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venerdì, Maggio 3, 2024

La bravata mortale e il progresso

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4ward di Davide Conte

Si può morire per una bravata? Non è certo la prima volta che succede. Eppure, nonostante ciò, ogni volta ci si spadella a puntare il dito contro rimedi fin troppo invocati e mai adottati; tutti ci improvvisiamo psicologi, sociologi, esperti di traffico, infortunistica, stupefacenti, medicina o di questo o quell’argomento e, peggio ancora, (falsi) moralisti del cavolo. Giusto il tempo di far passare un po’ d’acqua sotto i ponti, rifugiarci puntualmente ciascuno dietro i cacchi propri –la cui importanza varia secondo i soggetti in questione- e tornare allo squallore di quella normalità che porta lentamente all’oblio.
Oblio, proprio così, quello che per definizione Treccani è “Dimenticanza (non come fatto momentaneo, per distrazione o per difetto di memoria, ma come stato più o meno duraturo, come scomparsa o sospensione dal ricordo)”; quello per il cui ottenimento, nell’ambito del web, la povera Tiziana Cantone ha lavorato invano, tramite il suo avvocato, prima di togliersi la vita a trentun anni. Tiziana, della quale non starò qui a ripetere la storia fritta e rifritta, è morta per i lunghi postumi di una bravata, una guasconeria mediatica self-made in quanto “voluta”, in perfetta consapevolezza, ma di cui non aveva neppur lontanamente immaginato gli strascichi.
Anch’io, a suo tempo, ho visto alcuni dei video di Tiziana sui cellulari di amici ben più giovani di me e devo dire che mi divertì molto la spudoratezza di questa ragazza, pronta ad offrirsi in tutto e per tutto a questo o quel partner per poi finire –consapevolmente- in pasto alla rete e ai suoi cannibali. Immaginai secondi fini da parte sua, obiettivi che neppure adesso mi sento di escludere: un briciolo di arrivismo verso una carriera da pornostar, da scrittrice hard o chissà quale altro genere di ben redditizia visibilità per cambiare in meglio la propria vita. Una valutazione da persona comune, la mia, anche se decisamente supportabile dai fatti, seppur con la prudenza di chi, nel leggere un tantino i giornali (a volte anche qualcuno estero), aveva avvertito il pericolo ancorché remoto di qualche contraccolpo. Invece… eccoci qui, dopo neppure un paio d’anni, a parlare al passato di una giovane vita, per giunta nostra corregionale, che ha subito il repentino colmarsi di quella distanza tra sé e quel maledetto contraccolpo, culminato nel più estremo dei gesti autolesionistici.
Quando si diventa genitori –non mi stancherò mai di scriverlo- si cominciano a vivere timori mai conosciuti prima di allora, vivendo in prima persona forme di insolita, sconosciuta viltà. Una storia come quella di Tiziana Cantone, cavalcata o almeno conosciuta più o meno da chiunque bazzichi il web con una certa costanza, più che attrarre per l’aspetto squisitamente erotico che è stata in grado di sprigionare con immagini intensamente trasgressive e al limite della perversione (lasciarsi scoprire e sgridare dal residente della zona nel pieno consumarsi di un rapporto orale in strada, accanto all’auto), avrebbe dovuto suscitare innanzitutto l’indignazione di chi è preposto a controllare e/o reprimere questo genere di fenomeni mediatici, non fosse altro che nell’immaginare un proprio figlio o una propria figlia possibili vittime predestinate di una bravata che, voluta o meno, li avrebbe potuti segnare per tutta la vita.
Pensavo… Forse la povera Tiziana avrà anche messo nel conto un possibile colpo di boomerang, una caduta rovinosa durante un’insolita corsa ad alta velocità verso chissà quale traguardo; e con tutta probabilità, fino all’ultimo, anche la piena consapevolezza della sua preponderante responsabilità per quanto accaduto avrà inciso fortemente sulla sua decisione finale, forse più dell’esito di una sentenza che in tanti hanno commentato positivamente ma che, di fatto, l’ha vista sconfitta sia sul piano morale che materiale. Ma è altrettanto vero che niente e nessuno l’ha messa in condizioni di proteggersi da queste evenienze alquanto scontate; niente e nessuno le ha offerto un elmetto o un casco protettivo, neppure uno di quelli scarsamente omologati venduti a due soldi su una bancarella piena di “pezzotti”: il “sistema”, in tutti i suoi gangli vitali, ha fatto sì che la storia di Tiziana facesse il suo corso in modo indisturbato, finanche in sede giudiziaria, allorquando è stato sancito, come riportato ieri dal Corriere della Sera, che “non si ritiene che rispetto al fatto pubblicato sia decorso quel notevole lasso di tempo che fa venir meno l’interesse della collettività alla conoscenza della vicenda”. Come dire, la Legge ti impone un tempo minimo anche per dimenticare ed essere dimenticata e, come se non bastasse, ti condanna a ventimila euro di spese.
Tiziana Cantone non sarà certamente l’ultima vittima del cyber-bullismo, così come non è stata la prima e non sarà l’ultima a rischiare, per una bravata che ne metta in mostra questa o quella impudenza, di raggiungere e superare la soglia del suicidio. I tempi e i modi della nostra società, pur pronti a farci correre velocemente verso traguardi e profitti conseguiti con un mare di proclami, tanta abilità ed altrettanto egoismo, non sono ancora maturi per comprendere non solo le priorità per un’agenda politica che si rispetti, ma finanche le più elementari forme di controllo di un progresso che appare sempre più pericolosamente il carnefice della nostra smania di eccessiva libertà e modernità.

1 COMMENT

  1. VERA PREVENZIONE ? , …….. ma chi la vuole veramente ??
    UNITI DEBELLEREMO queste violenze quali :
    Femminicidio, Stupri, Molestie, Aggressioni, Violenze, Stalking, Pedofilia, Mobbing, Discriminazioni, Abusi, Furti, . ..SOS…. Sequestri, Rapimenti, Scomparsi , Bullismo e Cyber bullismo….BAMBINI LASCIATI IN AUTO…..
    ottenendo Tracciabilità, Rintracciabilità, Storicità del tracciato, Geo-Localizzazione , Ascolto da remoto…..
    http://youtu.be/DI0kzdfbvKM

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