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giovedì, Maggio 2, 2024

Storie di mobbing; Ischia non è immune!

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PSICOLOGICAMENTE Dott. Enzo Sarnelli

E’ in forte aumento il disagio sociale, che si alimenta e dilaga nell’attuale crisi economico politica, accentuando drasticamente la sintomatologia di alcuni processi psicologici che rivivono nel trauma il malessere delle persone. Liti in famiglia, bullismo a scuola o cyber bullismo ma anche conflitti tra colleghi di lavoro, mobbing, vere e proprie  ferite dell’anima, che cronicizzandosi segnano il crescente conflitto sociale. Timidi fatti di cronaca isolani, ci descrivono  casi di violenza silenziosa sul posto di lavoro, che consistono in comunicazioni ostili, perpetrate in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che, a causa del mobbing, è spinto in una posizione sfavorevole, in cui è privo di appoggio e di difesa, costretto a subire continue attività mobbizzanti. Queste azioni, si verificano con frequenza e minano la salute della persona per un lungo periodo . I comportamenti intimidatori assumono varie forme: dalla diffusione di maldicenze, all’esclusione dalle attività sociali, alle continue critiche, all’assegnazione di compiti dequalificanti. Il perseguitato è sottoposto a continue vessazioni dal “capo” o anche dal suo vice. Il persecutore non perde un occasione per offendere, umiliare, preferibilmente in presenza dei colleghi. All’improvviso si è privati di spazi e di strumenti necessari per svolgere l’attività. Vengono affidati incarichi inferiori alla qualifica o non inerenti alle reali competenze. Sottraggono le pratiche sino ad azzerare il lavoro. Vengono rifiutati ferie e permessi prima accordati senza problemi. Si è esclusi dalle feste aziendali o da altre occasioni sociali. I giorni e gli orari delle riunioni vengono decise senza il parere del mobbizzato. Oggi, sappiamo,che il mobbing non dipende dal carattere della vittima ma è una patologia dell’organizzazione aziendale . Ovvero, la persona che detiene la gestione di una società o di un’associazione,influenza con la sua personalità e quindi con i suoi lati positivi e negativi, l’assetto organizzativo e le scelte del gruppo. Si crea una sorta di affiliazione invisibile, il gruppo perde la sua spontaneità e afferisce a copioni rigidi dettati dalla volontà del capo. Qualsiasi persona in qualsiasi posizione può diventare una vittima del mobbing, ma alcune categorie di lavoratori sono più a rischio di altre. In particolare: i neoassunti perché estranei al gruppo precostituito, gli “anziani” perché costano molto di più all’azienda, gli esuberi perché sono “superflui” ai fini aziendali. Ma sopratutto le persone particolarmente abili e capaci sia perché sono vissute come pericolosi concorrenti, sia perché con il loro attivismo e la loro professionalità fanno risaltare la mediocrità del gruppo. I diversi e gli anticonformisti perché sono disomogenei rispetto al gruppo per motivi caratteriali, religiosi, razziali, politici. A questo punto ci chiediamo chi è il mobber?  Chi utilizza questa forma di persecuzione per far carriera o per eliminare qualche pericoloso avversario, è dal punto di vista psicologico, una persona cinica e dotata di scarsa affettività. Si tratta spesso di una personalità poco creativa e conformista, invidiosa e gelosa dei suoi colleghi di lavoro. L’identikit dell’aggressore silenzioso corrisponde ad una personalità con tratti passivi – aggressivi, di solito le persone la riconoscono come “una gatta morta” apparentemente innocua, ma potenzialmente e socialmente distruttiva. Se il promotore del mobbing è un dirigente, preferisce attorniarsi di persone che sente inferiori a lui e che lo assecondano pedissequamente. Gli effetti del mobbing sono deleteri per la salute delle persone coinvolte, la persecuzione psicologica sul posto di lavoro comporta sempre in chi la subisce pesanti conseguenze dal punto di vista psicologico. Calo dell’autostima, ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi psicosomatici, sono alcune delle più comuni conseguenze psicologiche del mobbing, a cui si associano difficoltà relazionali con amici e familiari .Non bisogna sperare che la situazione si risolva da sola, purtroppo con il tempo, la persecuzione psicologica sul posto di lavoro tende ad aggravarsi. Bisogna cercare di non perdere la calma, facendo leva sulla resilienza personale, in grado di supportare il lavoratore nei momenti più difficili, scongiurando la perdita della propria autostima. Belle parole! Ma in concreto come si fa? Parlandone da subito con i familiari, amici, creando una base di elementi che potrebbero diventare prove giuridiche da poter utilizzare ai fini del processo. Sarebbe auspicabile effettuare una denuncia presso la PS per tracciare e riconoscere le azioni criminali e violente messe in campo dai mobber. Tutti hanno diritto a vivere il lavoro con gioia e passione, il mobbing è l’azione subdola di individui incapaci di comunicare e per questo sfruttano e manipolano altre persone per raggiungere unicamente scopi egoistici. Ischia non è immune a questo terribile stillicidio, sicuramente l’ambiente troppo circoscritto dell’isola, non aiuta le persone a parlarne apertamente,eppure l’unica via percorribile è proprio la comunicazione. Bisogna uscire allo scoperto, denunciando ciò che accade,informando le persone care sulle dinamiche che avvengono sul posto di lavoro. Esprimere il disagio vissuto è essenziale per la consapevolezza che deve attivare la responsabilità civile, utile per la risoluzione dei comportamenti mobbizzanti. Questo tema è a me molto caro, mi sento motivato a continuare a scrivere liberamente, fino a quando mi sarà garantito lo spazio da parte della redazione del giornale. Assumendomi come sempre le mie responsabilità, penso che se è vero che lavorare nobilita l’uomo, saremo tutti d’accordo che il mobbing è nemico dell’uomo e del suo lavoro!

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