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lunedì, Maggio 20, 2024

Ei fu! 5 maggio, è morta la giustizia a Ischia

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Non siamo la maledizione di nessuno. E soprattutto non siamo la maledizione del tribunale di Napoli o di tutta l’Italia. Siamo una piccola isola che merita rispetto e dignità. Per la giustizia, per la sanità, per i trasporti marittimi, per l’insularità, per la scuola, per la vita di tutti i giorni, per le difficoltà legate al mare che ci è intorno. Siamo una piccola isola che produce, che vive, che lotta, che combatte, che è complicata. E non per questo siamo una maledizione!

La storia dell’isola dell’ischia sarà, per sempre, legata al 5 maggio. La visita di Papa Giovanni Paolo prima, il Giro d’Italia poi e l’altro giorno, la morte e la fine del mondo della giustizia ad Ischia.

Una data che si conferma importante nel nostro calendario. Questo 5 maggio 2021 non lo dimenticheremo facilmente perché, diciamocelo, gli strascichi di questa vicenda avranno ripercussioni che neanche immaginiamo.

Nelle prossime pagine, nel dettagliato servizio di Paolo Mosè, vi raccontiamo il resoconto giudiziario di quella che è l’ennesima scoppola che si abbatte sul mondo della giustizia dell’isola d’Ischia. Una vicenda, questa che riguarda il Giudice Polcari che, in verità, svolge un ruolo marginale. La vicenda personale del giudice, infatti, non cambia la sostanza delle parole utilizzate per motivare il trasferimento per incompatibilità.

Non staremo qui a fare gli avvocati difensori di nessuno in particolare ma ci batteremo, per quel che poco che possiamo, affinché non ci venga leso un diritto fondamentale e ci venga garantito il diritto alla giustizia perché, sia chiaro, resteremo sempre un’isola. Saremo sempre 65 mila abitanti e le vicende dei singoli non possono e non devono influire sui destini dei molti.

L’aspetto che ci interessa da vicino e sul quale dovremmo ragionale è il paragrafo E1. Quello che il Consiglio identifica come “Il contesto sociale e giudiziario della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli”.

Una narrazione a tinte cupe che non ha nulla a che vedere con quello che sarà il futuro del Giudice Polcari. Che resti o che non resti non cambia la sostanza di quello che è scritto nella delibera del Consiglio Superiore della Magistratura.

Il racconto che ne viene fuori è ingiusto. C’è stato un obiettivo appannamento dell’esercizio indipendente e imparziale dell’attività giurisdizionale da parte del singolo? Forse si, forse no. Lo sapremo quando il “Plenum” dirà la sua sulla deliberazione della commissione. Nel frattempo, però, prendiamo atto che la giustizia a Ischia è morta!

LA GIUSTIZIA AD ISCHIA: MALEDIZIONE D’ITALIA

«Così come risulta dal relativo fascicolo personale, il dott. Eugenio Polcari, già assegnato alla Pretura di Thiene e poi al Tribunale di Vicenza, venne trasferito al Tribunale di Napoli con delibera consiliare del 16 luglio 2003 e fu destinato alla sezione distaccata di Ischia, così come risulta dalla lettura dell’ordinanza cautelare del 2 luglio 2004 emessa dalla Sezione disciplinare del Consiglio (ivi, pagina 2). Successivamente, proprio con tale ordinanza cautelare del 2 luglio 2004, il dott. Polcari venne sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. All’esito di un lungo e travagliato procedimento disciplinare, del quale si è dato conto nel paragrafo sub C), il dott. Polcari venne condannato alla sanzione disciplinare della perdita di due anni di anzianità; passata in giudicato tale sentenza, con decreto ministeriale del 1919 10 dicembre 2013 venne dichiarata la cessazione della misura cautelare della sospensione  dalle funzioni e dallo stipendio, fino ad allora applicata, con reintegrazione del dott. Polcari nelle funzioni giudiziarie e riassegnazione del predetto al Tribunale di Napoli. Il dott. Polcari venne quindi nuovamente assegnato alla sezione distaccata di Ischia, dove prese possesso nel  mese di gennaio del 2014; nel febbraio del 2018 l’interessato è stato poi nominato coordinatore della medesima sezione distaccata.

