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lunedì, Maggio 20, 2024

26 novembre. A quelli che non hanno neanche il dolore da sopportare

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Editoriale di Gaetano Di Meglio | Scrivi un testo sulla tragedia di casamicciola novembre 2022: “La frana di Ischia, che ha colpito il comune di Casamicciola Terme tra il 25 e il 26 novembre 2022, è stata causata da una combinazione di fattori, tra cui la crisi climatica e la scarsa manutenzione del territorio . La frana ha distrutto case, strade e macchine, causando la morte di almeno otto persone (in realtà sono 12, ndr). Secondo gli esperti e i politici intervenuti fino ad ora, la poca cura del territorio è stata la principale causa di questo tipo di eventi. Sono state registrate 126 mm di pioggia tra la mezzanotte e le sei del 26 novembre 2022, un dato record degli ultimi 20 anni. La frana si è staccata dal monte Epomeo e si è diretta verso il mare, distruggendo tutto ciò che ha incontrato sulla sua strada. La storia di Ischia è segnata da tragedie ambientali e abusivismo edilizio. Mi dispiace molto per la perdita delle vite umane e per i danni causati dalla frana. Speriamo che le autorità locali e nazionali possano fare di più per prevenire simili tragedie in futuro”.

Cosa sta facendo il governo per aiutare la popolazione colpita dalla tragedia? “Il governo italiano ha dichiarato lo stato di emergenza per la frana di Casamicciola Terme e ha stanziato fondi per aiutare le vittime e le famiglie colpite. Inoltre, il governo ha inviato squadre di soccorso e di ricerca per aiutare nella rimozione delle macerie e nella ricerca di eventuali sopravvissuti. Il governo ha anche promesso di rivedere le politiche di gestione del territorio e di prevenzione dei disastri naturali. Speriamo che queste azioni possano aiutare a mitigare gli effetti della tragedia e a prevenire simili eventi in futuro”
Ci sono stati altri eventi simili in Italia negli ultimi anni? Sì, ci sono stati altri eventi simili in Italia negli ultimi anni. Ad esempio, nel 2018, una frana ha colpito il comune di Castellammare di Stabia, causando la morte di due persone. Nel 2019, una frana ha colpito il comune di Cetara, causando la morte di una persona. Nel 2021, una frana ha colpito il comune di Atrani, causando la morte di una persona. Questi eventi hanno evidenziato la necessità di una maggiore attenzione alla manutenzione del territorio e alla prevenzione dei disastri naturali. Speriamo che le autorità locali e nazionali possano fare di più per prevenire simili tragedie in futuro.”

Per l’incipit di questo editoriale ho chiesto tre domande all’intelligenza artificiale di Bing, uno dei tanti tool che vanno tanto di moda. Perché? Perché la sensazione di oggi è quella di rivivere un altro giorno, completamente, inutile.
Siamo avvolti in un contesto di luoghi comuni e di un atteggiamento distante anche su un fatto che ci ha strappato, con violenza, quello che avevamo di più caro: 12 vite. Un giorno in cui ritorna, come un boomerang, quella sensazione di impotenza e di rabbia annacquata dai luoghi comuni.
Luoghi comuni che ci hanno privato di conquistare consapevolezza. Come collettività abbiamo archiviato tutto quello che è successo. Il dramma è rimasto a chi lo aveva. Il disagio anche. La rabbia è scomparsa. E come per tutte le altre tragedie che abbiamo attraversato, anche questa è andata sul solito binario. Quello che fa una sola fermata, presso la stazione di “tanto non è capitato a me”.

Abbiamo perso un’altra volta. Il terremoto del 2017, che oggi viaggia sullo stesso treno chiamato Legnini, non ha lasciato nessuna lezione. Il tempo trascorso a fare i conti con i danni è servito a poco. È passato via senza lasciare nessuna traccia comune. Però ha scavato profondo nella vita di pochi.
E a questi pochi vorrei dedicare il restante di questo spazio. A quelli che non fanno parte dei conti ufficiali. A quelli che vanno avanti sapendo di essere rimasti sospesi con le emozioni. A quelli che non hanno neanche il dolore che li accompagna nei giorni normali. A quelli che decidono la propria vita controllando l’app del meteo e a quelli che ancora oggi restano con la mente in stand by. In pausa con le decisioni. In pausa con la scelta di fare una lavatrice. In pausa con quello che sarà domani. A quelli che si dicono “non è toccato a me”.

Silenziosa e incappucciata, venerdì sera, una di quelle che non ha neanche il dolore da sopportare e da affrontare, aveva gli occhi spenti e una domanda che ritornava attuale: “come faccio a non aver a paura?” Questo è il punto cruciale e questo è il nodo che ferma il racconto un anno dopo.

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