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giovedì, Maggio 2, 2024

Caso CPL, l’assoluzione di Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone è definitiva!

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La sentenza è passata in giudicato dopo il deposito delle motivazioni. La Procura generale, dopo aver chiesto la condanna, ha ritenuto che non vi sono margini per proporre ricorso in Cassazione

Paolo Mosè | La sentenza della Corte di Appello di Napoli è diventata definitiva. L’assoluzione è irrevocabile. La Procura generale, né tanto meno quella presso il tribunale, ha sollecitato il ricorso alla Suprema Corte di Cassazione per ribaltare ben due giudizi favorevoli nei confronti dell’ex sindaco di Ischia e attuale europarlamentare Giosi Ferrandino e il fido architetto (all’epoca dei fatti responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune d’Ischia) Silvano Arcamone. Molto probabilmente gli spazi per contrastare le motivazioni che sono alla base della conferma della decisione assolutoria del tribunale erano quasi nulli. E avrebbero rischiato, i pubblici accusatori, di ritrovarsi con una decisione dei giudici di legittimità con una sonora inammissibilità del ricorso o di un rigetto valutando specificatamente quali erano le lamentele su ciò che hanno scritto i giudici di merito di secondo grado.

Il tempo è trascorso per ribaltare questa decisione e la vicenda finisce negli scantinati ove sono ammassati i fascicoli archiviati o conclusisi con delle sentenze irrevocabili. La vicenda Cpl Concordia finisce dopo un lungo percorso che ha scatenato anche numerose polemiche. Anche in riferimento a ciò che ne è seguito nell’ambito della sfera politica per il coinvolgimento indiretto, per le intercettazioni che ne sono seguite, per gli interrogatori di personaggi di rilievo non solo del mondo imprenditoriale, ma soprattutto coinvolgendo anche soggetti che rappresentavano i vertici di importanti Corpi di polizia.

L’INCHIESTA CONSIP

Dall’inchiesta Cpl poi è nato il filone che ha portato ad indagare all’inizio il sostituto procuratore John Henry Woodcock che per competenza territoriale fu costretto a trasferire gli atti alla procura della Repubblica di Roma. In quegli atti, in quelle intercettazioni e dichiarazioni di eminenti personaggi, di dirigenti di importanti aziende controllate dallo Stato si palesava il coinvolgimento della famiglia Renzi, all’inizio ancora in sella a Palazzo Chigi, capo del governo italiano.

Filone Consip, per farla breve, che è una struttura voluta dall’esecutivo per governare gli appalti più importanti del nostro Paese. Anche questa indagine, sviluppata inizialmente dalla Procura di Napoli e poi passata a quella della capitale, che ad un certo punto ne ha frazionato i filoni, ha avuto momenti di alta tensione per le violentissime polemiche che si sono scatenate per i nomi altisonanti coinvolti. Quella indagine di Woodcock ad un certo punto ha avuto un momento di “crisi”, in quanto i colleghi romani decisero di chiedere l’archiviazione per tutti, o in parte degli indagati. Trovando la ferma opposizione del giudice per le indagini preliminari Sturzo, che dapprima ordinò un prosieguo di indagini, andando a sviluppare alcuni episodi che secondo il magistrato non erano stati del tutto sottoposti ad una verifica attenta. A seguito di questa ulteriore attività, la Procura confermava la volontà dell’archiviazione trovando lo sbarramento del gip, che a quel punto ordinava l’imputazione coatta. Mettendo di fatto alcuni di questi eminenti personaggi di fronte alla necessità di difendersi in dibattimento.

E tra costoro figurano il papà e la mamma dell’attuale senatore Matteo Renzi. In quanto si sarebbero interessati delle vicende Consip o quantomeno erano partecipi di una società che aveva interessi ad alcuni appalti. E’ stato il periodo in cui questa famiglia importante fiorentina si era ritrovata poi con una nuova indagine sviluppata anche dalla procura della Repubblica del capoluogo toscano. Con tanto finanche di perquisizioni domiciliari.

Come si vede è una premessa indispensabile per capire cosa ha partorito l’inchiesta Cpl Concordia per la metanizzazione del comune d’Ischia (poi dopo la bufera giudiziaria estesasi nei comuni limitrofi). E’ la tecnica utilizzata dal magistrato napoletano, che seguendo le informazioni captate durante le conversazioni telefoniche o dalla captazione delle “cimici” infilate un po’ ovunque, si erano create tante altre inchieste. Interessando anche un noto imprenditore napoletano, Alfredo Romeo, che ha partecipato a numerose gare di appalto indette dalla Consip e di cui si parlava che avesse avuto rapporti con il papà di Matteo Renzi.

Ultimamente è stato deciso il rinvio a giudizio di numerosi personaggi a cui vengono contestati reati di corruzione e si è parlato in questo filone di un presunto favoreggiamento nell’ambito dell’isola d’Ischia, per aver ospitato eminenti dirigenti della Soprintendenza romana, il cui soggiorno è stato pagato da Romeo. Questo conferma la Procura e due importanti albergatori dovranno difendersi dall’accusa di favoreggiamento.

DANNI PER INGIUSTA DETENZIONE

Con la sentenza della Corte di Appello passata in giudicato sia Giosi Ferrandino che Silvano Arcamone hanno tutti i titoli per chiedere il risarcimento del danno per ingiusta detenzione. Per la formula adottata dai giudici di primo e secondo grado, perché il fatto non sussiste. Arresti disposti con una certa leggerezza e all’epoca si parlava, o meglio si “spettegolava”, che queste restrizioni fossero più utili che mai per ottenere conferme o informazioni per allargare ancor di più le indagini. Ma dinanzi al giudice per le indagini preliminari Primavera che aveva firmato l’ordinanza, sia Arcamone che il Ferrandino risposero a tutte le domande per respingere ogni possibile coinvolgimento di corruzione. Ammettendo che vi erano rapporti istituzionali con i vertici della Cpl Concordia e che tutto era finalizzato alla realizzazione della metanizzazione, accelerando non poco gli atti per non perdere i finanziamenti. Nessun accordo sottobanco e questa affermazione è dei giudici di merito.

Una sentenza della Corte passata in giudicato che produrrà l’attenzione dei mass media nazionali. Infatti nella trasmissione “Quarta Repubblica” in onda su Rete 4 e condotta da Nicola Porro è stato invitato l’europarlamentare, nonché ex sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino proprio per mettere in evidenza la complessità e la difficoltà di una giustizia italiana che molto spesso inciampa in errori. Una presenza per raccontare le vicissitudini che ha dovuto affrontare rimanendo ben venti giorni in carcere a Poggioreale e dopo l’intervento del tribunale del riesame gli arresti domiciliari. Quest’ultimo provvedimento poi revocato dalla I sezione del tribunale di Napoli, a cui era stato assegnato il fascicolo proveniente da un giudizio immediato richiesto dalla Procura.

Una liberazione avvenuta prima che iniziasse il dibattimento e l’ordinanza firmata da tutti e tre i componenti del collegio. Liberazione anche nei confronti dell’arch. Silvano Arcamone. Nella trasmissione di domani è prevista la partecipazione dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno assolto, dopo due gradi di giudizio in cui era stato giudicato colpevole, dalla Suprema Corte di Cassazione perché il fatto non sussiste. Per la vicenda collegata al filone “mafia capitale” per una presunta corruzione. La decisione della Cassazione è netta, non è stata neanche deciso di rimettere ad altra sezione della Corte di Appello per una nuova valutazione.

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