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martedì, Maggio 7, 2024

Morte della piccola Tea, nessuna responsabilita’ per i medici

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Paolo Mosè | I tre medici che erano stati iscritti nel registro degli indagati per omicidio colposo, per il decesso della piccola Tea Concetta, avvenuto il 7 gennaio scorso nel presidio ospedaliero dell’isola di Procida, sono risultati del tutto estranei. La decisione porta la firma del sostituto procuratore della Repubblica Michele Caroppoli, avallata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio. Richiesta che ha trovato pieno assenso dal giudice per le indagini preliminari Claudia Picciotti che ha definitivamente disposto la trasmissione del fascicolo in archivio. Si è giunti a questa decisione di escludere ogni responsabilità dei sanitari sulla base delle risultanze a cui sono giunti i consulenti nominati dalla Procura e dalle attività investigative che sono state portate avanti dal difensore, l’avv. Raffaele Pesce, che ha ricostruito analiticamente i fatti come si sono succeduti e soprattutto le attività del dott. Vincenzo Muro, pediatra della piccola che l’aveva visitata in più di un’occasione. Ma come si legge negli atti giudiziari, la piccola era giunta nel presidio “G. Scotto di Perrotolo” di Procida di prima mattina ed era presa in consegna direttamente dal medico rianimatore. Constatando un grave choc cardiorespiratorio severo ed il medico immediatamente poneva in essere tutta una serie di manovre di rianimazione indispensabili. Dato che dalle ore 10.15 alle ore 11.00 aveva subito ben tre arresti cardiorespiratori e il quarto, che sopraggiunse alle ore 12.00, si dimostrò fatale. Tutti tentativi inutili per strappare alla morte una bambina piccolissima che non ha pregustato le gioie della vita per una malattia che si è dimostrata e inesauribile, colpendo ripetutamente il corpicino di Tea.

INDAGINI IMMEDIATE
Un dramma che scosse l’isola di Procida inducendo le forze dell’ordine ad una indagine serrata per accertare eventuali responsabilità, sotto il coordinamento del pubblico ministero di turno che venne informato immediatamente del decesso. Come scrive lo stesso magistrato inquirente: «Gli accertamenti avviati nella immediatezza di iniziativa dai carabinieri della locale stazione, attraverso la escussione dei genitori della piccola e la acquisizione della documentazione sanitaria consentivano di meglio ricostruire l’intera vicenda».
Quelle indagini consentirono di avere una situazione molto chiara sul susseguirsi degli avvenimenti e di come si sviluppò la malattia, le visite mediche a cui venne sottoposta con l’incalzare delle ore e quante volte i genitori condussero la piccola in ospedale per capire del perché soffrisse: «Dal giorno di Capodanno 2017 la piccola Tea aveva cominciato a manifestare tosse e, per tale ragione, veniva sottoposta a visita in data 3 gennaio 2017 presso il pediatra di fiducia, dott. Vincenzo di Muro, che nella occasione aveva diagnosticato un raffreddore, senza prescrivere alcuna terapia farmacologica; non migliorando nei giorni successivi le condizioni di salute, la piccola era stata portata dai genitori, in data 6.1.2017, presso il pronto soccorso del Presidio ospedaliero G. Scotto di Procida, da dove era stata dimessa con diagnosi di sindrome influenzale e con prescrizione di terapia farmacologica, meglio descritta nel referto di pronto soccorso n. 0036 del 6.1.2017 in atti; nel corso della notte la piccola aveva manifestato segni di sofferenza, tali da indurre i genitori a chiamare nuovamente il pediatra di fiducia, che, giunto a casa, considerata la criticità delle condizioni, aveva consigliato un immediato ricovero al Pronto soccorso della paziente, dove giungeva, come detto, in stato di shock respiratorio severo».

