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venerdì, Marzo 29, 2024

Ischia saluta Giovanni Boccia, il pioniere dell’aperitivo: il panino caldo con la mortadella

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Sandra Malatesta | Dove andiamo stasera per mangiare qualcosa di buono e spendere poco? Ma da Boccia a Ischia Ponte “aret e chiazz” si rispondeva in coro. Quelli della mia generazione che hanno avuto pochi soldi in tasca e che non sapevano cosa fosse fare l’aperitivo, che tanti ragazzi di oggi fanno, ricevevano dei soldi il sabato e dopo essere andati al cinema o a passeggio o a qualche associazione culturale, prima di tornare a casa, andavano lì a comprare “il paniello di pane caldo” da imbottire di mortadella.

Il caldo del pane appena sfornato dava un sapore unico alla mortadella e un profumo incredibile passava tra di noi che seduti sui muretti vicino alla “Puteca dei Boccia” mangiavamo felici sperando che non finisse mai. Quel pane era unico, nessuno come quello e oggi mi sento di dire che è un pane ormai storico per Ischia. Giovanni D’Ambra ha lavorato tanto, ma sembrava che il lavoro e lui fossero una sola cosa. Tanta gente aspettava fuori al forno che era a fianco al negozio, e lui ogni tanto si affacciava e ci guardava dicendo: “Ancora un poco e sforniamo”.

Passando gli anni il figlio Luigi ha preso il posto del suo papà portando tante novità e trasformando una parte della salumeria in una specie di rosticceria. Poi anche i nipoti sono cresciuti e io ne ho avuti alcuni a scuola, due dei tre figli di Anna D’Ambra e Franco Impagliazzo (il nostro Taratà), Il dolce Andrea e la vivace e cara Luciana oggi mamma di tre figli e di un quarto in arrivo che sento spesso, e che sono rimasti con lo zio Luigi alla salumeria e al forno. Anche il figlio maggiore di Susi e di Enzino Sampieri, Antonio è stato mio alunno. Quella famiglia, tutta la famiglia D’Ambra i due fratelli e le tre sorelle, è stata parte dei nostri giorni. Poi i figli dei capostipiti hanno quasi tutti continuato quel lavoro che ci ha fatto felici tante volte con poco. Giovanni era tranquillo così come sua moglie, la cara Antonietta dedicata completamente alla casa ai figli e ai nipoti. Tranquillo come chi sa che sta facendo qualcosa che ama e quando si fa con passione il proprio lavoro tutto viene meglio e più buono.

Mi viene proprio da dedicare a Giovanni la frase che amo tanto di Confucio ed è questa “Trova il lavoro della tua vita e non lavorerai un giorno della tua vita”. Te la dedico con tutto il mio cuore Giovanni e stringo forte tua moglie Antonietta e I tuoi figli Anna, Assunta, Cira, Luigi e Mariangela con le loro famiglie, che conosco da sempre avendo vissuto anche a San Ciro con la mia famiglia, e essendoci visti sempre nella chiesa che mi ha vista sposa, con il nostro Don Luigi Trofa anche lui unico e inimitabile come le cose buone e belle che hanno segnato le nostre vite. Giovanni riposa in pace quella pace che faceva parte del tuo essere…Sandra

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