-10% e crollo del fatturato. Ischia ha perso i russi

    IL DATO NAZIONALE PARLA DI +3%. Non c’è solo la crisi ucraina: ecco i motivi del flop isolano

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    Pasquale Raicaldo | Li stiamo perdendo, e non soltanto per la diagnosi abbondantemente condivisa: la crisi in Ucraina, i diktat di Putin, la svalutazione del rublo, il rallentamento economico. C’è dell’altro, e l’isola d’Ischia farebbe bene a comprenderlo. Prima che sia troppo tardi. I russi erano il target più in crescita dell’ultimo, fortunato quinquennio: 194.440 presenze nel 2013, +25,22% rispetto al 2012, che già aveva segnato un incremento analogo rispetto al 2011. Poi, un black-out: quest’anno, dall’Azienda Cura & Soggiorno si parla di un decremento che – dato ufficioso – non dovrebbe allontanarsi troppo dal 10% di presenze in meno. Che, tradotto in numeri, vuol dire 20 mila presenze evaporate, tutt’a un tratto. Ma è sul fatturato che l’isola piange: i dati sulla spesa degli extracomunitari sull’isola (e i russi, qui, recitano la parte dei leoni) confermano un trend pesantemente negativo. «Proprio così – conferma Marco Bottiglieri, presidente Confcommercio – anche il giro d’affari, nel settore commerciale, ha infatti avuto una brusca frenata. Nei primi otto mesi del 2014, sulla nostra isola,è sensibilmente calato il fatturato generato da vendite effettuate a turisti dell’est, e in generale extracomunitari».
    «Se è vero che le presenze hanno subito un forte calo – gli fa eco Nicola Savio, che opera nel settore turistico riferendosi in particolare a questo tipo di target – dobbiamo anche prendere atto dell’abbassamento complessivo della qualità del turista russo che sceglie Ischia. Che si accontenta dell’albergo tre stelle, a differenza degli anni – recenti – in cui venivano premiati soprattutto i 5 stelle». Una rivoluzione copernicana nella geografia di uno dei flussi turistici più rilevanti, con conseguenze disastrose per l’intera economia isolana, come conferma il presidente Confcommercio, Marco Bottiglieri: «Sì, è innegabile che sia stata un’estate contraddistinta dalla minore capacità di spesa dei turisti. Sono aumentati gli italiani, sono diminuiti gli stranieri. E ancor di più quelli facoltosi».
    Ma c’è un dato che, più di tutti, costringe a rivisitare alcune delle convinzione che andavano rafforzandosi nella nostra classe dirigente e imprenditoriale, quasi a voler giustificare un calo fisiologico e ineluttabile. Il calo sarebbe tutt’altro che ineluttabile. Al punto che proprio in queste ore, nell’ambito del primo Forum sul Turismo italo-russo, è emerso un dato inaspettato sulle presenze del turismo russo in Italia nel 2014, che sarebbero – malgrado la contrapposizione tra Russia e Occidente per la crisi ucraina – addirittura in crescita del 3%, A fornire alcuni dati è stato l’ambasciatore a Mosca Cesare Ragaglini: «Dal 2009 al 2013 l’afflusso di viaggiatori russi nel nostro Paese è più che raddoppiato, passando da 440.000 a 1,3 milioni».
    E allora, al netto della congiuntura indubbiamente sfavorevole, testimoniata dal flop di un numero consistente di tour operator russi, l’isola deve forse interrogarsi recitando un severo mea culpa.
    «Non dobbiamo commettere l’errore già in parte commesso nei confronti dei tedeschi – ammoniva ieri l’altro Franco Borgogna, durante il convegno socio-economico sui 160 anni del Porto – cercando di favorire i parallelismi tra la nostra isola e la Russia, le cui strade si sono più volte incrociate in passate, per esempio nella storia della villa “Anton Dohrn”. Un target turistico va conquistato con passione e intelligenza, non accettato con superficialità».
