La POLPA E L’OSSO di Francesco Rispoli | Prendo a prestito il titolo – salvo il punto interrogativo – dal ripetuto grido di Peppino Mazzella per “rimettere ordine” nel futuro del suo paese. Perché non divenga un buco nero, polvere da mettere sotto il tappeto dell’immagine turistica.
Partiamo da qui: quanto sono “naturali” le cosiddette “catastrofi naturali” nell’indifferenza alle distruzioni di ambiti naturali e nell’incuria di opere costruite per far fronte ai pericoli idrogeologici?
Ora ci vogliono 1300 milioni di Euro per metterla in sicurezza! Già disponibili 350, la messa in sicurezza “dista” 950 milioni.
A metà anni ‘80 a Pierino De Angelis, Presidente del Consorzio Acquedotto e Fognature, che – pur ammettendo che, malgrado l’enorme quantità di soldi spesi, Ischia era diventata solo “un cimitero di tubi” – disse che mancavano 3 o 4 anni per completare la depurazione dell’isola, risposi che il “tempo” occorrente era di 200 miliardi di lire. Un tempo, cioè, misurato in flusso di risorse. La depurazione quarant’anni dopo ancora non c’è. Ma c’è un mega-depuratore abbandonato sulla collina di San Pietro: un sito archeologico per gli ischitani e i turisti del terzo millennio.
Come poi mettere a punto progetti di riqualificazione se Casamicciola su circa 3150 pratiche di Condono edilizio ne ha evase 150 in 38 anni, il 5% del totale?
Per Paolo Rumiz in “Una voce dal Profondo” (Feltrinelli, Milano 2023) il territorio che va da Sorrento ai Flegrei a Procida e Ischia è «un posto dove milioni di persone mangiano, dormono e fanno l’amore sul calderone del Diavolo». Torre del Greco per Giuseppe Luongo è il “monumento mondiale alla caparbietà”! «Rifatta cinque volte sullo stesso posto, sul suo gonfalone campeggia un epigramma eloquente: “POST FATA RESURGO”».
Uno sguardo diverso è quello di Vito Teti (“La restanza”, Einaudi, Torino 2022): «Partire e restare sono i due poli della storia dell’umanità. Al diritto a migrare corrisponde il diritto a restare, edificando un altro senso dei luoghi e di se stessi. “Restanza” significa sentirsi ancorati e insieme spaesati in un luogo da proteggere e nel contempo da rigenerare radicalmente».
Quale di queste “restanze” possiamo scorgere all’orizzonte di Casamicciola, di Ischia?
Pochi giorni fa abbiamo visto e rivisto gli effetti del alluvione in Emilia-Romagna e oltre le imagini di devastazione c’erano le interviste della gente del posto che si lamentano giustamente del fatto che a 18 mesi da l’ultimo alluvione sia stato fatto poco o niente per risolvere il problema è mi ha fatto venire in mente il fatto che una volta gli ischitani dovevano chiedere il permesso al re di Napoli per pescare a pochi metri dalla riva isolana. E mi sono chiesta perché la gente del Emilia Romagna possono lamentarsi per 18 mesi di ritardo e la gente di Ischia dovrebbe tacere dopo 60 mesi di niente da parte di chi governa? Siamo in Italia o no?