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giovedì, Maggio 16, 2024

A fine anno Pinuccio ‘o barbiere chiude bottega Un altro pezzo della nostra storia va in archivio

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Gianni Vuoso | Giovedì 31 non chiude solo l’anno 2015. Chiude anche il salone di Pinuccio ‘o barbiere, sul Corso, nei pressi della Piazzetta dei Pini. Per raggiunti limiti di età.
A guardarlo da vicino, viene da dirgli “continua a lavorare che hai ancora le forze e non hai ancora l’età per lasciare il lavoro”. In realtà, gli anni sono passati anche per lui, solo che lui è giovane dentro e fuori, pieno di energia che continua a investire nell’orto, a mare, fra uccelli e soprattutto gatti. Per anni, infatti, mentre ti tagliava i capelli o ti insaponava per la barba, lasciava tutto per rispondere ai cinguettii degli uccelli che popolavano il suo salone, in realtà, solo un saloncino.
Le gabbie erano appese dovunque, ospitate da un’intera parete. Non era difficile, anni fa, vederlo all’opera con un pappagallino poggiato sulla sua spalla. Poi, il multicolore compagno decise di cambiare residenza e svolazzò verso mete ignote, lasciando il vecchio barbiere (oggi si chiama “acconciatore”) solo, col pennello in mano, deluso e amareggiato.
Pinuccio, sul Corso, è arrivato da oltre una trentina di anni. Prima era più giù, sempre sul Corso Vittoria Colonna, ma sul tratto che nei dettagli locali, è noto come “la salita dell’Addolorata”.
Aveva un negozietto all’angolo con Via Champault dove, attualmente c’è Camillo, il fruttivendolo. “Ci andai per la prima volta- racconta Pinuccio- il 13 giugno del 1959 e quel giorno avrei voluto farlo benedire da don Pasquale Polito, parroco della vicina Chiesa dell’Addolorata ma proprio quel giorno si scatenò l’inferno d’acqua. Una pioggia torrenziale e don Pasquale rinviò l’appuntamento. Poi lo feci venire accompagnandolo con uno degli ombrelloni che Ninotto aveva giù alla spiaggetta dietro il Carcere. La presenza di don Pasquale in Chiesa era necessaria anche perché doveva sposare la sorella di Fernando Volino. Lungo la strada, l’acqua scendeva come un fiume, mai vista una pioggia così, a giugno, il giorno di S. Antonio. Ricordo che il mio primo cliente fu Nerone (Giovan Giuseppe Sorrentino, padre di Carlo, famoso costruttore di barche di S. Anna, il falegname che aveva la bottega proprio lì a due passi). Voleva tagliarsi i capelli e quando gli dissi che aspettavo il prete per l’inaugurazione mi rispose: va bbuo’ lascia stare il prete, tagliami adesso i capelli poi lui verrà e così fu lui a inaugurare il mio primo luogo di lavoro”.
Infatti, prima di allora, Pinuccio, Giuseppe Mazzella, era stato a bottega al porto da Renato Pollio, bravo artigiano e ottimo artista (autore di quadri presenti in molte case di ischitani, ma anche di turisti sparsi ovunque), sin da quando aveva otto anni.
“Andavo alle elementari, ma i miei mi mandarono a lavorare. Mia madre era casalinga, mio padre era muratore, noi figli in cinque. Partivo da casa, sull’Arso, con una busta contenente asciugamani e qualche attrezzo e andavo lì ad apprendere il mestiere”.
Non ebbe tempo, voglia e modo di continuare gli studi. Finì appena le elementari.
“Poi- continua a raccontare- presi la terza media da grande; ricordo che feci un buon compito di italiano, un tema sull’educazione. Quando lo consegnai, l’insegnante si complimentò e mi disse che un altro bel lavoro l’aveva fatto solo un altro adulto, Mimì Savio e così seppi che anche lui, già comunista, solo da grande aveva preso gli altri titoli di studio, fino a diventare ragioniere”.