TERAPIE APPROPRIATE
Come si evince da questi passaggi il dott. Muro, rappresentato dall’avv. Raffaele Pesce, seguì con scrupolo le condizioni della sua assistita e si accorse per primo che la situazione stava per precipitare, ordinando immediatamente che la piccola venisse condotta al pronto soccorso per consentire al rianimatore di procedere a quelle manovre che possono dimostrarsi vitali per sconfiggere la grave malattia. Un tentativo estremo che non è riuscito ad evitare il quarto arresto cardiorespiratorio.
A fronte di ciò che la polizia giudiziaria, ed in particolare i carabinieri della Stazione di Procida, e delle dichiarazioni delle persone informate sui fatti, si è arrivati a determinare che non vi sono responsabilità in capo ai medici che hanno operato. Il tutto poi confermato da ciò che hanno riportato nella consulenza i periti nominati nella immediatezza dei fatti dal pubblico ministero: «Tale la cronologia degli eventi, all’esito degli approfondimenti investigativi volti a verificare possibili responsabilità in capi ai sanitari che ebbero a visitare la piccola Tea ed a prestarle le cure mediche, va formulata richiesta di archiviazione, dovendo riconoscersi – sulla scorta delle conclusioni rese dai cc.tt. dott. E. Capasso, specialista in medicina legale, dott. R. Paludetto, specialista in pediatria e neonatologia, e dott.ssa. G. Mansueto, specialista in anatomia patologica – la infondatezza della notizia di reato, quanto meno sotto il profilo della inidoneità degli elementi raccolti a sostenere la accusa in giudizio».
Nella stessa richiesta il pubblico ministero ha richiamato di cosa realmente soffrisse al momento di giungere al pronto soccorso la piccola e che gli stessi medici ne accertarono la situazione: «Gli accertamenti tecnici medico legali, ampiamente argomentati sotto il profilo scientifico e connotati da piena aderenza delle conclusioni rassegnate rispetto alle premesse formulate, hanno invero consentito di verificare che: a) la morte della piccola Tea si verificò per uno shock cardiocircolatorio determinato da una polmonite lobare destra; b) le condizioni di salute della piccola all’atto dell’accesso al Pronto Soccorso in data 7.1.2017 si presentavano estremamente gravi e risultano ben descritte nel relativo referto del presidio ospedaliero n. 0037, in atti; c) le terapie mediche praticate nella immediatezza alla piccola presso il presidio ospedaliero – di tipo infusivo, farmacologico e respiratorio – dettagliatamente descritte nel certificato di consulenza rianimatoria allegato al referto n. 0037, furono quelle previste dalla rianimazione primaria cardiorespiratoria».

EVENTO INEVITABILE
Da subito il sostituto Caroppoli si sofferma sulla posizione del medico rianimatore che la accolse al pronto soccorso il 7 gennaio scorso. Colui che fece di tutto per strapparla alla morte e le manovre poste in essere, secondo i consulenti, sono state ritenute corrette. Altro non poteva fare: «Tanto consente immediatamente di escludere possibili profili di responsabilità in capo al dott. Saro Sepe, medico anestesista che ebbe a prendere in carico direttamente la piccola al momento dell’accesso presso il Pronto soccorso, risultando l’operato del medico, come documentato già richiamato certificato di consulenza, perfettamente aderente alle linee guida di anestesia e rianimazione, di tal che non solo non è dato ravvisare alcun nesso eziologico tra la condotta e l’evento, manifestatosi come inevitabile, ma ancor prima, ed a monte, alcuno scostamento tra la condotta tenuta dal sanitario e gli ordinari standard di diligenza e perizia richiesti dalla specificità del caso concreto».
Una particolare attenzione poi viene riservata agli altri due medici indagati. Per il dott. Muro, medico di base che la visitò in due circostanze diverse, e il medico che la visitò al pronto soccorso il giorno prima del decesso, dimettendola con una diagnosi di sindrome influenzale: «Residua la verifica di un possibile errore diagnostico da parte del pediatra di base che ebbe a visitare la piccola Tea in data 3.1.2017 e/o del medico del Pronto soccorso che ebbe a visitarla in data 6.1.2017, dimettendola con diagnosi di sindrome influenzale: a tale specifica valutazione sono stati indirizzati gli approfondimenti richiesti da questa A.G. ai cc.tt. in data 11 maggio 2017, cui è stato chiesto di verificare se la patologia polmonare causa dello shock fosse già in essere al momento delle predette visite e se, quindi, la sua mancata rilevazione fosse dipesa da una condotta negligente o imperita dei sanitari».

