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venerdì, Maggio 3, 2024

Enzo, difficile essere leader

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4WARD di Davide Conte

Enzo Ferrandino è una brava persona! Esordisco così perché, fondamentalmente, credo lo meriti e, al tempo stesso, non merito io il sospetto di flirtare con lui, politicamente parlando. Basterà continuare a leggere questo editoriale per renderVene conto.

Brava persona non significa essere un fesso, così come essere abile politicamente non vuol dire risultare per forza un buon amministratore. Ho avuto modo di conoscere Enzo sia dalle cronache politiche quando ero fuori dall’agone, sia quando, nei due mandati cominciati nel 2002 e nel 2007 ci siamo trovati in entrambi i casi sui diversi lati della barricata: io in maggioranza nel primo, lui nel secondo. Ci siamo confrontati, talvolta scontrati, ma è rimasto sempre inalterato un certo rispetto reciproco, fatto innanzitutto di franchezza a tutto tondo, salvo qualche attacco gratuito e strumentale che nei miei confronti, insieme a suoi colleghi decisamente più insipienti di lui, conoscendomi avrebbe potuto risparmiarsi, essendo andato oltre il semplice gioco delle parti.

Ad Enzo non ho mai perdonato la firma di sfiducia alla nostra Amministrazione, nel 2006: un atto dovuto per chi aveva cominciato quel mandato in minoranza, un impegno non rispettato per lui nei confronti di un galantuomo come Peppino Brandi. Così come altri pare non gli abbiano perdonato di essere venuto meno al proposito di candidarsi a Sindaco, nel 2007, per poi cedere il passo a Giosi Ferrandino e godere, a loro giudizio, in termini di voti personali, della sovraesposizione ricevuta dal gruppo di amici che lo sosteneva e ai quali, in questo modo, avrebbe rosicchiato consensi.

L’investitura a vicesindaco nel mandato in corso avrebbe dovuto rappresentare la legittimazione a successore dell’attuale primo cittadino nella campagna elettorale della prossima primavera. Ne è conseguito, da parte sua, un insolito presenzialismo mediatico, che lo vede attivo su tutti gli argomenti che riguardano il Paese, talvolta con maggior compiutezza, altre volte con dichiarazioni condite dalla necessità di esserci a tutti i costi, anche quello di apparire fuori luogo o addirittura scontato e qualunquista. Purtroppo per lui, a quanto pare, la sua maggioranza è tutt’altro che coesa sul suo nome: tutte o quasi le trame che si stanno intessendo verso le elezioni 2017 e che il nostro Quotidiano solo in parte ha forse un po’ ingigantito, riportandone però fedelmente la sostanza, non remano nella sua stessa direzione, o almeno sembrano mostrare un legittimo scetticismo allorquando il candidato in pectore dell’amministrazione in carica appare già scaricato dal suo primo cittadino. Enzo e Giosi, lo so per certo, vivono da separati in casa: fonti autorevoli in quel di Via Iasolino mi riferiscono che già uno scambio di messaggi WhatsApp rappresenta tra loro un momento di comunicazione della massima intensità, ma dalla costanza a dir poco rara; la stessa fonte, mi riferisce che molto spesso il sindaco preferisce affidare a terzi dell’entourage la classica ambasciata “ricìtece a ‘chill che…”, riuscendo in rari casi a riscuotere uno schietto ma pericoloso “Scusa sindaco, ma sta nell’altra stanza. Perché non glielo dici tu?” Ultimo solo cronologicamente, alla processione di San Giovan Giuseppe di pochi giorni fa, laddove ancora una volta i mugugni lungo il passaggio di Giosi col tricolore sono stati tantissimi, Enzo ha scelto di non occupare la primissima fila accanto al suo sindaco, così come gli competeva, restando un passo indietro insieme al collega di Giunta Paolo Ferrandino (altro coraggiosissimo nel rinunciare al suo mandato consiliare per fare l’Assessore con un sindaco così).

Non è un caso che l’intervista rilasciata al nostro Direttore e pubblicata sia in edicola, sia on line, abbia lasciato l’amaro in bocca a chi, come me, buongustaio della politica anche chiacchierata, si sarebbe aspettato da Enzo non una carrellata di ovvietà sui massimi sistemi, ma un discorso da leader che, di fatto, lo incoronasse nel Paese, prima ancora che nella sua eterogenea cordata: invece, ecco frasi fatte a iosa, i soliti ragionamenti su obiettivi e scelte programmatiche che non convincono più nessuno, ma soprattutto laconiche affermazioni in merito alla sua candidatura a Sindaco. Quando dichiari, infatti, che “se per le prossime elezioni ci sarà un progetto politico fondato su proposte incisive per le problematiche del paese e supportato da persone in un’ottica di forte coesione, io la mia disponibilità l’ho già data. Eventualmente sarò della partita. Viceversa, non ravvisando la presenza di questi elementi che per me sono fondanti, chiaramente le determinazioni saranno diverse”, stai ufficialmente palesando la tua inequivocabile debolezza e l’assoluta incertezza, sia nel tuo modo di porti, sia verso ciò che ti aspetta. E poco dopo, conforti ulteriormente questa tesi rispondendo ad una domanda sull’accordo Ferrandino-De Siano (che di fatto vorrebbe silurarlo all’ultimo minuto, sfilandogli numerosi pezzi dal mosaico di coalizione), provando a cavartela con un laconico “io penso di no, non ho riscontri in questa direzione.

Enzo ha una presenza amministrativa senz’altro più lunga della mia: io ho cominciato nel 2002, lui –se non erro- nel 1994. Tuttavia, pur convinto che la sua strada verso la candidatura a Sindaco d’Ischia non sia ancora definitivamente compromessa (capiremo, infatti, nel tempo, quanto Giosi sia ancora in grado di decidere per gli altri o troverà porte chiuse come avvenne a Casamicciola quando tentò invano di far cadere D’Ambrosio), credo che nel suo percorso ci sia un errore di fondo imperdonabile ed irreversibile: l’assenza di una palese discontinuità con il progetto politico di maggioranza ad Ischia dal 2007 ad oggi. In linea di principio, è fin troppo facile paventare il rischio di trovarsi, come affermato da Enzo nella sua intervista, “difronte ad amministrazioni che vincono le elezioni con ampio suffragio ma che poi, per una serie di spinte opposte e contrapposte finiscono, nella quotidianità, di non dare le risposte che la cittadinanza si aspetta”; o ricordare che “se oggi c’è una sfiducia della gente rispetto alla politica la causa è da ricercarsi nel fatto che la politica stessa, per troppo tempo, per giochi asfittici ed oziosi non è stata in grado di rispondere ai problemi della quotidianità.” Ma quando di quel genere di amministrazione sei stato parte integrante da sempre, su cosa pensi di poter fondare le giuste garanzie per un futuro migliore, guadagnandoti così la fiducia di un elettorato fin troppo provato e ormai votato all’antipolitica più ostinata? Su una cosa, però, Enzo ha ragione: “Ischia non ha bisogno di un quadro politico che nasca da una fusione a freddo all’interno di un laboratorio dei vertici”. Nel Comune di Ischia, infatti, vertici degni d’essere definiti tali, proprio non ce ne sono. E Tu, caro Enzo, stai lentamente smarrendo la retta via per una futura leadership, dimenticando (o facendo finta di dimenticare) che più lontano resti da certi elementi, più possibilità avresti di riuscire nell’intento.

Comunque sia, in bocca al lupo, amico mio: essere leader non è da tutti!

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