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mercoledì, Maggio 1, 2024

Al lupo, al lupo | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 10 dicembre 2023

Ha assolutamente ragione Massimo Gramellini, che in un suo recente “Caffè” sulle pagine del Corriere della Sera, a proposito dello spettatore che alla “prima” della Scala di Milano ha urlato dal loggione “Viva l’Italia antifascista!”, ha scritto: 

Al netto della retorica, però, il problema resta. E resterà fino a quando «Viva l’Italia antifascista» non diventerà un modo di dire condiviso e persino banale. Come gridare «Viva la mamma».”

Ostentare ad ogni costo il proprio sdegno verso qualcosa di storicamente sbagliato o, comunque, da cui dissentiamo, anche quando lo si fa in un contesto in cui tale ostentazione ci sta come il cavolo a merenda, è un po’ come quando si rivendica in ogni dove una parità di diritti e trattamento che, di fatto, non fa altro che accentuare in concreto una loro carenza decisamente meno rilevante di quanto lo sia nella realtà.

Quale vantaggio concreto ha portato l’urlo solitario dal loggione della Scala, se non l’ennesimo tentativo del soggetto che ne è stato l’artefice di assegnare patenti di moralità? Quale altro scopo, se non quello di cercare di dissentire multimedialmente sulla presenza a teatro della seconda carica dello Stato, poteva serbare l’autore poi identificato dalle Forze dell’Ordine? E -inutile dirlo- cosa sarebbe successo, a parti invertite, se il Presidente del Senato fosse stato -ad esempio- Pietro Grasso e l’urlo “Viva l’Italia anticomunista!”?

Sono ancora troppe le “categorie” che pur di occupare una casella di maggior evidenza nel sociale, combattono ovunque possibile il presunto bistrattamento della propria identità a cui molti non darebbero alcuna importanza proprio perché, nei fatti, non esiste o giù di lì, ma che viene fuori anche e principalmente per tale eccessiva rivendicazione. Così come, per partito preso, perde di credibilità l’azione sindacale allorquando un governo vada contestato a prescindere da ogni motivazione utile, al punto (come successo quest’estate con quello attualmente in carica) da annunciare di lì a pochi mesi una manifestazione contro la manovra economico-finanziaria che, a tutti gli effetti, non era stata ancora neppure concepita.

Siamo nel 2023, alle soglie del 2024, ma questa forma ancestralmente sinistra di “al lupo, al lupo”, nonostante non abbia mai portato buoni risultati a chiunque l’abbia fatta propria nel corso degli anni, continua ad essere di grande attualità. 

E poi qualcuno si incazza quando si dice che il nostro sia un paese vecchio…

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