fbpx
sabato, Maggio 18, 2024

Le otto domande per la verità sulla morte di Sara Castigliola

Gli ultimi articoli

Il team di esperti nominati dal GIP del Tribunale di Napoli, durante l’incidente probatorio che si dovrà celebrare per fare chiarezza sulla morte di Sara Castigliola devono rispondere ad otto domande ben precise. Queste domande dovranno “certificare” l’eventuale colpa dei medici del Rizzoli indagati prima di iniziare il processo.

1 Su eventuali patologie preesistenti o concomitanti da cui era affetta la p.o., anche con riguardo a possibili problemi di coagulazione del sangue, le ragioni del ricovero presso il Pronto Soccorso del nosocomio ischitano, le condizioni in cui versava al momento del ricovero, quelle nel momento dell’accesso alla sala operatoria per il primo intervento chirurgico, la successiva evoluzione dell’operazione chirurgica, le complicanze eventuali e tutte le circostanze che determinarono il secondo intervento chirurgico. Si accerti la correttezza di entrambi gli interventi chirurgici sotto il profilo del rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico-assistenziali;

2 se nel determinismo causale del decesso siano intervenuti elementi di imperizia, imprudenza, negligenza nelle condotte dei sanitari – nello specifico ambito di intervento sanitario, nonché in ambito medico-legale e negli altri ambiti di afferenza dell’intervento terapeutico realizzato – che ebbero in cura la CASTIGLIOLA, analizzando il decorso patologico, la sintomatologia, le diagnosi riscontrate e le terapie praticate;

3 Sotto il versante anestesiologico, si accerti il rispetto delle linee guida e delle buone pratiche clinico-assistenziali relativamente ad entrambi gli interventi chirurgici;

4 Riferiscano in ordine al rispetto, da parte dei medici, del dovere di informazione e della corretta acquisizione del consenso al trattamento terapeutico fornito dalla paziente”;

5 se, in caso di evidenza di condotte colpose nei passaggi anamnestici, diagnostici e terapeutici inerenti le cure della CASTIGLIOLA, e ove fossero stati realizzati i comportamenti corretti ed adeguati ascrivibili all’agente modello nella specifica situazione verificatasi (prognosi postuma con prospettiva ex ante) se evento morte, con elevata probabilità statistica ed credibilità logico e razionale, si sarebbe comunque verificata ovvero si sarebbe verificato in un momento significativamente successivo;

6 Se nel determinismo causale che ha condotto alla morte della CASTIGLIOLA, siano ravvisabili profili di imprudenza, imperizia ovvero negligenza nella condotta dei sanitari che ebbero in cura la p.o. nell’arco temporale tra l’arrivo in ospedale e il momento in cui la stessa veniva sottoposta a taglio cesareo che portava alla nascita della bambina, tenendo conto della situazione patologica pregressa di cui era affetta la vittima: segnatamente obesità, anemia e minacce pregresse di aborto.

7 si accerti l’adeguatezza dell’approccio terapeutico e chirurgico posto in essere dai sanitari che ebbero in cura la donna nella successiva evoluzione dell’operazione chirurgica tenendo conto di tutte le circostanze che hanno condotto al secondo intervento chirurgico, fino al decesso della vittima. In particolare, si chiarisca se le complicanze che hanno condotto al successivo intervento chirurgico siano ascrivibili o meno ad errori diagnostico- terapeutici dei medici ovvero se fossero da costoro prevedibili ed evitabili nel rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico- assistenziali. In particolare, se l’intervento in laparoscopia, cui veniva sottoposta la CASTIGLIOLA, sia stato l’approccio chirurgico più adeguato allo stato di salute della stessa, alla luce della obesità della donna e della progressiva e costante diminuzione della emoglobina in atto;

8 si accerti se l’emorragia, manifestatasi a seguito del primo intervento chirurgico, sia stata trattata dai sanitari con tempestività e correttezza tecnica: in particolare, si chiarisca se il quantitativo di sangue somministrato per emotrasfusione alla p.o. fosse adeguato rispetto alla grave anemia della donna […] si accerti altresì se, oltre alla adeguatezza terapeutica nel ripristino della volemia e nella terapia trasfusionale, l’emorragia post-partum fu gestita dai sanitari adeguatamente dal punto di vista dei trattamenti chirurgici. In caso di valutazione negativa, e quindi di accertata negligenza ed imperizia, occorreva ancora verificare se le insorgenze negative, qualora fossero state correttamente e tempestivamente riscontrate, avrebbero potuto interrompere il decorso causale che ha portato alla morte della paziente.

1 COMMENT

  1. ausale del decesso siano intervenuti elementi di imperizia, imprudenza, negligenza nelle condotte dei sanitari, questa è la verità, se saranno Onesti gli accertatori, al punto 8 c’è tanta verità, non sono d’accordo, sulla Obesità, una donna al nono mese di gravidanza è obesa? Cazzate che non si possono leggere, conoscevo benissimo la SARA e non era neanche anemica, forse per il parto? Quante prese per i fondelli per salvare gli assassini

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos