiosi non solo di analizzare il nostro risultato nazionale, ma soprattutto quelle che saranno le conseguenze del voto dei ventisette stati membri ai fini della formazione, della governance, degli equilibri e degli indirizzi politici del nuovo Parlamento Europeo.

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