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domenica, Maggio 5, 2024

Per Silvio, già caimano, non basta un semplice coccodrillo | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 13 giugno 2023

Mai avrei pensato di dover scrivere un “coccodrillo” per Silvio Berlusconi e non certo perché, come Lui stesso auspicò più di una volta, pensavo che avrebbe “campato almeno centocinquant’anni per mettere a posto l’Italia“. Ma voglio cominciare questo #4wd insolitamente lungo col racconto di una barzelletta che, quanto meno, sdrammatizzerà il momento, mettendo me stesso e Voi lettori più a proprio agio rispetto alle intenzioni iniziali.

Un giorno Berlusconi convoca i suoi più fidi collaboratori e chiede loro consiglio sul luogo della sua sepoltura. Il primo gli propone il cimitero monumentale di Milano, ma la cosa viene scartata perché troppo scontata. Il secondo gli propone il Verano a Roma, ma anche questa proposta non ottiene buona sorte. Il terzo si fa avanti col Pantheon, ma non sortisce effetto migliore in quanto giudicato già troppo inflazionato. Solo il quarto, dopo aver molto riflettuto, dice la sua con relativo successo: “Dottore, credo di avere l’idea giusta: potremmo azzardare l’ipotesi del Santo Sepolcro. La cosa si potrebbe fare, ma lei lo sa, quelli sono ebrei: chiedono trenta milioni di euro.” E lui, di tutto punto, gli risponde: “Cacchio, dieci milioni al giorno…

Sono stato il primo berlusconiano dell’isola d’Ischia e anche oggi che, ormai da due anni, non milito più in Forza Italia, vado fiero della mia scelta del novantaquattro e dei ventisette anni di militanza ininterrotta. Politicamente ho sempre rispettato il cane per il padrone o, come i cattolici-modello quale non mi ritengo, ho tenuto in spesso indebita considerazione certi “sacerdoti” solo in quanto “ministri di Dio”. Per me Forza Italia è sempre stata il suo Presidente, con i riconoscimenti (pochi) e le ingiustizie (tantissime) di un pesce che troppo spesso puzzava dalla testa, premiando quasi mai quelli della prima ora o i veri meritevoli, ma che comunque difficilmente perdeva il suo pregio e il suo fascino agli occhi di quelli come me che continuavano a crederci sul serio e a lavorare sodo.

Berlusconi seppe conquistarmi da imprenditore, prima che da politico, per cui seguirlo in un percorso di parte così lungo è stato il più classico degli automatismi di un rampante ventisettenne che, finalmente volentieri, decideva di affacciarsi in politica. Indimenticabile il nodo alla cravatta mentre guidavo, in ritardo, verso il Palafiera di Roma (primo appuntamento pubblico con Lui). Così come la corsa in barca a Capri per scattare la prima, storica foto insieme al Quisisana, nel ’99.

Vado fiero di aver fondato il partito a Ischia, di aver partecipato alla designazione e all’elezione di uno tra i primissimi Sindaci azzurri d’Italia ma soprattutto, negli anni, di aver coordinato Forza Italia e un gruppo di amici che a Ischia si appiccicò addosso quell’etichetta di “berlusconiani” che ancora oggi la gente riconosce.

Dietro di noi, Giosi Ferrandino e Domenico De Siano si lasciarono coinvolgere dall’onda del nostro berlusconismo locale, salvo poi approdare in altri lidi. Ma del resto, come resistergli? Nel bene o nel male, il Cavaliere -come molti ancora amavano chiamarlo- è stato in grado di conquistare con fatti e concretezza anche i suoi più acerrimi delatori, che di attaccarlo ad ogni pie’ sospinto ne hanno fatto ben più di una ragion di stato o della semplice -si fa per dire- demonizzazione dell’avversario. E come se non bastasse, ha saputo dare dignità politica, sociale e professionale, miracolandoli -buon per loro- in tanta pochezza, a donne e uomini che tuttora, fedeli o meno che gli siano stati, si sono ritrovati parlamentari storici senza sapere neppure un’acca di cosa sia una campagna elettorale, un barlume di diritto costituzionale e men che meno un rapporto col territorio d’appartenenza.

Ovunque ha messo mano, Berlusconi ha posto in essere cambiamenti epocali, in politica come nel calcio, nell’impresa come nella televisione. E il suo passato, quello del primo cantiere edile del ’64 o di Mamma Rosa e la storia del suo invito a “farlo“, non manca di episodi legati alla nostra Ischia e non solo con le due visite che ci ha dedicato nel terzo millennio, precisamente nel corso delle suppletive 2004 e dopo il terremoto del 2017: Sandro Petti mi raccontò che una volta, negli anni ’50, fu invitato a Milano per ascoltare un duo che si sarebbe rivelato ideale per la stagione incoming al suo “‘O Rangio Fellone“. Entrato nel locale, si trovò davanti quelli che lui stesso definì “due pinguini (in smoking -ndr), uno al piano e l’altro al microfono, che con gli scogli come sedie e la carta igienica come tovaglioli al Rangio non ci azzeccano niente“. Naturalmente, i due pinguini erano Fedele Confalonieri al piano e Silvio Berlusconi vocalist e Sandro li bocciò in tronco. A saperlo…

E adesso, mentre un po’ tutti (persino quella magistratura che lo ha letteralmente perseguitato come mai accaduto con altro personaggio politico) gli stanno in qualche modo rendendo omaggio, sorge spontaneo chiedersi, tra un pur sofferto atto dovuto e la gioia di essersene finalmente liberati per sempre, quanto prevarrà l’assenza fisica di Silvio Berlusconi dal panorama politico nazionale o se, sorprendentemente come solo Lui sapeva fare quando si trattava di colpi ad effetto, il suo ingombrante ricordo nella nostalgia popolare degli elettori moderati italiani riuscirà ad avere ancora una volta il sopravvento. Ma soprattutto, mentre i funerali di Stato di mercoledì non gli daranno neppure il tempo di risorgere al terzo giorno come nella barzelletta iniziale, tra una camera ardente e l’altra, sorge spontaneo il quesito: alla vigilia ormai vicina del trentesimo anniversario della nascita di Forza Italia, senza il suo fondatore, chi assumerà quella leadership per la cui inevitabile successione Silvio Berlusconi non ha mai voluto lavorare seriamente, in preda com’era ad un ego tanto smisurato quanto pericoloso? E nel frattempo, mancando il collante della sua presenza, che ne sarà del partito e delle sue rappresentanze ai vari livelli istituzionali?

Un bel casino morire adesso, caro Presidente. Ma comunque sia, ora più che mai, fregatene e… riposa in pace!

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