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Quanno ‘e figlie nun so ‘cchiu piezze ‘e core | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 4 giugno 2023

A un genitore, ma specialmente ad una mamma, toccate tutto ma non i figli! Il titolo della celebre melodia napoletana di Mario Merola, parafrasato a monte di questo editoriale, la dice lunga su un concetto vecchio quanto la terra e che vale, in qualche modo e con tante differenze, anche nel mondo animale, laddove una fattrice tende a proteggere i propri piccoli fino a compromettere la sua stessa vita.

Di un figlio, “stuorto o muorto”, si è quasi sempre orgogliosi, magari non necessariamente in sua presenza, perché il nostro vernacolo ci ricorda che “’e figlie se vasano ind’u suonno”, ma anche che “ogni scarrafone è bello a mamma soja”. Poter vedere realizzato un figlio nei suoi sogni, nei suoi obiettivi, nel formare una nuova famiglia con tutte le gioie e le incombenze che ne conseguono rappresenta in ogni caso uno degli obiettivi di un genitore, che solo quando ci riguardano direttamente possono essere vissuti e compresi nella loro interezza.
Il cuore straziato della Vergine Maria ai piedi della Croce è l’esempio-principe di una madre costretta a versare lacrime per la morte ingiusta del proprio figlio, sebbene consapevole che Egli si fosse immolato al disegno divino di salvare l’umanità. Ma quello di una madre costretta a rinnegare pubblicamente l’amore per il proprio figlio, giungendo al punto da scusarsi pubblicamente davanti a milioni di telespettatori “per aver messo al mondo un mostro del genere”, non trova definizioni utili e possibili immedesimazioni. Esattamente come quando un genitore sopravvive al proprio figlio e il vocabolario della lingua italiana non contiene un termine che definisca, come nel caso dell’orfano o dell’orfana, il padre o la madre che subiscono una sì innaturale disgrazia.

Il caso dell’omicidio premeditato (perché più premeditato di così si muore, altro che ucciso per stress) della giovane Giulia, incinta e venuta a conoscenza della doppia vita del suo compagno-carnefice, deve farci ampiamente riflettere, da genitori, su quelle sottospecie di cattive sorprese che a mo’ di fulmini a ciel sereno potrebbero, da un giorno all’altro, piombare nella vita di ciascuno di noi. E magari, per chi ci crede, pregare il Buon Dio di tenerci sempre lontani, insieme ai nostri cari, da questo genere di sopravvenienze.

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