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sabato, Maggio 18, 2024

Occupazione del “Mattei”, studenti processati per furto e danneggiamento

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Due giovani studenti erano stati tratti a giudizio per furto aggravato e danneggiamento alle strutture scolastiche dal pubblico ministero. Durante il processo è stata sentita la preside facente funzioni, che ha raccontato nei particolari cosa accadde in quei due giorni infuocati del 24 e 25 ottobre del 2013, quando l’edificio del “Mattei” di Casamicciola venne di fatto occupato per protestare su una serie di disfunzioni che gli studenti ritenevano non più procrastinabili e che necessitavano di interventi per rendere la scuola più funzionale e che rispondesse ai canoni della buona scuola. Al termine del dibattimento il pubblico ministero e i difensori degli imputati concordemente hanno chiesto l’assoluzione di A.U. e C.P. per entrambe le accuse, per non aver commesso il fatto. Alla luce della mancanza di prova al di là di ogni ragionevole dubbio che fossero stati proprio questi due studenti a compiere tutte quelle azioni criminose che hanno poi portato la direzione dell’istituto superiore ad adottare un sistema di sicurezza con tanto di videosorveglianza proprio per evitare che fatti del genere potessero riaccadere. In quell’occasione, infatti, gli studenti si scatenarono e distrussero beni della scuola e cospargendo alcuni piani dell’edificio di schiuma nell’utilizzare gli estintori. Rendendola non praticabile per alcuni giorni, tanto che si rese necessario l’intervento di una squadra per ripulire i piani e sistemare le entrate dell’edificio e quanto danneggiato all’ultimo piano.

Un’indagine condotta dai Carabinieri, che vennero chiamati nell’occasione dal responsabile del “Mattei”. Una situazione che non poteva passare sotto silenzio proprio per la determinazione mostrata dagli occupanti, che nel protestare si erano accaniti sui beni della scuola. La testimone, l’insegnante che all’epoca aveva la responsabilità dell’intera struttura, ha raccontato di aver sentito alcuni degli alunni che si erano dimostrati più determinati a proseguire l’occupazione dell’edificio per sapere chi si fosse macchiato della sottrazione di alcuni oggetti che erano spariti nel nulla e che vengono elencati nella contestazione del pubblico ministero. Chiarendo inoltre di aver ascoltato in particolare i due attuali imputati per chiedere chi fossero stati gli autori di tanto accanimento e soprattutto come fossero sparite nel nulla una cassa acustica e una lavagna multimediale. Oggetti che non possono essere facilmente nascosti in una tasca. Chiedendo espressamente a costoro di attivarsi per il recupero, per non provocare situazioni che avrebbero avuto conseguenze di natura disciplinare e penale. Una richiesta che secondo la testimone venne esaudita con la ricomparsa di quanto trafugato. Ad una precisa domanda del giudice se i due imputati fossero in qualche modo coinvolti, l’insegnante ha risposto di non poter dare una risposta sia in senso negativo che positivo, non avendo mai avuto la percezione che i due fossero gli autori o comunque coloro che avevano spinto gli altri studenti a mettere a segno il furto. Una mancanza di riscontro dibattimentale che non poteva concludersi con una dichiarazione della penale responsabilità dei due ragazzi, che all’epoca dei fatti non avevano ancora compiuto la maggiore età.

Gli studenti imputati sono rimasti assenti, non sono comparsi dinanzi al giudice. Gli imputati rispondevano di una ipotesi di furto aggravato, perché commesso su beni pubblici: «Perché in concorso tra loro è con F.U., per il quale si procede a parte, al fine di trarre profitto, anche con violenza sulle cose, si impossessavano di tre cacciaviti ed una pinza di elettricista contenuti in un armadio provvisto di lucchetto, risultato divelto, di una pinza stringitubi ed un cavo di elettrico di circa 10 metri contenuti in una stanza chiusa, cui risulta scassinata la porta d’ingresso, di una cassa acustica e di una lavagna multimediale».

E di aver arrecato danni a beni di proprietà dello Stato: «Perché in concorso tra loro, con F.U., per il quale si procede a parte, e con persone allo stato non identificate, nel corso dell’occupazione dell’Istituto scolastico E. Mattei, danneggiavano la struttura in particolare: svuotavano due estintori, uno al secondo ed uno al quarto piano della scuola; rompevano le catene e i lucchetti posti alle porte di accesso al secondo e del terzo piano; forzavano la porta di accesso al solaio di copertura del quinto piano; distruzione di due banchi scolastici».

Il pubblico ministero delle indagini si era basato su una parziale colpevolezza sol perché gli imputati avevano recepito la sollecitazione giunta dal proprio insegnante per il recupero delle cose sottratte. Ragionando sul fatto che sapessero chi ebbe a compiere il furto e a danneggiare l’edificio scolastico, o comunque vi era stato un concorso di loro stessi nel porre in essere le due contestazioni.

Di avviso diverso il pubblico ministero d’udienza, il quale ha specificato nella requisitoria che «la sola riconsegna dei beni sottratti e recuperati dagli stessi imputati non equivale ad una dichiarazione di responsabilità in ordine ai due reati ascritti. C’è stato un richiamo dell’insegnante per coloro che riteneva essere i soggetti che si erano dimostrati più attivi durante l’occupazione. La stessa testimone ha escluso di conoscere chi degli studenti si fosse comportato in modo scorretto danneggiando l’edificio da loro stessi frequentato per puro spirito di rivalsa. Sulla base di queste brevi considerazioni chiedo per i due imputati l’assoluzione con la formula per non aver commesso il fatto».

Una richiesta a cui si è associato l’avv. Gioacchino Celotti, difensore di uno degli imputati, che ha richiamato l’attenzione del tribunale sulle dichiarazioni rese da uno dei testimoni escussi, che ha escluso che i due studenti abbiano fatto parte di quel gruppo che si era reso responsabile di furto e danneggiamento.

Assoluzione richiesta dall’altro difensore, l’avv. Francesco Benetello, che ha ricordato che in quei due giorni vi erano centinaia di ragazzi che si erano riuniti allo scopo di mettere in atto l’occupazione dell’istituto “Mattei” di Casamicciola e che la responsabilità avrebbe potuto coinvolgere tutt’altri soggetti che escludono definitivamente il proprio assistito. Una situazione caotica e comunque incontrollabile, proprio per gli episodi elencati nella citazione a giudizio. Concludendo per un’assoluzione per non aver commesso il fatto.

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