martedì, Dicembre 10, 2024

Controtempo, il singolo di Valerio Sgarra che esprime la recente ferita dell’isola

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Elena Mazzella | Il tempo, la sua sospensione, la vita che scorre e si perde in senso contrario, in tremendo anticipo. Controtempo. Questa la definizione che Valerio Sgarra, lo chansonnier appassionato che ama definirsi più poeta che musicista, adotta per presentare il suo nuovo singolo, Controtempo appunto, uscito ieri 29 gennaio su tutte le piattaforme streaming per la Reversus Records. Tempi forti, tempi deboli in un continuo contrasto ritmico, come tutto ciò che la vita ci riserva: un’appassionata melodia che non appena la si ascolta la si percepisce come un brivido che delicatamente ci accarezza la pelle fino ad arrivare alle nostre corde più profonde, provocando sensazioni contrastanti. Prendendoci contropiede.

Un brano ispirato dalla recente ferita che la nostra isola ha subìto (lasciando un’indelebile cicatrice) e che esprime tutto il dolore e l’angoscia verso la nostra impotenza davanti agli aventi naturali. “La recente tragedia dell’isola che mi ha adottato è lì, si intravede in chiaroscuro, ma non si lascia afferrare del tutto. E si mescola, nel ricordo, a tutte le altre piccole e grandi tragedie del mondo, che spesso si dimenticano troppo in fretta, controtempo” dichiara Valerio Sgarra, napoletano d’origine e ischitano per scelta da quasi 25 anni, per spiegare l’origine dei potenti versi che di getto ha composto per esprimere la sua personale visione di quella terribile tragedia in cui “la notte è caduta giù. Dai Monti, sulla città. Per ingannare il mare. Sui tetti della pazzia. La gente è rimasta là. Ad implorare il sole”.

Versi che nella loro potenza ritmica ci trasportano con immediatezza, senza alcun indugio, a quei terribili momenti che un po’ tutti noi abbiamo vissuto e che mai dimenticheremo. Attimi in cui “il sonno ha spazzato via la vita. Controtempo”, attimi in cui tutto è cambiato: ogni figura, ogni forma, ogni immagine, ha perso il senso originario per trasformarsi, attraverso un caleidoscopio immaginario, in una molteplicità di frammenti senza senso, spiazzandoci, contropiede.

“Giocattoli senza più padroni, in mezzo al fango” (che rimandano all’immagine di copertina del brano ispirata da una foto di Regina Buono scattata sui luoghi della tragedia), inanimati solo all’apparenza. Essi hanno raccontato con un muto ma inequivocabile linguaggio, un tempo che è stato e che mai tornerà più.

Ancora una volta Valerio Sgarra esprime le sue personali emozioni attraverso la poesia accompagnata dalla musica. Unico potente linguaggio divino che arriva al cuore di tutti noi, brivido che attraversa la pelle e che si insinua tra i tessuti della nostra mente, esorcizzando il dolore che ci portiamo dentro, in un continuo mutamento di colore e forma, trasformandolo, senza mai ripetersi, in qualcos’altro. Versi e musica che sfiorano le nostre corde delle emozioni, scuotendole e alleviandole, mentre con nuova consapevolezza ci accorgiamo che “il giorno è tornato già. Dai monti, sulle città. Controtempo”.

Del resto, questa innata e delicata capacità che Valerio possiede di arrivare con passo felpato al fulcro dei nostri sentimenti attraverso le sue singolari poesie scritte con le note, l’abbiamo già percepita nelle sue precedenti pubblicazioni.

Ricordiamo la pubblicazione del suo primo romanzo “Serenate a mano armata” nel 2013 al quale fa seguito, dopo due anni, la raccolta di poesie “Germogli di Noia” editi entrambi da A.R.T.I..  Vincitore della VXIII edizione del Premio De Andrè per la sezione poesia, in cui si distinse per l’originalità dei versi, l’autore ha sempre considerato lo scrivere come “un atto dovuto al confuso modo contemporaneo di usare il pensiero e la parola mischiando pericolosamente i generi, amalgamando quasi fastidiosamente il verso alla prosa e al calembour”.

