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martedì, Aprile 16, 2024

De Natale: “Il prossimo forte terremoto? Direi nell’area di Sulmona”

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Sull’evento sismico di questa mattina è intervenuto, in un lungo post, Giuseppe De Natale, noto esperto del settore.

“L’evento di oggi – dichiara – è stato davvero molto forte. Anche io e la mia famiglia l’abbiamo avvertito bene a Napoli. Infatti, in un primo momento pensavo fosse più vicino, non in Umbria-Marche, perché non pensavo si arrivasse lì ad una tale magnitudo (M=6.5)

In ogni caso, come scrissi già nel primo post subito dopo il primo evento il 24 agosto, purtroppo una serie di altri eventi di magnitudo simile era abbastanza prevedibile, perché tutti i forti terremoti italiani ben noti (ossia recenti, dal 1976 ad oggi) hanno avuto questa caratteristica. Quello che accade, come ho già detto, è che lo sforzo tettonico che prima era “mantenuto” da una faglia, quando questa cede va a sovraccaricare le faglie vicine, che dopo un certo tempo cedono. Questo accade a varie scale temporali, perché non è detto che il nuovo carico di sforzo porti la faglia a rompersi; ma comunque la avvicina alla rottura, magari anticipando il prossimo terremoto di qualche decina d’anni. Questo effetto, scoperto pochi anni prima sulla faglia di San Andreas (USA), lo identificammo e descrivemmo scientificamente per la prima volta nei terremoti italiani nella pubblicazione seguente, che si trova in rete ma purtroppo (data l’età, è stata digitalizzata posteriormente dalla rivista) senza alcune figure fondamentali:

Troise, C., De Natale, G., Pingue, F. e Petrazzuoli, S. Evidence for earthquake interaction in South-Central Apennines Italy) through static stress variations, Geophysical Journal International, vol. 134, 809-817, 1998.

In questo senso, certamente questi terremoti sono “figli” dei terremoti di L’Aquila del 2009, che ha “sovraccaricato” di sforzo le aree immediatamente a Nord e a Sud. Queste faglie, ed in particolare i primi eventi avvenuti più a Sud (Amatrice) sono infatti immediatamente a Nord di L’Aquila e di Campotosto Monti della Laga (più a Nord di L’Aquila, dove ci fu un evento forte successivo). A Sud delle faglie dell’Aquila ci sono due zone tettoniche molti critiche: Avezzano, che nel 1915 generò uno dei terremoti più forti mai avvenuti in Italia (M=7) e Sulmona dove i terremoti molto forti sono avvenuti diverse centinaia di anni fa ed è appunto “silente” da molto tempo. Questa questione è ben descritta da un altro nostro lavoro scientifico dedicato appunto al terremoto dell’Aquila ed ai suoi possibili effetti futuri sulle faglie limitrofe:

De Natale, G., Crippa, B., Troise, C., Pingue, F. Abruzzo (Italy) earthquakes of April 2009: heterogeneous fault slip models and stress transfer from accurate inversion of Envisat-InSAR data. Bulletin of the Seismological Society of America, Vol. 101, No. 5, pp. 2340-2354, doi: 10.1785/0120100220, 2011.

Anche questa pubblicazione può essere trovata in rete, ma non so se è scaricabile liberamente. Quindi, premesso che i terremoti non si possono “predire” in senso stretto, se mi chiedessero dove mi aspetterei il prossimo forte terremoto in Appennino direi nell’area di Sulmona, Infatti, l’accumulo di sforzo su questa faglia e su quella di Avezzano, dopo il terremoto di L’Aquila “anticiperà” il prossimo terremoto di circa trent’anni (rispetto al tasso di accumulo medio di sforzo tettonico). Noi però non sappiamo quanto sarebbe normalmente avvenuto il prossimo terremoto su questa faglia.

Poiché Avezzano ha “scaricato” gran parte della sua energia nel 1915, mentre Sulmona è “silente” da circa 400 anni, mi aspetterei che Sulmona sia molto più vicina al punto di rottura, e quindi i 30 anni di anticipo potrebbero portare ad una data vicina. Ovviamente, prendete queste mie parole con “le pinze”, perché ripeto non è affatto una previsione ma soltato una serie di considerazioni scientifiche (peraltro “filtrate” perché pubblicate su una rivista di notevole prestigio” intrinsecamente “incerte” ed inoltre basate su ipotesi che oggi riteniamo attendibili ma che domani potremmo scoprire non esserlo.

4 COMMENTS

  1. Penso proprio di sì, infatti il lago di Scanno nel terremoto dell’aquila scese di ben 6 metri se mi ricordo bene……..essendo un lago naturale del 17 A.C., con il terremoto si possono verificare delle rotture in fondo che creano una falda acquifera e la dispersione dell’acqua stessa.

  2. […] ma gli studi attuali parlano di causalità indiretta e di influenza temporale [cfr. fonte e fonte]. Anche il discorso sulle faglie è ancora controverso ma si esclude la continuità con […]

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