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giovedì, Maggio 2, 2024

Lattine galeotte | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 11 aprile 2023

Nel corso di uno degli ultimi viaggi del nostro gruppo “Turisti pane e pizzette” (al secolo, Marianna, Catrin, Seby ed io), proprio Seby mi ha portato a riflettere su uno di quegli automatismi della nostra quotidianità a cui non facciamo troppo caso ma che, pensandoci bene, risulta strano non sia mai assurto all’attenzione di qualche associazione consumatori o altro sodalizio aduso a certe insolite -ma non per questo meno sensate- forme di rimostranza.

Parlo del consumo di bibite in lattina e, in particolare, del gesto più naturale di tutti: aprirne una e berne il contenuto. Nella maggior parte dei casi il lembo di chiusura, quello che viene divelto sollevando verso l’alto con il dito l’apposita levetta, si ripiega in automatico all’interno della lattina stessa, restando quindi a contatto con il liquido che stiamo per ingerire sia che lo versiamo in un bicchiere sia che lo beviamo “a canna”. E pur decidendo di utilizzare una cannuccia, tutto quanto potenzialmente giacente su quel lembo a lattina chiusa si riversa all’interno, entrando in contatto con la bevanda che stiamo per assumere.

E’ impensabile, se vogliamo, che multinazionali come la Coca-Cola Company o altri colossi del settore, con le risorse a loro disposizione e le smisurate possibilità di innovazione e ricerca legate al mondo del packaging industriale, non siano riusciti ancora ad affrontare questa criticità prim’ancora che il mercato, improvvisamente sveglio da un insolito torpore che normalmente non contagia chi poco aspetta prima di provare a spillare soldi al magnate di turno, gli possa creare problemi ben più seri ed onerosi. 

Ho sempre prediletto le bibite in bottiglia e non in lattina, sebbene ancora oggi queste ultime sono di gran lunga più diffuse rispetto ai formati in vetro che soffrono, peraltro, anche divieti in molti ambienti, oltre alla maggior economicità e praticità di gestione del contenitore in alluminio. Sono comunque convinto che la sussistenza di tale problema derivi da una precisa volontà dei produttori e non certo dall’impossibilità di risolverlo una volta e per tutte.

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