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domenica, Aprile 28, 2024

Qualità attesa e percepita  | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 23 marzo 2024

La qualità, è bene ribadirlo ancora una volta, dovrebbe essere alla base di qualsiasi genere di offerta e proposta che riguardi l’ospitalità di casa nostra.” L’ho scritto l’ultima volta il 17 marzo e oggi tornerò volentieri sull’argomento.

Ho avuto modo di chiacchierare pochi giorni fa con un amico medico, il quale asserisce che molti ristoratori di Ischia “so tuzzate cu ‘a capa ‘nderra”, perché al momento del conto provano in tutti i modi a rapinarti e se non trovano una faccia più tosta della loro che glielo fa notare, alla fine ci riescono pure.

E’ bene sottolineare che non tutti i nostri ristoranti (e includo anche gli ormai tanto diffusi bistrot) richiedono il pagamento di un occhio della fronte qualsiasi sia il pasto ordinato e consumato. Per grazia di Dio, sono ancora tantissimi quelli dove poter pagare il giusto ed alzarsi soddisfatti e non delusi. Ma anche in questo caso, esattamente come in quello degli hotels, il problema è l’aspettativa di qualità e la percezione di qualità: la prima, molto spesso, confligge con la seconda. E altrettanto spesso, anche a parti invertite accade la stessa cosa. Della serie: proprio come quando vai a trascorrere una settimana ad Ischia in bassa stagione in un hotel quattro stelle e non puoi pretendere in alcun modo un menu di gran tono ai pasti oppure un rapporto ospiti-personale nelle giuste proporzioni di servizio, anche quando vai al ristorante non sarebbe giusto aspettarsi dal menu turistico la stessa soddisfazione della degustazione da uno chef stellato, ci mancherebbe. Ma fino a che punto è del tutto impossibile offrire qualità in entrambi i casi, pur dimensionandola con i livelli di spesa della singola azienda? Imprese come Dimhotels, basandosi sulla propria alta ricettività, possono tranquillamente riuscirci, a differenza di una singola struttura alberghiera che finirebbe con l’accumulare progressivamente sempre più perdite d’esercizio. E per tornare alla ristorazione, quello del “Coquille” in Piazzetta è ormai un vero e proprio fenomeno da studio sociologico: quel locale è pieno a pranzo e a cena anche nei giorni feriali, grazie alla formula “all you can eat” da venti o trenta euro a persona, ma proprio in virtù dell’altissimo numero di coperti quotidiani raggiunti posso assicurarVi che la qualità del cibo resta elevatissima, raccogliendo un pubblico che, magari, mai avrebbe potuto permettersi un buon ristorante nel weekend, figuriamoci in un giorno infrasettimanale.

Ad Ischia, per fortuna o purtroppo, c’è ancora spazio per tutti, anche se non so per quanto ancora.

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