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mercoledì, Aprile 24, 2024

Emergenza criminalità. L’allarme di Catello Maresca: «Il rischio è dove c’è denaro e si cercano soluzioni rapide per impiegarli»

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Ieri nel tardo pomeriggio al Royal Sunset di Forio si è svolto l’incontro, voluto e organizzato da Stani Verde, con il magistrato Catello Maresca. Un incontro dedicato a temi quali la legalità, la trasparenza, la partecipazione e la cultura, che è stato anche un primo test in vista delle elezioni comunali di Forio, nelle quali Stani sarà il candidato a sindaco dell’attuale schieramento d’opposizione. Dunque, un appuntamento importante, nell’ambito del quale il giudice Maresca ha risposto anche a diverse domande della stampa presente. Eccole.

Siamo in un momento delicato per la società, sia a livello nazionale che locale. Anche sui territori la politica stenta a ottenere la fiducia dei cittadini.
«Io credo che quando tante persone si riuniscono, discutono, riflettono è sempre una cosa positiva. Anzi bisognerebbe spingere affinché questi momenti siano più intensi, più proficui e anche più frequenti. Dunque farlo a Ischia, in un territorio che purtroppo ha subìto e continua a subire gli effetti negativi di una cattiva gestione, non voglio dire di una cattiva politica, ma di una programmazione non finalizzata alla tutela del territorio e dei cittadini che vivono su di esso, credo che sia ancora più qualificante per questo tipo di iniziative e per questi momenti di comunione e condivisione con la cittadinanza di problematiche  che vanno affrontate con competenza, professionalità e con attenzione».

Quali sono i legami che ha con l’isola d’Ischia?
«Guardi, io sono legatissimo all’Isola d’Ischia da tempo. Mio padre era un amante di questi luoghi e ha frequentato spesso l’isola, trasmettendomi questo amore e questa sua grande attenzione. Io torno spesso qui, anche nelle scuole, e qualche anno fa ho avuto l’onore di essere nominato cittadino onorario dell’isola d’Ischia, quindi la sento “mia”, e sento anche la responsabilità di dover dare a questa comunità qualche testimonianza. Sono importanti anche le sollecitazioni del pubblico di stasera (ieri, ndr), e di sicuro si tratta di momenti di partecipazione e di riflessione, cosa su cui io insisto molto: oggi abbiamo sempre fretta, spesso affrontiamo le questioni anche importanti con troppa superficialità. Dobbiamo quindi imparare, o meglio ricordarci che bisogna anche fermarsi a riflettere, acquisire competenze, confrontarci, perché tutte queste azioni rappresentano una crescita e un indice di attenzione per il territorio».

È tornato qui anche per la sua amicizia con Stani Verde.
«È un’amicizia veicolata da amici comuni. Stani fa parte delle tante persone dell’isola che lottano per il loro territorio e che lo fanno con quella passione che è indispensabile che venga unita ad altri elementi. Oggi anche la politica talvolta perde questi ingredienti. Io credo che la passione per il territorio e il modo in cui si affrontano le cose sia un elemento importante, un buon inizio per poi arrivare a dei risultati che i cittadini aspettano e a cui hanno anche diritto».

Stiamo vivendo un mese un po’ particolare: abbiamo vissuto l’arresto di Matteo Messina Denaro, poi il caso-Cospito, con il cittadino comune che si è trovato al centro di opinioni contrastanti, sulla valutazione dell’arresto, sull’operato della magistratura che da un lato si dice abbia lavorato bene e dall’altro viene vista come colei che tiene in carcere chi la pensa diversamente. Come si fa a far comprendere che non bisogna trovare soluzioni semplici a problemi molto complessi?
«Ho provato a fare qualche giorno fa una riflessione su un quotidiano, che partiva proprio dall’arresto di Matteo Messina Denaro e finiva sulla tematica del 41 bis e dunque sul caso Cospito, dunque con una linea sottile che accomuna queste due vicende. Ho provato a farlo mettendo insieme dei pezzi della mia esperienza: nel 2011, quando catturammo il capo dei casalesi Michele Zagaria, il numero 2 della speciale lista dei ricercati tenuta dal Ministero degli Interni, il numero uno era Matteo Messina Denaro. Entrambi in quel periodo avevano quasi lo stesso livello di latitanza, perché Zagaria sfuggiva da 16 anni e Matteo da qualche anno in più, per poi diventare trenta. Ho messo a confronto queste due esperienze, ricavando degli elementi comuni ma anche molte differenze, anche rispetto all’approccio e alla metodologia investigativa. È giusto farsi un’idea documentata, e del resto ciò è il senso di incontri come questo, e della mia partecipazione: portare un po’ di testimonianza qualificata, “qualificata” dal fatto che io l’ho vissuto personalmente e quindi posso portare un contributo in tal senso di un momento in cui – come disse Zagaria – lo Stato ha vinto. Infatti lo Stato vince sempre, e questo noi dobbiamo conservarlo come messaggio: prima o poi, magari con ritardo, però lo Stato poi arriva sempre ad affermare la sua supremazia, grazie a uomini e donne che combattono per l’interesse comune e che poi alla fine raggiungono i risultati».

Ischia e la pericolosità della malavita, le possibili infiltrazioni criminose: qual è –  per quello che si può dire, ovviamente – il feedback che avete “dall’altra parte” su questo tema?
«Da un po’ di tempo lavoro in Molise, quindi la realtà napoletana la conosco come voi dai giornali, e anche un po’ dalla logica deduttiva che traggo dall’esperienza professionale. Oggi è un momento particolare, forse ancora di più perché l’isola d’Ischia vive una doppia emergenza, e tali situazioni in genere portano dietro sempre una scia di rischio di infiltrazione criminale molto intensa, perché la criminalità organizzata va dove c’è il denaro  e dove si cercano soluzioni anche rapide per spenderlo e per impiegarlo, cioè laddove c’è l’emergenza. Abbiamo già avuto l’emergenza-terremoto in Irpinia nel 1980, poi l’emergenza rifiuti in Campania che è durata trenta anni, e che ha fatto della criminalità rurale una criminalità organizzata, strutturata, capace di infiltrarsi in altre parti del paese. Noi oggi dobbiamo denunciare, stare attenti, perché la comunità ha proprio l’obbligo di salvaguardare sé stessa, con processi virtuosi di elaborazione dei modelli organizzativi e di sviluppo, perché il fronte dell’investimento è quello di creare sviluppo. Se l’investimento fallisce, non solo non crea sviluppo, ma porta anche un incremento della criminalità, quindi  un doppio fallimento».

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