E quando poi alla prosa si unisce la musica, il risultato è sorprendente e lo si può facilmente riscontrare in Omissis, il suo ultimo concept album che riassume i suoi 25 anni di live uscito nel 2021, che ha come protagonista la solitudine di una generazione, la sua voce strozzata e tutte le sue omissioni. Voce che ci porta nei meandri della solitudine di una generazione sempre in bilico tra il far tardi e il far presto (oggi direbbe Controtempo).

Controtempo
testo e musica Valerio Sgarra
arrangiamento Marco Calise e Valerio Sgarra
produzione, recording e mastering Marco Calise
Reversus Records ©️ 2023

Disponibile su tutte le piattaforme streaming

La notte è caduta giù 
Dai monti, sulle città 
Per ingannare il mare
Sui tetti della pazzia
La gente è rimasta là
Ad implorare il sole

E il sonno ha spazzato via la vita
Controtempo
Giocattoli senza più padroni
In mezzo al fango 

Il sonno ha portato via la vita
Dentro un sogno
Vissuto e perduto
Controtempo 

Il sonno ha portato via la vita
Nel silenzio
Di un sogno perduto
Controtempo

Il giorno è tornato già
Dai monti, sulle città 
Controtempo

Cenni biografici. Valerio Sgarra è nato a Bagnoli-Napoli nel 1973. A diciassette anni inizia a suonare come apprendista tastierista in una band di nome Deva che ripropone canzoni dei Doors e dei Velvet Underground. Imbraccia la sua prima chitarra durante il servizio militare. Dal ’95 al 98 suona con gli Scetavajasse, gruppo folk-punk di strada, frequentando il mondo delle case occupate, dei saltimbanchi e dei festival Buskers. Nel 2000 produce un disco autoprodotto e casalingo di 10 tracce originali dal titolo “Dovrebbe chiamarsi canzone”. Si trasferisce per un anno a Parigi dove suona voce e chitarra nei ristoranti, a metà strada tra la posteggia napoletana e il cantastorie. Inizia a frequentare come cantante-attore il teatro off napoletano partecipando a spettacoli di registi quali Vincenzo Maria Lettica, Domenico Mennillo, Cinzia Mirabella, Lucio Colle. Nel 2006 forma l’orchestrina “Le conseguenze del bancone” con la quale mette in scena alcuni spettacoli originali di teatro-canzone (Gritistiz, Ambulante teatro cantante, TortItalia) che hanno un buon riscontro nei piccoli teatri e nei club della scena campana. 2007: è ideatore della rassegna per cantautori “Canzoni all’asciutto” che per otto mesi di fila si tiene nei club del centro storico di Napoli. 2008: va in scena al Théâtre-Studio di Parigi con lo spettacolo “Italia mia- oratorio incivile per Pier Paolo Pasolini di Maurizio Braucci per la regia di Sergio Longobardi. Continua la sua attività di chansonnier solitario trasferendosi ad Ischia e proponendo il suo repertorio trasversale legato alla canzone d’autore (Brel, Waits, Cohen, De André, Bowie…). Nel 2010 partecipa al Napoli Teatro Festival con lo spettacolo “Diciotto carati” di Antonio Skatmeta, con il quale scrive a quattro mani alcune canzoni, per la regia di Giovanni Sacchetti. Nel 2011 scrive i testi delle canzoni di “Garibaldi amore mio” di Alberto Oliva, al quale prende parte anche come attore Nel 2013 pubblica “Serenate a mano armata” romanzo breve, con la collaborazione di ARTI (Area Ricerche Teatrali Indipendenti) dal quale trae uno spettacolo-presentazione-concerto che va in scena al Castello Aragonese di Ischia. Nel 2015 pubblica (sempre con ARTI) la sua prima raccolta di poesie “Germogli di noia”. Nel 2018 partecipa alla Festa sugli scogli di S.Anna di Ischia in veste di cantante e di direttore artistico della sezione musicale. Nel 2019 vince il Premio De Andrè – sezione poesia – giunto alla XVIII edizione presso la sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica. Nel 2021 pubblica Omissis, una raccolta di inediti che si muove attraverso diversi generi (dalla canzone italiana al blues, dal folk rock anglofono alla musica anni ’70).

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