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venerdì, Maggio 10, 2024

Ischia, è il tempo delle “buone” demolizioni

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C’è qualche sindaco che è disposto ad andare in Procura e chiedere l’elenco degli scheletri con sentenza passata in giudicato o, la strada la conosciamo solo quando dobbiamo passare per i difensori degli abusivi?

Gaetano Di Meglio | Il dibatitto sulle demolizioni, da sempre, è quello legato alle demolizioni che scaturiscono dalle sentenze passate in giudicato e che hanno la Procura della Repubblica come attore principale.
In una narrazione falsata e che strizza l’occhio al destinatario della famosa RESA più che alla legge violata abbiamo dimenticato un’altra parte della stessa demolizione.
Perché? Perché siamo un popolo, per la sua gran parte, corrotto e corruttore, a cui piace svendere i propri diritti per far posto al piacere e perché, diciamocelo, stare nel novero di quelli che “così fa tutti” è sempre mal comune, mezzo gaudio.

E torniamo alle demolizioni degli abusi edilizi e, in particolar modo, alle buone demolizioni.
Da tempo, forse troppo, ci nascondiamo dietro i fragili vessilli innalzati dagli avvocati che provano a trovare soluzioni in un mondo dove non ci sono leggi che ne prevedono.
Con una ripetizione costante, ma è quasi obbligatorio, ci ricordiamo della gradualità delle demolizioni, degli abusi di necessità e via via fino alla natura della pena accessoria della demolizioni. Passiamo dalla giustificazione di un reato passato in giudicato all’interpretazione della legge e delle sue norme come se passassimo da uno spaghetti alle cozze ad un bucatino di coniglio. Cambiando solo piatto.
E’ da molto tempo, forse perché conviene, che non sento parlare di demolizioni amministrative. Si, sapete quelle che dovrebbe eseguire il comune? Quelle che, magari, si bloccano anche con la richiesta di condono ai sensi della 326/93? Si, proprio quelle.

Non se ne parla più. Così come ci piace agitarci dietro la toga di turno quando si parla di gradualità delle demolizioni e di altri palliativi. Ma non sento mai parlare di buone demolizioni.
Con il nostro atteggiamento e con il nostro modo di fare, alimentando quella sorta di infame complicità tra controllati e controllori in tema di abusivismo edilizio, non abbiamo mai colto l’occasione per cambiare paradigma e dare una risposta di legalità e di forza al problema.
Un mese per guadagnare credibilità
Abbiamo un mese a disposizione per dare buone risposte. Per organizzare una macchina che sappia toglierci gli schiaffi da faccia e che ci permetta di rispondere a chi ci accusa di essere complici con gli abusivi.
«Per sostenere il contrasto all’abusivismo il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) – si legge nel comunicato stampa inviato ieri – mette a disposizione risorse a favore dei Comuni per la demolizione delle opere prive dei necessari permessi. Il 15 maggio 2021 parte la seconda campagna, che si protrarrà fino al 15 giugno 2021, per concedere alle Amministrazioni che ne facciano richiesta contributi per interventi di abbattimento e rimozione».

Fino a quando sosterremo che tutto quello che abbiamo costruito va salvato, saremo sempre colpevoli.
Quando abbiamo trattato delle famose gradualità fu indicato, anche presso il Consiglio Regionale della Campania su iniziativa della consigliera Maria Grazia Di Scala un criterio che ponesse in primo piano per la demolizione “gli ecomostri, i fabbricati pericolanti, gli scheletri di cemento armato, gli immobili della criminalità organizzata, le costruzioni realizzate sulle spiagge o in violazione del limite di distanza dalla costa e finanche case di necessità abitate da persone prive di ogni altra possibilità di alloggio”.
Ecco, in questa ottica e con la consapevolezza territoriale di trovarci in un territorio come non esistono ecomostri, fabbricati pericolanti, immobili della criminalità organizzata o costruzioni realizzate sulle spiagge, è il caso di attaccare, ad esempio, gli “scheletri di cemento armato”. Di questi ne abbiamo tanti.
Vogliamo dimostrare che ci teniamo alle prime case di necessità ma che siamo contro l’abusivismo edilizio?

Vogliamo dimostrare che abbiamo un forte legame con il territorio e che non tutto il costruito deve essere, per forza, conservato e non demolito in nome di un voto?
Vogliamo dimostrare che c’è abuso e abuso? Che c’è demolizione da fare e demolizione da non fare?
Bene, questo mese è quello buono.
Alla campagna del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) possono aderire i Comuni nel cui territorio ricadono l’opera o l’immobile realizzati in assenza o in totale difformità dal permesso di costruire di cui all’art. 31 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia”.
Possiamo, per una volta, essere noi protagonisti della demolizione e non continuare a subirla?

Fino a quando vestiremo i panni di quelli che non si sporcano le mani per salvare l’abuso di Tizio o di Caio saremo sempre complici del reato di Tizio e di Caio.
Ora abbiamo la possibilità di invertire la rotta e rivendicare rispetto per l’abuso di necessita e pugno duro per il rozzo e numeroso abusivismo edilizio e basta.
Sarà un appello nel vuoto ma non ci dobbiamo spaventare di prendere le strade poco battute o poco frequentate. Quelle più piccole e più difficili da percorrere. La meta, si sa, è migliore!
Per presentare la domanda è stata riattivata e aggiornata la piattaforma utilizzata durante la prima campagna. I Comuni potranno compilare l’istanza online registrandosi sulla pagina web del ‘Fondo demolizioni’ a decorrere dalle ore 12.00 del 15 maggio.

Come previsto dal Decreto interministeriale n. 254 del 23 giugno 2020, che disciplina i criteri per la ripartizione del ‘Fondo demolizioni’, i contributi saranno concessi a copertura del 50% del costo degli interventi di rimozione o di demolizione delle opere o degli immobili realizzati in assenza o totale difformità dal permesso di costruire, per i quali sia stato adottato un provvedimento definitivo di rimozione o di demolizione non eseguito nei termini stabiliti. Sono incluse le spese tecniche e amministrative, nonché quelle connesse alla rimozione, trasferimento e smaltimento dei rifiuti derivanti dalle demolizioni.
Si alle buone demolizioni! Si alle demolizioni che ci consentono di risalire la china e di rialzare la testa. C’è qualche sindaco che è disposto ad andare in Procura e chiedere l’elenco degli scheletri con sentenza passata in giudicato o, la strada la conosciamo solo quando dobbiamo passare per i difensori degli abusivi?

C’è qualcuno che è pronto ad andare dal Procuratore della Repubblica e chiedere di sospendere le demolizioni di prime case di necessità e di affrontare, invece, un piano coordinato con le amministrazioni dove vengano inclusi gli obbrobri del nostro territorio? O speriamo che arrivi un quarto condono così da salvare il colpo di mano di Tizio o di Caio? E per questo la nostra occasione di riscatto è destinata a fallire!

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