martedì, Ottobre 15, 2024

Ischia-Martina 0-3 ai RAGGI D. Calma Ischia, nessun dramma

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MISTER DANIELE SERAPPO | Calma Ischia, nessun dramma. Una gara si può perdere e lo si può far anche male. Anche in casa (diciamo). Del resto, siamo solo alla seconda giornata di campionato e si ha ancora un punto in più rispetto alla passata stagione. Quel che tuttavia non torna sono le troppe ombre di un gioco che ora comincia a latitare con sempre maggiore frequenza. Anzi, di gioco sinceramente io non ne vedo proprio…

SORPRESA MARTINA
Un Martina atteso giovane e sfrontato come poi s’è dimostrato sul campo, s’è schierato come ipotizzabile alla vigilia ma, nonostante ciò, le contromisure tattiche per creare lo spazio da attaccare e destabilizzare l’1-4-2-3-1 “a specchio” parrebbero non esser state assolutamente studiate in quanto tutti gli elementi della Fidelitatis, nessuno escluso, sono parsi molli, scarichi e soprattutto fermi. Per converso, la compagine pugliese sembra aver trovato a sua volta già la quadra nonostante il parlare della viglia di Pizzulli, considerando che i cambi rispetto alla gara d’esordio sono stati solo due (Mancini – in panchina – e il gigante d’attacco Ndabawedje sostituiti da Carucci e La Monica).

Va detto che la formazione ospite non ha messo in vetrina nessun fuoriclasse ma un football essenziale, pulito e con principi chiari che le hanno permesso di dominare a tratti la gara pur senza impressionare, semplicemente dimostrando di averne il controllo consapevole in ogni momento (sul pari, sul vantaggio, sull’allungo) con una difesa accorta, la notevole attenzione ad accorciare gli spazi tra gli esterni bassi e i trequarti esterni quando in non possesso (non offrendo mai vantaggi chiari ai gialloblù sul cambio di campo (mai visto, per carità) là dove avrebbe potuto soffrirlo di più, alle spalle della mezzapunta esterna, e disinnescando praticamente con sistematicità Battista e Quirino) ed ancora, ad adiuvandum, a supportare tantissimo con le corse di Tuccitto a destra (2004) e Carucci a sinistra (2006) l’azione propulsiva che vedeva Russo (destro a destra) e Silvestro (destro a sinistra) venire sistematicamente dentro il campo consentendo le imbucate di un fastidiosissimo (perché bravino, va riconosciuto) Mastrovito, un 2005 che l’anno scorso è stato mandato a farsi le ossa in Eccellenza.
Gli azzurri, giusto per capire, hanno un portiere over, cosa che in questa categoria fa sempre molta impressione.

LA SOLITA ONESTÀ INTELLETTUALE DI BUONOCORE
Così, apprezzando casualmente in uno zapping on-line le dichiarazioni rilasciate da Buonocore che ammetteva, a poche ore dalla sfida di Casalnuovo, di prendersi volentieri la vittoria in una partita sporca come quella di Coppa Italia in cui non aveva avuto tanto altro per compiacersi a patto di voler vedere una fase di costruzione più incisiva, alla fine della domenica gli isolani si sono ritrovati colpevolmente con aria neanche fritta tra le mani e molti dubbi da sciogliere. Magari anche in fretta.

L’AMICHEVOLE DI FORIO E I LANCI DI MATTERA
Lo scrivevo solo due settimane fa: quando probabilmente non tutti sono in grado di cogliere l’essenza filtrata di una partitina amichevole quale quella contro il Real Forio di Sanchez disputata peraltro verso la fine di agosto sotto un caldo cocente avevo visto due cose su tutte che non mi piacevano, poche idee e troppi lanci lunghi con una squadra che quindi era molto peggio che prevedibile. Solo nella prima frazione di Ischia-Martina ho contato la bellezza di sette lanci lunghi (sei di Peppe Mattera, a cui c’è da aggiungere pure due accenni di discesa con solito appoggio su di una intasata destra, e uno di Pastore) contro uno score di azioni manovrate pari a zero. Dico, zero. Non so se in tutto il campionato scorso ho mai visto sette lanci lunghi. Uno di questi poi, al minuto 8’13” con il Martina in uscita e ampiamente la possibilità di gestire un possesso che andava consolidato, s’è tramutato in un rilancio nel nulla che ha causato un possesso avversario di oltre 90”. Male.

