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giovedì, Maggio 2, 2024

Il vero sindaco: Forio ha bisogno di Giuseppe Di Meglio

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Gaetano Di Meglio | Gianni Matarese, Michele Regine, Giuseppe Di Maio, Gianna Galasso, Donatella Migliaccio sono cinque avvocati che hanno bisogno dell’intervento in consiglio comunale di Giuseppe Di Meglio e della presenza di Alessandro Barbieri per avvalorare la bontà di un atto di amministrativo. Di un atto politico.
Di uno strumento in cui la maggioranza esprime il proprio gradimento su come venga occupato il suolo pubblico del territorio che è chiamata a governare.
E ieri mattina, più di ogni altra occasione, Giuseppe Di Meglio ha svolto le sue vere funzioni in quel di Forio: ha fatto il sindaco. Si, si è vestito di carattere e, con padronanza ha illustrato tecnicamente la bontà dell’atto che il civico consesso stava per approvare e, ancora di più, ha dovuto sedare e dissipare i dubbi di alcuni suoi colleghi con convinti del testo approvato dalla commissione consiliare e preparato dagli uffici.
E non è la prima volta. Giuseppe Di Meglio, infatti, è stato più volte artefice e protagonista delle scelte politiche che hanno coinvolto Francesco Del Deo e la sua maggioranza. Lasciamo perdere la querela contro il sottoscritto e contro Nicola Nicolella dove entrambi sono “semprinsieme” ma pensiamo al voto sul bilanci bocciati dai revisori dei conti e alle fasi critiche che ha vissuto la maggioranza. Così come non possiamo non sottolineare il ruolo centrale che Di Meglio ha in tutte le questioni difficoltose e delicate che vedono coinvolta l’amministrazione di Francesco Del Deo e, una su tutte, citiamo il ricorso di Stani Verde contro il voto del bilancio irrispettoso del quorum ma poi approvato dal TAR e dal Consiglio di Stato.
Non è la prima volta che Giuseppe Di Meglio è costretto a vestire gli abiti del risolutore e ad intervenire durante riunioni di maggioranza, ma ieri è stata la prima volta del consiglio comunale. E se tra cinque avvocati in maggioranza nessuno si è sentito adatto ad affrontare l’onda d’urto del civico consesso e la flebile contraerea delle minoranza ma si è reso necessario l’intervento del professionista di Via Osservatorio, la valutazione assume un aspetto politico.
Un aspetto politico nel quale Giuseppe Di Meglio si muove con disinvoltura. L’avvocato, di alto profilo, è stato preciso e puntuale in tutto il suo intervento, ha risposto alle domande delle opposizioni e ha dato senso compiuto all’intera discussione. Fino ad allora, infatti, la maggioranza di Francesco Del Deo aveva fatto acqua da tutte le parti. L’introduzione del punto all’ordine del giorno dell’avvocato Gianna Galasso (e ci dispiace registrare la stecca, per dirla come direbbero alcuni critici musicali) è stato un esercizio distante dalla realtà e dall’importanza che il momento richiedeva. Parimenti è inqualificabile il sindaco Del Deo che, invece di vestire i panni del condottiero e del capitano della barca (sconquassata) ha preferito prima nascondersi dietro i ricci di Gianna e poi dietro le spalle larghe di Giuseppe Di Meglio. La classe politica di Forio, per illustrare al consiglio comunale l’argomento più importante del 2017 deve ricorrere all’ars dicendi dell’avvocato Giuseppe Di Meglio.

 

 

Suolo pubblico a Forio, Del Deo approva il regolamento

Quello di ieri mattina è stato un consiglio comunale a Forio dove ha prevalso la strumentalizzazione politica del dramma vissuto dai cittadini e l’uso distorto del ruolo istituzionale da parte del sindaco Francesco Del Deo e da parte dei suoi consiglieri comunali.
Agitare in mezzo l’aia una scimitarra spuntata davanti ad una platea di disperati, quali sono gli imprenditori foriani che vivono grazie al suolo pubblico, è l’ultimo atto di sciacallaggio politico che ha visto protagonista il sindaco.
La maggioranza eletta ha il dovere di amministrare il territorio a cui le urne l’hanno demandata e di proporre tutti gli atti amministrativi necessari al fine di realizzare la propria proposta e visione politica e sotto questo aspetto, prettamente politico, rendere partecipi i cittadini e gli avversari politici è un esercizio di democrazia e partecipazione che differenzia le classi politiche mature e avanzate da quelle meno sviluppate. Appunto Forio. E, quando questo confronto manca, si scade nello sciacallaggio di cui ieri Francesco Del Deo è stato degno interprete.
Accusare Vito Iacono e Domenico Savio di non votare il regolamento che la maggioranza d’imperio ha proposto, significa semplicemente atteggiarsi a galletto davanti ad una popolazione oppressa e costretta a seguire l’andazzo di questa politica incapace di trovare soluzioni reali, facendo si di impedire lo sviluppo di una libera impresa e di una sana industria foriana a discapito di quelle che sono le esigenze clientelari e politiche di un sistema politicamente corrotto.
Emerge una corruzione mentale che porta ad evitare soluzioni che risolvino il problema del suolo pubblico in maniera stabile, ma si opta per una regola nuova (o quasi nuova) che consenta, ancora, di tenere gli imprenditori, a cui la norma è destinata, legati per le mani e per i piedi.
Lo scorso gennaio l’avvocato Alessandro Barbieri aveva proposto una soluzione di Regolamento, diversa da quella che il Consiglio Comunale ha approvato. Una bozza che consentiva una salvezza quasi certa e che sanava le posizioni del passato.
Ma Francesco Del Deo ha preferito, senza beneficio, approvare in consiglio comunale un’ancora di salvezza bucata e che, nei fatti, non salva nessuno.
La bozza Barbieri, che non è stata portata in consiglio, prevedeva attraverso una interpretazione autentica del regolamento del 2010 la possibilità di sanare quanto a rischio oggi. Ma Del Deo ha scelto di optare per una “moratoria” e di continuare a tenere gli imprenditori di Forio appesi ad un filo. Fare la cronaca del consiglio comunale, anche alla luce di quanto espresso dalla maggioranza, sarebbe un esercizio che ci evitiamo, quel che ha maggior valore è una valutazione politica di quanto visto ieri mattina.
Il sindaco scappa e si nasconde dietro il volto riccioluto di Gianna Galasso. Non si comprende perché una proposta di delibera firmata dal primo cittadino debba essere illustrata al civico consesso da un consigliere comunale. Il sindaco non aveva argomenti o non aveva capito bene la portata del punto all’ordine del giorno o cosa? Questo non lo sappiamo, invece, sappiamo che Cristian Castaldi, Maria Orlacchio, Peppe di Maio e Lello Buono non erano convinti della bontà del regolamento e, soprattutto, della bontà dell’articolo dello scandalo, il numero 29. Solo l’intervento dei due avvocati convocati in aula, Giuseppe Di Meglio e Alessandro Barbieri, hanno convinto i consiglieri dubbiosi. Ecco svelato il motivo della pausa richiesta della maggioranza. Del Deo, che non ha condiviso con nessuno le scelte che aveva assunto con il regolamento, è stato costretto ad una manovra last minute per provare a convincere i consiglieri con il dente avvelenato.
Un guizzo mentale di Alessandro Barbieri, sembra, sia stata la scintilla che ha permesso a questa maggioranza di approvare il regolamento. 10 minuti che salvano la faccia dinanzi ad un intero comune.
IL CLIMA INTIMIDATORIO
La giovane consigliera Donatella Migliaccio è intervenuta in consiglio comunale per protestare contro la diffida presentata dalla signora Teresa di Citara. Una diffida come le tante che, immaginiamo abbia proposto e scritto, negli anni, lo studio in cui la consigliera opera. Nulla di strano. Teresa Del Deo si è solo avvalsa di un suo diritto. Forse l’unico che le è rimasto e non le è stato calpestato: quello di denunciare. E’ strano che proprio la futura avvocatessa Migliaccio abbia protestato contro una diffida. Eppure, la giovane professionista della legge avrebbe dovuto reagire con maturità e serenità potendo leggere quanto scritto come un’addetta ai lavori e non come una cittadina normale. Per una esperta operatrice del diritto, infatti, il contenuto della diffida avrebbe dovuto produrre ben altre reazioni. E tra queste anche la giusta interpretazione di quanto scritto senza scomporsi più di tanto. La reazione, scomposta, fa emergere che forse il testo dell’avvocato Molinaro ha toccato il problema nel vivo e che l’alzatina di mano di ieri mattina era più un gesto per rispondere al diktat della maggioranza e alla pressione degli imprenditori che una vera convinzione della bontà dell’atto amministrativo.
Ma il vero clima intimidatorio non era quello della diffida di Teresa Del Deo, bensì la presenza degli imprenditori di Forio che hanno la loro vita legata a questa scelta. Una pressione che, però, Donatella Migliaccio non ha sentito ma che, anzi, ha avallato forte del fatto che da quella presenza venissero intimiditi (con scarso risultato) altri consiglieri. Ipocrisia in libertà!
Ovviamente né la Migliaccio, né la Galasso, né Del Deo né l’avvocato Di Meglio hanno spiegato agli uomini e alle donne che erano presenti in sala consiliare che il regolamento è relativo solo ed esclusivamente all’occupazione del suolo pubblico e che nulla a che vedere con la necessità di ricevere i titoli edilizi per evitare la demolizione! Nessuno ha detto agli imprenditori che, una volta avanzata la richiesta di occupazione di suolo pubblico sarà necessario acquisire sia il titolo edilizio sia quello paesaggistico.
Ieri il comune di Forio ha approvato il regolamento e lo ha reso “immediatamente esecutivo”, ma in comune nessuno ha detto ai vari Sacchetti e Mattera come procederà Enzo Rando. Saranno annullate le ordinanze di revoca e di demolizione degli abusi – a questo punto edilizi – o sarà emesso un nulla osta per consentire agli abusivi di operare per la stagione turistica alle porte? Non è stato detto perché sostenere questa “abusività autorizzata” conviene alla politica e ai suoi personaggi. Garantire certezza del diritto, regole uguali per tutti e opere sanate, invece, servono solo a far irrobustire la classe imprenditoriale del paese. E si sa, al politico serve, invece, poter ricattare e avere sempre il coltello dalla parte del manico. Che necessità, infatti, ha il Del Deo di turno di sanare definitivamente una posizione? Nessuna soprattutto se pensiamo che tra un anno si vota.

CHE BEFFA!
Ascoltando Giuseppe Di Meglio, l’avvocato baranese che ha trovato all’ombra del Torrione la sua patria perfetta e il suo habitat naturale, si è scoperto che il titolare del bar La Lucciola ha rinunciato al ricorso al TAR presentato contro la demolizione imposta dal Comune per, provare, a salvare la struttura che tutti conosciamo grazie al regolamento. Ovviamente il costo dell’avvocato, il contributo unificato e le altre spese accessorie come andranno valutate? Non è un’aggressione istituzionale? Non è una forzatura che piega il privato alle esigenze della politica che vuole tutti sottomessi, in silenzio? E’ questo il clima in cui Forio viene amministrato. E poi Donatella Migliaccio si preoccupa di una diffida invece di preoccuparsi delle forzature di cui la sua maggioranza è protagonista.

IL BILANCIO DI PREVISIONE
Prima del regolamento sul suolo pubblico, il civico consesso ha approvato il bilancio di previsione 2017. Un atto necessario che, questa volta, è stato votato rispettando il quorum previsto dallo statuto comunale grazie alla presenza di Graziella Orlacchio e del suo voto.
Un bilancio, quello illustrato da Davide Castagliuolo, che in parte fa sorridere l’amministrazione. Dopo un anno di punizione per non aver rispettato il patto di stabilità, il comune di Torrione torna nelle condizioni di poter accendere mutui. 1.800.000 euro che saranno destinati alla realizzazione del Parcheggio Cenerentola di Panza, del palazzo municipale e del progetto di ammodernamento di Via Marina.
Sul punto, il consigliere Stani Verde non ha lasciato passare e ha messo in serie difficoltà il consigliere comunale costretto a cambiare versione nel giro di pochi minuti. Alcuni mesi fa, la giunta comunale di Forio aveva stabilito che il ricavato delle strisce blu doveva essere destinato alla realizzazione del Parcheggio Cenerentola di Panza. Ieri si è scoperto, invece, che per il parcheggio il comune si indebiterà. E le strisce blu? Serviranno a pagare le consulenze degli avvocati, i viaggi in Germania dei soliti amministratorini e ad alimentare le clientele varie che non giovano ai Foriani, ma che servono – esclusivamente – a mantenere in vita il sistema della politica all’ombra del Torrione.

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