Il fatto che io abbia aderito a Fratelli d’Italia dalla scorsa estate non mi impedisce di rilevare, oggi, che Giorgia Meloni e i suoi siano gli unici all’interno del centrodestra ad aver dimostrato una certa coerenza in sede parlamentare (e non solo) negli ultimi tempi.

Le opinioni espresse da Berlusconi e Salvini dopo la rielezione-farsa di Mattarella al Quirinale, per chi ha seguito la vicenda, paiono veramente provenienti da una coppia di marziani lontani anni luce dalla realtà. Mentre il primo sta facendo di tutto per allontanare l’attenzione dai gravissimi problemi interni ai suoi gruppi politici che hanno portato al fallimento dell’elezione della Casellati, rivendicando pubblicamente la centralità di Forza Italia all’interno dello schieramento alternativo alla sinistra, il leader del Carroccio si è sentito autorizzato ad ergersi a censore di tutto e tutti, facendo le pulci ai propri alleati, evidenziando il totale sfaldamento dell’alleanza e sottovalutando l’intelligenza dell’elettore medio nel sottacere la scarsa qualità del suo ruolo di king maker e la sua sottomissione finale al volere silente della sinistra, tentando a tutti i costi di passare per il leader responsabile di turno che ha a cuore in primis i problemi e le esigenze degli Italiani.

Questo periodo di tensione all’interno del centrodestra, al momento, si sta riverberando anche sul piano locale, laddove pare stiano andando a farsi benedire le alleanze in vista delle elezioni provinciali (come nella nostra Città Metropolitana) e per i Comuni al voto in primavera, pur tenendo conto che già le prime sono state rinviate a metà marzo e, per le amministrative, già corre voce di un rinvio in autunno per allineare la data a quelle delle grandi città dello scorso anno.

Più tempo a disposizione giocherebbe senza dubbio a favore di una ritrovata unità, ma soprattutto affinché i partiti possano finalmente tornare a rapportarsi seriamente ai singoli territori e ai loro referenti.