    E il punto, allora, è proprio questo: i russi stanno «scappando» dall’Italia o, in particolare, dall’isola d’Ischia? Domanda legittima, complesso dare una risposta. Perché se è vero che anche altrove, come a Forte dei Marmi, in Versilia, c’è chi ha già lanciato l’allarme, è altrettanto vero che l’emorragia ischitana è un caso senz’altro più significativo. Addirittura unico. «Il turismo dei super ricchi russi è vitale in questa zona, non possiamo perderlo», aveva spiegato all’HuffPost Paolo Corchia, presidente di Federalberghi Forte dei Marmi e Federalberghi Toscana e proprietario dell’Hotel President, uno dei più eleganti di tutta la città, preoccupato dalla conseguenze dell’embargo e delle tensioni internazionali. In Versilia, come nella costiera romagnola, i russi rappresentano la componente turistica più importante, come scrive anche il NyTimes, che riporta di gite giornaliere in elicottero a Monte Cristo per la modica cifra di 4.450 euro, ma anche di gazebo che si affittano a 250 euro al giorno con la sola funzione di: fare ombra. Per non parlare delle grandi marche, di mocassini venduti a 1.690 euro, di mance da 500 euro lasciate al giardiniere o al parrucchiere. Ma anche nella vicina Capri, appena qualche settimana fa, fece scalpore la notizia del super ricco che volle tutta per sé una fetta di Anacapri. Pagando. Ecco, l’isola allora non può che fare un “mea culpa” se rischia incontrovertibilmente di perdere il treno giusto, accontentandosi della borghesia media, che magari affolla le strutture a tre stelle con ricadute assai meno interessanti sull’indotto, rifocillato negli anni scorsi dall’ormai proverbiale tendenza allo shopping del turismo moscovita. «Non so se è giusto che l’isola d’Ischia punti forte sul turismo russo, in un momento del genere – spiega Nicola Savio – ma certo il calo c’è e si sente. Con la crisi politica in atto, con i casi di allarmanti fallimenti dei tour operator all’ordine del giorno, il margine di rischio è elevatissimo, ora come ora».
    Eppure, altrove – a diverse latitudini dello Stivale – i paperoni russi comprano e investono assai più degli italiani. «I russi sono ormai la componente turistica più importante» ha spiegato il presidente dell’Associazione Albergatori di Forte dei Marmi. Qualche esempio? A Forte dei Marmi, hanno già acquistato quattro importanti alberghi, e sarebbero in trattativa per il quinto. Qui, il grande acquisto delle ville da parte dell’aristocrazia moscovita è stata una mera illusione. «Già. – conferma Francesco Mazzella di “Mizar immobiliare” – Qualcheduno negli anni scorsi si era anche interessato a maxi ville e speculazioni immobiliari. Ma di concreto, poco o nulla».
    Possibile che Ischia non abbia trovato il modo di fidelizzare un mercato dal potenziale ancora non del tutto esplorato e che l’emorragia, qui, raggiunga livelli che altrove – in Italia – sono inimmaginabili, pur nella complessità della congiuntura geopolitica? Le ragioni vanno senz’altro ricercate nell’incapacità del sistema Ischia di studiare e comprendere, non già con l’avventuroso atteggiamento di chi ha la presunzione di sapere ma con ricerche di settore ad hoc, quali siano le specificità da promuovere, incentivare e reclamizzare su un mercato complesso ed eterogeneo, che non si intercetta – naturalmente – con la sporadica missione al Mitt, la Fiera Internazionale del Turismo di Mosca. «Riccastri in cerca solo di Spa e benessere? Non ne sarei così sicura – ammonisce per esempio Michela Muratori dell’omonima azienda vinicola – Per la nostra vendemmia aperta, inserita nel cartellone di “Andar per Cantine”, sono arrivati alcuni turisti russi vestiti in maniera impeccabile. Mi sono chiesta se avessero sbagliato luogo. E invece si sono rimboccati le maniche raccogliendo l’uva e rimanendo estasiati dall’isola contadina». Un’isola che spesso dimentichiamo di mostrare loro, involvendoci nelle nostre convinzioni. Ecco, interroghiamoci: forse siamo noi che abbiamo sbagliato strada, mica i russi.

     

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