Un cantiere che guarda al futuro, due scadenze che segnano il passo di un percorso di ammodernamento atteso da anni e un presidio ospedaliero che, nonostante le sue dimensioni contenute, rappresenta un pilastro per la salute dei cittadini di Procida.
Sono questi i punti chiave dei lavori in corso presso il Presidio Ospedaliero isolano, al centro di un doppio intervento strutturale che punta a migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e la sicurezza dell’edificio.
Il primo step riguarda la chiusura delle terrazze del vecchio palazzo, che ha consentito la realizzazione di nuovi ambienti destinati a ospitare gli ambulatori per interventi di piccola chirurgia. Un progetto reso possibile grazie all’approvazione del Consiglio Comunale e del Consiglio Regionale, che ha dato il via libera all’ampliamento degli spazi clinici. “La fabbrica è stata ultimata – ha spiegato il sindaco di Procida, Dino Ambrosino – ora si passa alla realizzazione degli impianti. Entro fine dicembre 2025 questi ambienti saranno pronti ad accogliere i pazienti”.
Un secondo intervento, altrettanto importante, riguarda invece il miglioramento sismico dell’intera struttura, con un investimento aggiuntivo di un milione di euro finanziato attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’obiettivo è potenziare la tenuta della muratura in caso di scosse, tramite la sistemazione di una rete di sostegno interna. Una misura che, oltre a garantire la sicurezza degli utenti e del personale sanitario, punta a preservare la funzionalità del presidio in situazioni di emergenza. La scadenza per la conclusione di questo intervento è fissata per la primavera del 2026.
“Anche nell’ultima riunione con la Direzione Generale dell’ASL – ha aggiunto Ambrosino – abbiamo ribadito la necessità di rispettare i tempi previsti. I lavori stanno causando disagi, ma è fondamentale che il presidio torni presto a pieno regime”.
Al di là delle date e degli investimenti, il Presidio Ospedaliero di Procida rappresenta molto più di un semplice edificio in ristrutturazione. In un’isola che conta poco più di 10.000 abitanti e che, per la sua natura geografica, vive quotidianamente le difficoltà legate all’insularità, la presenza di una struttura sanitaria operativa è vitale.
Non è solo una questione di numeri o di budget: è una questione di diritti e di accessibilità. Avere un ambulatorio funzionante, una sala operatoria per piccoli interventi, un pronto soccorso attivo e personale medico presente significa garantire tempestività nelle cure, evitare trasferimenti urgenti in terraferma e offrire un punto di riferimento stabile per tutta la comunità. Questo è diventato particolarmente evidente durante l’emergenza Covid-19, quando la possibilità di muoversi era ridotta e il presidio locale ha rappresentato una risorsa strategica.
Il caso di Procida si inserisce anche nel dibattito più ampio sulla sanità territoriale e sulla necessità, sempre più evidente, di rafforzare i presidi locali anziché accentrare tutto nelle grandi strutture metropolitane. In un’epoca in cui si parla di medicina di prossimità e di servizi su misura per i territori, l’investimento sull’ospedale dell’isola rappresenta un esempio virtuoso di valorizzazione delle risorse locali.
Non si tratta di creare un grande ospedale, ma di rendere efficiente e funzionale un piccolo presidio, capace di rispondere con prontezza ai bisogni di una comunità coesa, ma isolata. In questo senso, i lavori in corso non sono solo opere murarie, ma un segnale politico e sociale di attenzione verso un territorio troppo spesso marginalizzato.
Il sindaco Ambrosino, anche nella ultima riunione a Lipari coi sindaci delle isole minori, ha lanciato un appello affinché Presidi come quello procidano non si riducano a una scatola vuota occorre personale, strumenti, programmazione. Non basta ristrutturare, bisogna anche garantire continuità nei servizi e nella presenza dei medici.
Un appello che si rivolge non solo alla ASL, ma anche alla Regione Campania e al Governo nazionale, affinché l’insularità venga riconosciuta non solo come una peculiarità geografica, ma come una condizione strutturale che richiede politiche dedicate.
In conclusione, il cantiere dell’ospedale di Procida non è solo un insieme di impalcature e calcestruzzo: è il simbolo di una comunità che non vuole rinunciare al proprio diritto alla salute. I prossimi mesi saranno decisivi per restituire all’isola un presidio moderno, sicuro e funzionale. Ma soprattutto, saranno decisivi per dimostrare che anche i piccoli ospedali insulari possono – e devono – avere un ruolo centrale nel sistema sanitario nazionale.









