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mercoledì, Maggio 1, 2024

Strage del rapido 904, appello da rifare

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Per il processo d’appello che vede al centro della discussione la strage del rapido 904 che vide tra le vittime anche gli isolanissimi Federica Taglialatela e suo padre Gioacchino arriva una notizia sconvolgente per quanti sono in attesa, da anni, di sapere la verità su quanto accaduto in quel tragico 23 dicembre 1984: sarà tutto da rifare.
Avete letto bene, tutto quel che è stato prodotto fino ad oggi dovrà essere rifatto, tutte le tappe ripetute fin dalla prima. Questo perché, nonostante vi sia come unico imputato Totò Riina in qualità di mandante, il codice di procedura civile con la riforma Orlando prevede il riascolto di tutti i testimoni ascoltati in primo grado nel caso in cui il giudice vada in pensione.
Ed è proprio ciò che accadrà a breve. Il processo è stato infatti rinviato a data da destinarsi per il prossimo pensionamento del presidente della corte, Salvatore Giardina, previsto per i primi di ottobre. Il 14 aprile 2015 in primo grado Riina era stato assolto, ma la Procura della Repubblica e l’Avvocatura dello Stato avevano presentato ricorso, sostenute anche dalla Regione Toscana. «La necessità di rinnovare il dibattimento in caso di appello del pm contro una sentenza fondata su prove testimoniali discende da una consolidata giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ampiamente recepita dalla Corte di Cassazione già prima della modifica legislativa dello scorso luglio, che ha semplicemente adeguato la formulazione della norma. Non vi è stato perciò alcun imprevedibile rallentamento del processo a seguito dell’entrata in vigore della recente riforma» spiega il ministero della Giustizia.
Una evoluzione del processo inaspettata, che allunga ancora di più l’attesa per la risoluzione di questa che è una grande ferita per la nostra isola.
Nelle precedenti fasi del lunghissimo processo aperto subito dopo la strage, sono state condannate varie persone, tra cui il boss Pippo Calò e ne era stata accertata con varie sentenze passate in giudicato la “matrice mafiosa”. Tante le testimonianze che avevano indicato, poi, in Totò Riina il mandante della strage, decisa come risposta al maxiprocesso alla mafia e appaltata alla camorra per l’esecuzione materiale.
Un iter lunghissimo per giungere alla verità di una strage realizzata nei giorni prossimi al Natale di quel maledetto 1984 e che diventa, ora, ancora più lungo e doloroso. La data per conoscere, definitivamente, i mandanti e i realizzatori della strage che strappò alla vita i nostri Federica e Gioacchino Taglailatela, purtroppo, si allontana ancora una volta.

1 COMMENT

  1. Dopo quasi 33 anni bisogna ricominciare… ma quale paese che si definisce civile permette anzi prevede simili cose?

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