Come riferito dalla dott.ssa Garzo in questo procedimento, e come emerso anche dall’audizione del dott. Polcari, lo stesso dott. Polcari è particolarmente inserito nella realtà sociale ischitana, visto che proprio ad Ischia svolse l’uditorato – nel 1986 e presso l’allora Pretura mandamentale – e considerato soprattutto che il predetto vive ad Ischia e già ci abitava prima di esservi nuovamente destinato come giudice.

La realtà ambientale e sociale ischitana è sicuramente peculiare, anzitutto perché si tratta di un’isola, con la conseguente necessitata riduzione e limitatezza degli scambi, della mobilità territoriale e del confronto sociale, specie nella stagione autunnale e nella stagione invernale. Inoltre, come riferito dalla dott.ssa Garzo, la realtà sociale dell’isola d’Ischia è “particolarmente litigiosa” ed all’interno dello stesso ceto forense “c’è una grossa conflittualità”.

Concentrandoci poi sulla situazione organizzativa della sezione distaccata del Tribunale – si legge ancora -, essa si trova “in una situazione catastrofica”, così come sottolineato dall’allora presidente reggente del Tribunale di Napoli, dott. Dario Raffone, il quale ha in particolare sottolineato che era stata decisa la chiusura di tale sezione distaccata ma poi “la politica, il sistema, le pressioni, anche lecite perché si tratta di un’isola con 65 mila abitanti e 400 avvocati, hanno chiesto ed ottenuto non la riapertura, la sospensione della chiusura”; tuttavia, nel frattempo, “tutto il personale era andato via, quindi adesso a Ischia invece che 11 impiegati ci sono 2 impiegati che sono aiutati con un turno mensile di un impiegato che va a turno a Napoli; 1 o 2 con molte difficoltà, perché appena sentono che devono andare ad Ischia si mettono malati eccetera e lo stesso vale anche per i giudici. Quindi Ischia in queste condizioni è un presidio a rischio per la legalità … la maledizione di tutto il Tribunale di Napoli e forse di tutta l’Italia”.

Similare diagnosi è stata effettuata anche da parte della dott.ssa Garzo, la quale ha aggiunto in proposito che, nonostante tale situazione di sofferenza per l’ufficio, accade che “gran parte degli amministrativi che vanno in pensione dopo presentano domanda per poter continuare a svolgere la loro attività gratuitamente presso la sezione distaccata di Ischia”; per alcuni tale domanda è stata accolta, laddove è invece  emerso, dal colloquio intercorso tra la dott.ssa Garzo, l’avv. Giuseppe Di Meglio e l’ufficiale  giudiziario Antimo Puca, che una funzionaria presta servizio (o almeno prestava servizio) dopo il pensionamento anche senza essere stata autorizzata a farlo, il che ha determinato la presidente del Tribunale a segnalare la circostanza alla Procura della Repubblica la circostanza sarà approfondita nel paragrafo E.2).

Va altresì aggiunto, sempre quanto alla credibilità dell’amministrazione della giustizia sull’isola d’Ischia, che due magistrati professionali che vi sono stati di recente assegnati sono stati sottoposti a procedimento penale ed a misure cautelari di carattere coercitivo (cfr. quanto riferito in proposito dal dott. Raffone); uno di loro è stato poi rimosso dall’ordine giudiziario mentre l’altro è tuttora sospeso dal servizio per ragioni disciplinari.

Venendo quindi al contesto del Foro ischitano, così come sottolineato dalla dott.ssa Garzo esso risulta pervaso da una “grossa conflittualità”, che si è manifestata persino in un incontro svoltosi con l’allora Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, nel corso del quale il ceto forense locale aveva perorato la necessità “che la sezione continui a lavorare”, chiedendo interventi organizzativi, specie per quanto riguarda il personale amministrativo. Così come riferito sia dalla dott.ssa Garzo sia dallo stesso dott. Polcari, gli avvocati di spicco del Foro ischitano sono l’avv. Buono e l’avv. Giuseppe Di Meglio classe 1952; quest’ultimo, in particolare, è uno degli avvocati più noti ed “accorsati” nel contesto isolano ischitano (così il dott. Polcari); “uno degli avvocati che lavora di più ad Ischia” (così la dott.ssa Garzo), tant’è che vi sono, ancora oggi, “obiettivamente tantissimi giudizi” patrocinati dal predetto presso la sezione distaccata di Ischia.»

La battaglia per conservare il presidio di Giustizia a Ischia e nelle isole minori italiane è una battaglia sacrosanta, legittima e necessaria.

Una battaglia che lo stesso Presidente Raffone trova “legittima” ma che lo spinge ad affermare parole gravissime: “Quindi Ischia in queste condizioni è un presidio a rischio per la legalità… la maledizione di tutto il Tribunale di Napoli e forse di tutta l’Italia”.

Forse è un po’ troppo arrivare a dire che “Ischia è la maledizione di tutto il Tribunale di Napoli e forse di tutta l’Italia”. Un po’ troppo, per tutti. Non ci sembra che altrove il mondo della giustizia viva momenti di gloria. Non ci sembra che la cronaca di questi ultimi anni sia piena di grandi esempi di virtù. Alla fine, se vogliamo proprio essere legati alle motivazioni, stiamo parlando di un esposto dove si dice che il giudice va a cena o si fa il bagno gratis. Un po’ poco per diventare maledizione d’Italia.

La nostra giustizia viene uccisa e forse questa decisione sarà lo spunto per la chiusura della Sezione Distaccata di Ischia perché abbiamo una “grossa conflittualità”. Ci sembra che in Italia tra Palamara, Davigo, Greco e Morra esista la stessa “grossa conflittualità” che la Garzo ha letto nei rapporti tra gli avvocati Gianpaolo Buono e Giuseppe Di Meglio.

Un altro punto grave, al quale destiniamo attenzione è questo: “la credibilità dell’amministrazione della giustizia sull’isola d’Ischia” viene minata perché “due magistrati professionali che vi sono stati di recente assegnati sono stati sottoposti a procedimento penale ed a misure cautelari di carattere coercitivo”.

Ma davvero dobbiamo pagare dazio per le gesta del giudice Longo. Davvero dovremmo credere che la giustizia di Ischia possa essere misurata dall’azione di un giudice che era stato trasferito a Ischia il 22 gennaio 2018 e arrestato il 6 febbraio, 17 giorni dopo? Ma chi lo aveva destinato a Ischia? Chi ce lo aveva mandato a Ischia?

Stesso discorso per il giudice Alberto Capuano e per le sue vicende giudiziarie. Al netto del processo in cui è coinvolto e che sembra aver preso una piega diversa da quanto prospettato dalla Procura, davvero è la giustizia ischitana che perde credibilità? Possiamo mai essere colpevoli delle scelte che vengono compiute altrove e che, di fatto, noi subiamo? I giudici ce li mandano, non li chiediamo o scegliamo.

Il quadro dell’amministrazione della giustizia sull’isola d’Ischia si completa con un’altra definizione. Secondo i responsabili del tribunale di Napoli “la situazione organizzativa della sezione distaccata del Tribunale si trova in una situazione catastrofica».

Lo sappiamo tutti. Ma cosa è stato fatto per evitare che questa situazione diventasse “catastrofica”? Chi doveva intervenire per bloccare questa “catastrofe”? Chi doveva evitare che gli uffici amministrativi si svuotassero? Chi deve intervenire affinché il nostro tribunale possa funzionare con dignità ed efficienza?

Sono queste le domande che meritano risposte. Sono queste le problematiche che dobbiamo continuare a perorare. E’ ora si salire sull’Aventino dell’isola d’Ischia e difenderci anche al Consiglio Superiore della Magistratura. Fare barricate di dignità e rispetto.

Non siamo la maledizione di nessuno. E soprattutto non siamo la maledizione del tribunale di Napoli o di tutta l’Italia. Siamo una piccola isola che merita rispetto e dignità. Per la giustizia, per la sanità, per i trasporti marittimi, per l’insularità, per la scuola, per la vita di tutti i giorni, per le difficoltà legate al mare che ci è intorno. Siamo una piccola isola che produce, che vive, che lotta, che combatte, che è complicata. E non per questo siamo una maledizione!

3 COMMENTS

  1. Caro direttore il titolo di questo tuo fondo mi sembra piuttosto stonato.
    Io avrei scritto: “ finalmente giustizia…”

    • finalmente giustizia perchè, forse, si sposta un giudice? E che giustizia è? Il giudice di pace resta nel caos. Gli amministrativi sono fuggitivi. I poteri non sono toccati e chi doveva garantire un buon andamento della sezione distaccata non sono non l’ha fatto, ma ce lo rinfaccia anche…. Non c’è nessun finalmente da scrivere. Ahinoi

  2. Intendo dire che nel giorno in cui è stato beatificato il giudice Livatino, il provvedimento disciplinare che ha colpito un magistrato molto poco irreprensibile, assume un grande valore ed un significato speciale.

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