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martedì, Maggio 7, 2024

Giuseppe Perrella e il porto di Lacco Ameno: “Hanno dato il game over al paese”

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Giuseppe Perrella e il porto di Lacco Ameno: “Hanno dato il game over al paese”
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Gaetano Di Meglio | La storia del porto di Lacco Ameno è una storia che dimostra quanto non debba fare una pubblica amministrazione. E’ il template, perfetto, di un disastro amministrativo in tutte le sue fasi. Senza voler ripercorrere le tappe di questa vicenda la sintesi è quella che abbiamo scritto ieri: il comune di Lacco Ameno non è riuscito a togliere il porto a Perrella con le vie amministrative e, per ripicca dopo aver perso in tutte le sedi giudiziarie, quest’anno ha pensato di togliere al porto sia l’acqua sia la fornitura di corrente elettrica.
Il resto della vicenda e tutte le motivazioni che le parti possono addurre sono relativi e secondari rispetto a quanto scritto nel capoverso precedente.
Dopo il racconto di ieri, in cui vi abbiamo raccontato la strategia del Comune, abbiamo chiesto a Giuseppe Perrella, l’amministratore di Marina del Capitello le sue riflessioni di questa annata nera per l’approdo turistico del Fungo.

Giuseppe Perrella di Marina di Lacco Ameno per commentare l’ennesima assurda storia del porto delle polemiche. L’ultimo atto che ti ha visto protagonista o vittima è quello del distacco della corrente elettrica. In poche parole, il comune non è riuscito a toglierti il porto, ma ha fatto in modo di renderlo inutilizzabile.
“Sì, hai centrato il punto. L’altro ieri è stato l’ennesimo atto di sciacallaggio che si è verificato nei pressi della cabina di trasformazione. Ci siamo resi conto di non avere più la corrente senza nessun preavviso. Il comune ha chiesto una sospensione di 30 giorni della fornitura di energia elettrica della cabina, che serve ovviamente alle aree portuali, senza avvertire”.

Ma c’era un malfunzionamento in questa cabina? Era urgente questa revisione?
“No, la cabina è perfettamente funzionante e non ha bisogno di nulla. L’unica cosa che va fatta è la verifica periodica della messa a terra e, per fare questo intervento, è necessario che la cabina sia in funzione e quindi eroghi corrente. Quello che ha fatto il comune è del tutto pretestuoso ed è al vaglio dei miei legali perché si sono configurati una serie di reati penali da coloro che hanno firmato gli atti. Ad oggi non ci siamo ancora mossi perché ci auguriamo che il dirigente di turno, che ha siglato quelle determine, rinsavisca e revochi questo stato di confusione rispetto a quest’erogazione della corrente elettrica”.

In poche parole, però, adesso che il porto è senza corrente, cosa fa?
“C’erano delle barche che erano venute a transito, cioè per un paio di giorni, per ripararsi dal maltempo, si sono trovati senza corrente e giustamente si sono lamentati del disservizio. Aspettiamo che migliorino le condizioni meteo in modo che vadano altrove. Le prenotazioni che avevamo per il week end siamo stati costretti a disdirle; quindi, il delegato del sindaco ha tolto corrente al porto e i turisti al paese. Per quanto concerne la mia posizione, sono sereno perché ribalterò tutti i danni causati all’ente e all’amministrazione. Al contempo mi dispiace per tutti quei commercianti che vivevano il fine settimana con i turisti che provenivano dalle barche”.

L’anno scorso, più o meno con le stesse modalità, il comune provò ad entrare in possesso dell’area, voi faceste capire che non poteva ed è stato l’ultimo atto. Quella è stata la resa del comune, il porto continua a gestirlo lei…
“Si, lo gestisco ai sensi di una normativa nazionale. Così come gli imprenditori gestiscono gli stabilimenti balneari e tutte le attività turistiche o ricreative. Lo ribadisco, piaccia o no all’amministrazione, il porto rientra tra le attività turistiche-ricreative, ragione per la quale sono prorogate sino al 31 dicembre 2023, più un ulteriore anno se si verificano determinate condizioni. Io mi attengo alla legge e loro, non potendo utilizzarla per ottenere il porto, cercano di fare i dispetti come il distacco dell’acqua corrente o dell’energia elettrica. Tutto questo provoca una miriade di disservizi che subisce il paese, non io. Ho uno staff di legali pronto a chiedere conto di tutti i danni all’amministrazione. Certamente dispiace perché ti costruisci un buon nome, dei clienti vengono perché affezionati a noi e non per il porto o per il paese perché lo trovano sporco, pieno di traffico. Non hai idea delle lamentele che subiamo quando rientrano nel Marina dopo aver messo piede in paese”.

Il comune l’accusa di non avere pagato l’acqua, la luce e i contributi dovuti per la gestione del porto stesso. Lei si è difeso e, fino ad ora, nessun giudice ha dato ragione al comune. A prescindere dalla questione economica, qual è l’impatto del porto di Lacco Ameno sulla sua economia? Si è fatto un’idea?
“L’approdo turistico ospita tra 250 e le 300 barche e lo gestiamo per l’80-90% per i soli transiti. Questo significa che non facciamo contratti stanziali, uno perché la precarietà di questi anni non ci ha dato la serenità di poter dire ad un diportista di fargli un contratto per sei mesi, due per scelta, perché su ciascuna barca mediamente ci sono dalle 4 alle 5 persone che moltiplicate per le 250 barche che vengono nel weekend, vuol dire che nel paese si riversano 1300-1400 turisti che vanno a spendere in ogni dove. Per ciò che concerne i post del sindaco, sono tutte bugie. Dice che devo versare 300.000 euro di Tari, i suoi legali hanno perso in tutte le sedi: i giudici in primo grado, secondo e in Cassazione hanno stabilito che la Tari non è dovuta per gli importi detti da lui e lo hanno condannato anche alle spese legali. Le sentenze dicono il contrario di lui. Inoltre, omette di dire che c’è un lodo arbitrale che li ha condannati a più di 300.000 euro di danni”

Ma il lodo è sospeso in qualche modo?
“No. Ad oggi è stato ancora reso esecutivo, ma è una sentenza a tutti gli effetti. Sono sempre dell’idea che questa diatriba vada risolta con un accordo”.

Quanti sono i procedimenti giudiziari tra penali e amministrativi che attivi nei confronti del Comune di Lacco Ameno?
“Allo stato attuale ci sono una quindicina di procedimenti civili, amministrativi e penali pendenti”.

Uno è quello dell’Evi: il giudice del Tribunale di Ischia prima ti ha dato ragione, poi ha riconosciuto le ragioni della controparte…
“Anche su questa faccenda, non c’entra nulla con il comune. Non studiano”.

Quanto le è costata la vicenda Evi? In realtà ora, però, non possono più dire che non paga l’acqua
“Certo, ci sono le autobotti. Finché ho potuto servirmene, abbiamo salvato l’approdo e abbiamo accolto i diportisti. Oggi, senza la corrente, non riesco più a dare il servizio. Abbiamo disdetto tutte le prenotazioni del mese di settembre”.

Quante ce ne erano?
“Basta pensare che questo weekend c’erano circa 160-170 arrivi di barche in transito. Stiamo rispondendo alle e-mail e chiamando per dirottarli nei porti di Casamicciola, Marina di Casamicciola, Cala degli Aragonesi e Forio”.

Tutto questo perché lei è l’uomo di Domenico De Siano?
“Domenico è una persona perbene, onesta e leale. Ognuno ha il proprio carattere. Sono fiero di appartenere a quel modo di pensare e a quel modo di fare politica”.

È collegato secondo lei?
“Certamente che lo è”.

Quando lei ha iniziato quest’avventura nel porto di Lacco Ameno era con Giacomo Pascale. Insieme avete subito un processo e siete stati assolti, dimostrando che l’operato era corretto. È possibile che solo la politica abbia ridotto il vostro rapporto in questo modo? Lei si è domandato perché?
“Non mi sono mai spiegato il perché. Pensavo che il sindaco avesse quel minimo di decenza nel dire determinate cose. Tutti mi dicevano che bisognava stare attenti ed oggi, purtroppo, mi devo ricredere e confermare che è così. Veramente ha superato ogni limite”.

Mentre i suoi rapporti con il consigliere comunale Giovanni De Siano?
“Non ho mai avuto rapporti”.

Ha detto che non poteva usare le autobotti
“Si. Venne con Vincenzo De Luise (padre del presidente del consiglio comunale di Lacco Ameno, ndr) ad intimidire i ragazzi che stavano sversando le autobotti nelle cisterne e, non appena arrivai, scapparono. Ci fu solo un breve confronto tra il consigliere delegato e il mio legale”.

Questa vicenda che lezione le ha lasciato? Ha la possibilità per fare impresa su altri fronti e non solo al porto…
“L’unica cosa che mi lega tanto a questa attività è la mia passione per la nautica. Su questa passione si costruisce una famiglia. I 21 ragazzi non sono miei dipendenti, ma amici”.

Adesso che hanno tolto la corrente e l’acqua, questi 21 dipendenti cosa faranno?
“Li ho riconfermati tutti e ho prolungato i contratti. Abbiamo fatto un ordine di due porte e un pallone di pallanuoto: se tutto va bene ci faremo una partita all’interno delle aree a me in concessione”.
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