Anche Pinuccio, politicamente è stato sempre di sinistra. La sezione del PCI per molti anni era proprio nello stesso condominio in cui lui abita ancora, a piano terra, dove aveva lo studio anche l’avv. Giovan Giuseppe Onorato. Spesso, ho sentito Pinuccio discutere animatamente di politica con amici e clienti, a difesa dei grandi personaggi comunisti, poi di quelli che hanno cambiato volto e pelle al vecchio partito, che non ha più né la falce né il martello. Ma lui non se la prende più di tanto. Ridotto l’interesse ornitologico per vari motivi, fra un cliente e l’altro, il tempo lo occupa leggendo il giornale, “il dispari” e “il Mattino” ma di tanto in tanto, recupera qualche vecchio articolo su problemi di attualità, per ripetere, come abbiamo fatto su queste colonne con la rubrica “l’emeroteca”, “Guarda qua, si parla ancora di queste cose”, dimostrando vivacità intellettuale e un’attenzione notevole per tutto ciò che gli accade intorno, ad Ischia e nel mondo. Ma è un piacere avvicinarsi alla porta del salone per gustare un bel brano di musica classica, che a lui piace tanto. Forse è l’unico salone dove puoi ascoltare Chopin o Beethoven, un’operetta o un dibattito radiofonico. E’ un ambiente particolare, sembra fermo nel tempo e gli anni sono segnati nelle foto, un po’ sbiadite un po’ macchiate, che Pinuccio conserva fra una piantina e una busta di croccantini per gatti, quelli che cura con un amore particolare e che chiama a raccolta quando è il momento di mangiare, un bel gruppo proprio dinanzi all’ingresso dove due ciotole d’acqua sono riservate anche ai cani di passaggio. Un amore particolare che condivide anche con la moglie, la signora Frenny, di origine tedesca. Un modo come l’altro per dimenticare le amarezze che la vita riserva, come la perdita di un figlio diciottenne, in un incidente di trent’anni fa: “Voleva insegnare alla sorella, la capriola in piscina; non calcolò che l’acqua era troppo bassa e finì con la testa sul fondo, una disgrazia assurda…oggi avrebbe avuto una bella età…”. Guardiamo avanti.
Ora, dopo circa una settantina d’anni di lavoro che farà: il pensionato tutto orto o il pensionato pescatore? “Mi piace coltivare la terra- dice sorridendo- ma mi piace di più il mare e forse è a mare che trascorrerò più tempo”. Già ora, come avviene da anni, non passa giorno che non faccia visita al suo canotto sulla Spiaggia dei Pescatori. Si dedicherà alla lenza e alle nasse, ma non trascurerà gli amici. Primo fra tutti, il sarto, Fernando Volino, pronto ad andare in pensione fra non molto ed a chiudere una delle ultime botteghe di sarto e che dal 1 gennaio, non troverà più il caffè che Pinuccio gli ha preparato da anni, con puntualità, cura e maestrìa, quella stessa che Eduardo, nella sua famosa commedia, cercava di trasmettere al professore dirimpettaio. Neanche Imma, l’edicolante potrà contare più sul suo caffè. E la prossima estate, avvocati, ingegneri, amici che torneranno ad Ischia, dovranno prendere atto che un altro pezzo della storia di quest’isola è passato in archivio.
Forse capiterà di incontrare Pinuccio a bordo del suo sgangherato ciclomotore, diretto alla spiaggia, in una posa che ricorda tanto un equilibrista a motore, uno di quei simpatici personaggi di qualche film muto.

1 COMMENT

  1. il saluto affettuoso e l’augurio di continuare nella ricchezza dei suoi ideali e della sua ricca quotidianità all’uomo ed al compagno che con il suo fare ha saputo onorare costantemente la sua vita nel lavoro e nel tempo libero

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