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giovedì, Maggio 2, 2024

Michele Messina, l’ultimo testimone del nazismo ci ha lasciati

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Gianni Vuoso | L’altro giorno avevamo fissato l’appuntamento per ieri pomeriggio, insieme al preside Nunzio Albanelli. Con lui, avremmo dovuto intervistare, ancora una volta, Michele Messina, suo zio. Un’intervista per festeggiare i suoi cent’anni. Le candeline le avrebbe dovuto spegnere il prossimo venti novembre, insieme a ben dodici figli e ad uno stuolo di ben 50 nipoti.
Ieri mattina però, proprio Albanelli ci ha informato che zio Michele è morto.
Peccato, a pochi giorni da un traguardo di prestigio.
Il 27 gennaio 2017, giorno della memoria, “il dispari” pubblicò l’intervista che ci rilasciò zio Michele, uno degli ultimi testimoni del nazismo.
Ci raccontò di essere stato preso, come militare italiano, dai nazisti che lo condussero nel campo di concentramento di Rauniz. Nel racconto, amava soffermarsi sulla sofferenza provocata dalla fame e dal freddo. Ma gli piaceva anche ricordare la forza di vincere ogni difficoltà per tornare nella sua verde Itaca. Infatti, cercò di scappare con un bel po’ di patate nascoste nelle pieghe dei pantaloni gonfiate vistosamente. Cos’ fu scoperto e trasferito in un altro campo in Cecoslovacchia ai confini con l’Unione Sovietica. Qui colse il momento opportuno per scappare, ovviamente a piedi. Un napoletano gli indicò la strada giusta per raggiungere Praga, dove il console italiano gli affidò di accompagnare 24 persone, ma di evitare l’Italia, che brulicava di nazisti.
“Mi incontrai con dei compagni francesi, ma uno di loro mi rubò cappotto e cappello e fu allora che pensai che i napoletani hanno la nominata di essere mariuoli, però chi ti frega sono gli altri”. Sempre a piedi e malandato e con parecchi chili in meno, raggiunse Pozzuoli, dove suo zio Emilio si trovava per pescare. Lo accompagnò finalmente ad Ischia ma al termine di tante sofferenze, la ciliegina fu quella della madre che non lo riconobbe, tanto che gli chiese dubbiosa: “Ma vuie chi site?”. Incredibile. La guerra fa anche questo.
Peccato che non possiamo più incontrarlo. Avremmo voluto chiedergli di Liliana Segre, costretta ad usare la scorta, del rigurgito nazifascista in Italia e in Europa. Gli avremmo posto una domanda: zio Michele, ma è più doloroso ricordare quell’esperienza vissuta con i nazisti o sapere che molti oggi, vorrebbero dare ancora una volta, potere a quegli aguzzini?
Ciao zio Michele, è stato un vero piacere conoscerti. Verremo a salutarti per l’ultima volta stamattina alla chiesa di san Ciro, alle 10.

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