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sabato, Maggio 4, 2024

Adelaide Patalano: Aldo Pagliacci ha una dignitosa tomba nel cimitero di Forio

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Anna Lamonaca | È una donna  attiva, particolare, con una vita molto intensa Adele Patalano, lo si percepisce già quando si entra nella sua casa, tutto racconta di lei del suo vissuto: libri, ricordi, lettere e poi foto, tantissime foto che parlano della sua esistenza costellata di aneddoti, storie, ritratti di famiglia, amici,  persone che lei ha conosciuto, amato, aiutato. Mi sono recata nella sua casa, è stata proprio lei a contattarmi in questi giorni perché voleva raccontarmi una storia molto importante per la nostra Forio che forse non tutti conoscono e che riguarda un personaggio molto noto dalla vita controversa, un artista, un pittore, un incisore e liutaio: Aldo Pagliacci, uomo dal carattere difficile, frequentatore assiduo di Forio fin dagli anni cinquanta che ha fatto parte del gruppo di artisti che hanno orbitato in quegli anni intorno al Bar Internazionale di Maria Senese. Lo si vedeva spesso seduto ai tavolini del famoso caffè circondato da belle donne, intento a bere o coinvolto in appassionate ed interessanti discussioni sull’arte, sulla politica che finivano quasi sempre, dato il bicchiere di vino in più, con qualche fuori programma sul filo del rasoio quando, come ci racconta Pietro Paolo Zivelli, dalle parole gridate passava alle sane scazzottature. Come è noto dopo lunghi soggiorni  in America Latina, Stati Uniti, Roma, Pesaro, scelse Forio come sua seconda patria per vivere gli ultimi anni della sua tormentata vita, quelli in cui caduto in rovina, in seguito ad una malattia che lo portò a subire l’amputazione di una gamba, visse in solitudine circondato dai suoi gatti, dalla natura dolce del paesaggio e del suo giardino, dal rumore del mare che vedeva ed ascoltava dalle sue finestre e l’attesa di qualcuno che arrivasse per fargli compagnia, in un’antica casa situata in località Scentone, in Via Spine Sante e poi nel vicolo saraceno di San Giovanni. Adele mi racconta di essere stata fin da bambina un’appassionata dell’arte di Pagliacci che era un grande artista e di cui lei aveva potuto ammirare le opere esposte nelle case dell’elite ischitana e di averlo spesso visto in piazza presso il Bar Maria seduto a bere ed occupato nelle sue conversazioni, un uomo molto affascinante che poteva avere l’età di suo padre (era nato nel 1913). L’ammirazione nei confronti di quell’uomo e delle sue opere era per lei sempre molto grande, poi crescendo si era sposata ed era andata a vivere lontano da Forio poiché suo marito era un militare dei Ros, aveva perso notizie di Pagliacci per poi essere venuta a conoscenza solo successivamente della sua triste storia: Il pittore caduto in disgrazia per la malattia, solo e senza parenti e denaro, aveva vissuto di stenti donando i sui quadri o svendendoli per un piatto di pasta o una visita medica, quasi derubato della sua arte, era morto in povertà proprio in quel di Forio nel 1990 senza però che le istituzioni locali gli riconoscessero almeno da morto quel giusto tributo che egli aveva sempre sperato di ricevere in vita ed i suoi resti erano stati sepolti nella fossa comune del cimitero di Forio, questa notizia l’aveva gettata nello sconforto, ma essendo lontana non poteva far  nulla per il maestro. Una volta tornata nella sua casa foriana, a distanza di anni, il pensiero di dare una degna sepoltura, una bella tomba e di fargli onore come artista che diede lustro a Forio la tormentavano molto, così con l’aiuto dell’architetto Giampietro Lamonica e dopo essersi recata dal sindaco di Forio di allora il Dott. Franco Regine, con il patrocinio del Comune e con una delega firmata dalla moglie di Pagliacci riuscì a donare al grandissimo artista, le cui opere sono state tra le più incisive del panorama figurativo di quegli anni, tanto è vero che dalla critica è stato considerato il “De Chirico” di Forio, una degna sepoltura. Nei suoi quadri infatti troviamo donne considerate nella loro nudità dopo l’appagamento del piacere, la fedeltà opportunista del gatto, cavalli ed arlecchini cangianti che invitano alla tranquillità enigmatica. Oggi grazie alla premura di Adele Patalano esiste nel cimitero di Forio una bellissima lapide, degna di un uomo illustre quale lui è stato, sulla quale è incisa una frase scritta da Pietro Paolo Zivelli che sintetizza il significato intero della vita di quest’uomo. La lapide recita: “Sempre in cerca di avventura, mai appagato, quasi condannato ad una vita senza pace né tregua con amorevole cura di Adelaide Patalano, il Comune di Forio pose”. Quando ho chiesto ad Adele perché ha deciso di farsi portavoce di questa causa, lei mi ha risposto con un gran sorriso che nella sua vita ha sempre scelto di aiutare le persone in difficoltà partecipando a manifestazioni, scioperi, facendo volontariato, mi ha mostrato articoli di giornali,  di arresti, di battaglie politiche realizzate come comunista, soltanto per il suo amore nei confronti degli ultimi e a chi l’accusava di essere una senza Dio, lei invece rispondeva che un Dio per lei esisteva, non quello della chiesa, pur essendo amica di un noto cardinale Carlo Maria Martini e del Vescovo Strofaldi, parente di preti. Spesso l’accusavano di essere amica di Bertinotti che aveva conosciuto lavorando al Senato ai tempi di Berlinguer, della Iotti, Flamigni, Boldrini, la scelta di essere comunista per lei è stata dettata non solo dagli ideali politici, ma dal desiderio d’aiutare i deboli, gli ultimi degli ultimi, le persone in difficoltà è per questo che fin da giovane cercando di difendere un professore fu sospesa da tutte le scuole d’ Italia: “Sono sempre stata dalla parte dei deboli, dei poveri, delle persone sole, abbandonate, indifese, quando tornai e seppi che Pagliacci era morto feci di tutto per tirarlo fuori dalla fossa comune, cercai la moglie, loro erano divisi e avevano anche perso un figlio, scomparso, ne parlò “Chi l’ha visto”, io mi feci fare una procura  perché volevo avviare la pratica per realizzare la tomba a modello di quella per gli uomini illustri. Oggi vado in casa di persone molto ricche e vedo i quadri di Pagliacci, tutta questa elite benestante ha i suoi dipinti esposti, ma nessuno di loro si è mai fatto carico d’erigere una tomba per questo grande artista e sono fiera di aver combattuto questa causa, oggi  che anch’io ho 70 anni  desidero che nelle sue biografie ufficiali non si continui a dire che è stato sepolto in una fossa comune, invece penso che tutti dovrebbero sapere che Aldo Pagliacci ha avuto una degna sepoltura e tutti quelli che amano la sua arte possano andare a visitare la sua tomba a Forio nel Cimitero comunale. Aldo Pagliacci non ha mai voluto presenziare all’inaugurazione di una sua “personale”, era un uomo schivo ed è andato via in punta di piedi nella solitudine e nell’oblio. Non potevo permettere che fosse dimenticato da tutti.”

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