Ora, nessuno mette in dubbio le qualità di Peppe Mattera come difensore (ma in prospettiva stagionale avrei evitato di perdere quel diesel affidabile di Montuori) ma ricordo a me stesso che in campo non servono le carriere e i palmares ma skills ed organizzazione al servizio di una squadra e ho la sensazione che qualcuno ad oggi abbia frainteso le caratteristiche del “33” o gli si chieda o gli si permetta – peggio – qualcosa di cui la squadra (soprattutto quella figlia dell’omonima ammirata lo scorso anno) non ha bisogno. Per semplificare, con Peppe Mattera non ci si è assicurati Mats Hummels e sarebbe utile magari non vederci un Materazzi (che tutti ricorderanno in una fortissima Inter pre-Mou di inizio millennio, incapace di vincere qualcosa perché di fatto sistematicamente si adoperava in inutilissimi lanci lunghi sulle punte Vieri o Adriano): qualche partita con quel tipo di costruzione (che poi non è neanche un cambio di gioco se parliamo di impostazione) puoi anche vincerla, ma alla fine non ci vinci i campionati!

L’ESEMPIO DEL GLADIATOR E DI PICASCIA
Se qualcuno ha avuto modo di assistere alla gara di sabato scorso tra Real Forio e Gladiator, avrà potuto apprezzare l’ottimo lavoro di Picascia, il centrale a quattro della difesa sammaritana che ha giocato con grandissima dovizia una infinità di palloni in impostazione giocando sia il corto che il lungo e sia in interno che in esterno, palleggiando con il reparto di centrocampo e gestendo la sfera con assoluta cura, quasi mai andando lungo per la rifinitura diretta e fino a trovare sempre l’uomo libero o nelle condizioni di affrontare un 1>1 comodo.
Poco sopra facevo ancora l’esempio di Hummels, il campionissimo del Dortmund, ora alla Roma, che gioca sapientemente il pallone da difensore perché in realtà nasce centrocampista. Mattera no, non nasce centrocampista (o lo è stato davvero in fasce) e questi lanci lunghi sono deleteri per una squadra che Buonocore per due anni ci ha abituato a veder ragionare pur nel principio della verticalità.

RIAVVOLGERE IL NASTRO DELLA GARA
Se si riavvolge il nastro della gara e (dolorosamente) si accetta di rivedere almeno la prima frazione si noterà come praticamente la squadra affida a Peppe Mattera la sfera già certa che egli sceglierà il lancio lungo e questo si riconosce proprio dall’atteggiamento non solo dei sui compagni di linea ma proprio da quello dei suoi compagni di centrocampo che non fanno mai un movimento per suggerirgli il passaggio: è chiaro che poi diventa tutto più complicato se gli avversari sanno gestire ed affrontare la palla scoperta o successivamente la seconda palla che ne scaturisce pressoché sistematicamente.

Con l’aggravante che più le cose non ti riescono, più l’avversario prende fiducia, tu ti siedi sulle gambe e prima o poi la partita finisce per spaccarsi senza possibilità d’esser ripresa.
All’Ischia 2024/25 avevo in estate chiesto di vedere quelle rotazioni di centrocampo che sono necessarie per attivare la manovra secondo il principio dell’imprevedibilità (lo avevo scritto ed applaudito perché i gialloblù si adoperarono ottimamente in questi termini nella vittoriosa trasferta sarda contro il Latte Dolce del 17 marzo scorso dove risultarono letteralmente imprendibili) e altri dettagli in rifinitura e conclusione come l’attacco del secondo palo: senza andare troppo oltre, in queste tre partite, quelle rotazioni che reputo fondamentali non ci sono mai state e i gialloblù si sono imballati. Helenio Herrera avrebbe parlato di “taca la bala” e di “movimiento”.

NESSUN 1>1 VINTO
Io vado così ben oltre le tre segnature e le due ottime traverse subite: s’è trattato della più brutta Ischia fin qui vista negli ultimi tempi, per me senza dubbio peggiore di quella vista perdente nella trasferta (poi salutare contro la Boreale dello scorso autunno) o della partita di Nocera dello scorso maggio dove si andava in campo per qualcosa di importante ed in cui solo determinate palpitazioni avrebbero potuto giustificare qualche attimo di incertezza (come avvenne) o lo sciagurato 0-4 contro la Romana dell’impegno play-off 23/24 perché in quel caso davvero non contava nulla (se non rispettare lo sforzo passionale, logistico e finanziario dei tifosi al seguito che avrebbero meritato altro mordente).

Oltre a non avere un’idea di gioco, oggi l’Ischia non vince un contrasto che sia uno, non vince un dribbling tecnico e neppure un dribbling fisico ma appare apatica anche nella lettura di situazioni palesemente pericolose: nella foto 1 si nota come si lascia con mollezza e superficialità che la sfera venga giù per il calcio al volo di Mastrovito (lo 0-2) laddove quello spazio andava aggredito con il sangue alla bocca per limitare l’azione del calciante (neanche nell’allenamento “stupido” del venerdì ricordo mai d’avere tirato da zona centrale una palla che viene giù comoda sul mio piede di calcio senza che nessuno mi faccia ostruzione o mi limiti la luce-porta).
Non di meno la superficialità se non la sufficienza con la quale s’è affrontata la rimessa laterale che ha portato alla segnatura dello 0-3. Può però essersi trattato solo di un brutto incubo, vediamo come ci si risveglia domenica prossima.

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