LE CONCLUSIONI DEI PERITI
Ad escludere anche per i dottori Muro e Malgeri sono gli stessi consulenti, che hanno ripercorso le fasi della malattia e quali sono stati gli interventi che vennero posti in essere dai due sanitari: «Anche sul punto le conclusioni dei consulenti consentono di escludere possibili profili di responsabilità atteso che: i reperti autoptici non consentono di stabilire la data, meglio il periodo, di insorgenza della patologia polmonare e, quindi, di formulare in termini di certezza conclusioni al riguardo; dagli atti non emergono segni clinici obiettivi indicativi di una esistenza della patologia, anche solo in uno stadio iniziale, al momento della visita pediatrica o al momento della visita presso il pronto soccorso in data 6 gennaio 2017; nello specifico la tosse manifestata dalla bambina, che indusse i genitori a richiedere la consulenza pediatrica, è segno clinico che si associa normalmente (anche) al raffreddore, di tal che esso non può ex se ritenersi indicativo di una incipiente patologia polmonare; il lieve rialzo della temperatura corporea della piccola registrato al momento della visita ospedaliera del 6 gennaio appariva certamente compatibile con la sindrome influenzale diagnosticata e, come tale, non richiedeva alcun trattamento farmacologico diverso da quello prescritto nella occasione dai sanitari: è verosimile, e comunque non può escludersi sulla base della indicazioni fornite dalla letteratura scientifica, che nella fattispecie su di una patologia da raffreddamento di origine virale vi sia stata una sovrapposizione batterica ad improvvisa insorgenza, manifestatasi repentinamente nella notte successiva al 6 gennaio, con un decorso rapido e fulminante».
Si sono realizzate una serie di concause imprevedibili, soprattutto nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, con la sovrapposizione batterica che ha creato un processo irreversibile, come sostenuto dai consulenti. A fronte di un quadro ben delineato il pubblico ministero in quest’ultimo passaggio esplicitamente si dichiara d’accordo su ciò che hanno concluso i propri periti: «Sulla scorta di tali indicazioni medico legali, da potersi pienamente condividere in ragione della adeguata argomentazione scientifica a sostegno delle stesse, si apprezza la aderenza delle condotte dei sanitari che ebbero in cura la piccola Tea agli ordinari standard di perizia e diligenza dettati dalla scienza medica in relazione al caso specifico e, comunque, in difetto della possibilità di poter formulare un giudizio esplicativo certo sul momento di insorgenza della patologia polmonare causa dell’exitus, la mancanza (intesa anche come impossibilità di positiva dimostrazione) di qualsivoglia nesso causale tra l’operato dei medici e l’evento».
Dobbiamo dire la verità, che in questa indagine c’è stato un pubblico ministero che si è dimostrato particolarmente celere (ed è lo stesso che sta coordinando le indagini per il sisma di Casamicciola e Lacco Ameno del 21 agosto scorso), che ha imposto un percorso serrato. Disponendo che la polizia giudiziaria compisse gli atti di sua competenza senza tentennamenti e chiedendo al tempo stesso ai propri consulenti di approfondire gli aspetti medici e giungere ad una conclusione rapida per rispondere alle giuste richieste di giustizia che provenivano dai genitori della piccola e dagli stessi indagati.

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