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martedì, Aprile 23, 2024

Vittoria! Giuseppe verrà trasferito al “Pascale” questa mattina

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Non è stato facile smuovere le coscienze di coloro che governano la sanità nella regione Campania. Di fronte ad un giovane di 29 anni che soffre di un sarcoma e di “incalzanti” trombi che hanno già fatto danni in varie parti del corpo. L’appello dei genitori non è caduto nel vuoto. Altrettanto decisiva l’azione degli avvocati, che hanno sferrato pec a ripetizione per ottenere un posto letto in una struttura specializzata

Paolo Mosè | Questa mattina dovrebbe (è meglio anche in queste ultime ore usare il condizionale, perché qualche intoppo potrebbe appalesarsi all’improvviso) essere trasferito all’ospedale “Pascale” il giovane ventinovenne di Casamicciola Giuseppe. A quanto pare è intervenuto e si è interessato della vicenda il direttore generale dell’Istituto dei tumori di Napoli, che ha ricevuto nelle ultime ore la pec degli avvocati difensori della famiglia del paziente e di altre personalità che hanno preso a cuore le condizioni critiche del giovane. Una battaglia sacrosanta, necessaria per ristabilire il rispetto costituzionale che ogni cittadino italiano ha diritto a ricevere le giuste, necessarie ed immediate cure.

Giuseppe era da diversi giorni ricoverato all’ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno nel reparto di cardiologia, dove la cura farmacologica era quella soprattutto di impedire la formazione di trombi che avrebbero potuto provocare seri danni al degente. Trombi “sparati” più volte e che fortunatamente non hanno causato grossi danni. Il rischio, comunque, era dietro l’angolo e si è cercato di prevenire in tutti i modi che gli eventi potessero susseguirsi troppo ravvicinati. Giustamente un quadro clinico del genere deve essere affrontato, guidato da una struttura specialistica, che peraltro si era già occupata del casamicciolese precedentemente. Il primario del reparto del “Pascale” aveva affrontato con determinazione il sarcoma localizzato in una parte molle tra i glutei e il bacino. E a quanto pare non molto esteso da creare metastasi. Ma da incidere invece fortemente nel camminare, nel potersi muovere agevolmente. Tanto che le gambe si sono gonfiate molto, creando una serie di disfunzioni che hanno in qualche modo agevolato la “nascita” di questi trombi che in alcuni casi hanno ostruito alcuni vasi sanguigni.

TUTTO PRONTO PER IL TRASFERIMENTO

La madre e il padre continuano a sperare che il proprio figlio possa tornare ad essere il giovane che è sempre stato, ritrovando una vita normale, superando uno scoglio di dimensioni tali da arrecare apprensione, preoccupazione. Per combattere una malattia che non tanto facilmente si piega di fronte ad un trattamento farmacologico e strumentale.

Tant’è vero che la massa individuata, secondo quanto hanno riferito i medici del “Pascale” che conoscono il quadro clinico, dopo la chemioterapia e il bombardamento con la tecnica della radioterapia ha circoscritto i propri confini. Ma non per questo da abbassare la guardia.

Al “Rizzoli” hanno preparato in fretta e furia il trasferimento. Diventando nelle prime ore un po’ problematico, ma vista la determinazione dello stesso paziente di andare in una struttura che possa garantirgli una copertura più ampia e dinanzi a dei genitori che intendono ricevere l’assistenza di medici specialisti, tutto si è accelerato. E stamattina dovrebbe avvenire questo “benedetto” trasferimento.

LA NOTA DEI LEGALI

Nella stessa giornata di martedì, nella tarda serata, gli avvocati Alberto Barbieri e Alessandra Mosè avevano trasmesso una ennesima pec, questa volta indirizzata al direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord che ha competenza sulla struttura ospedaliera del “Rizzoli”. Affinché si attivasse per trovare una sistemazione al paziente-degente in una napoletana più adatta a fronteggiare quella tipologia di malattia. E spiegando cosa era accaduto nel frattempo, nei giorni precedenti il ricovero e quelli successivi. Spiegando che «Giuseppe è stato ricoverato a seguito di emboli e di rigurgito di sangue dopo che per ben tre volte si era presentato al pronto soccorso. Nel primo ingresso è stato esclusivamente stabilizzato e rimandato a casa; nei successivi ingressi è stata prescritta dal “Rizzoli” visita otorino-laringoiatrica effettuata presso il dott. Regine di Forio e solo dopo questa veniva ricoverato. Sta di fatto che l’ospedale non è idoneo a intervenire per effettuare una broncoscopia per poter individuare la natura di tali sintomi e di conseguenza la cura idonea e dopo ben cinque giorni dal ricovero senza nessun trasferimento, si rende necessario organizzare il trasferimento in altra struttura specialistica».

E poi proseguono: «Rilevata la gravità della patologia e della necessità urgente di intervenire clinicamente si diffida questa Direzione nella persona del suo legale rappresentante a provvedere all’immediato trasferimento del paziente in idonea struttura oncologica della regione Campania ai fini di evitare qualsivoglia infausto evento. Si notizia che la presente vicenda in ogni suo particolare è affidata al vaglio della magistratura per la rilevazione di qualsivoglia imperizia ed incuranza afferente il funzionamento della malasanità con la rilevazione di tutte le responsabilità connesse».

Precisando infine che analoghe diffide erano state già trasmesse ai massimi vertici della Regione Campania e alla Direzione del “Pascale”. La situazione è migliorata con il passare delle ore e speriamo che il viaggio verso il capoluogo campano avvenga senza ulteriori ostacoli.

RIDIMENSIONAMENTO DEI SERVIZI ESSENZIALI

Questa vicenda, che ha il sapore a volte dell’impotenza di fronte all’inerzia di quelle istituzioni pubbliche che dovrebbero invece accorrere senza alcun indugio verso il cittadino in difficoltà, dimostra ancora una volta che non si è fatto alcun passo avanti. Anzi, rispetto agli anni passati abbiamo avuto un peggioramento organizzativo ed accoglimento di coloro che soffrono. Anche se da due anni a questa parte tutto ciò che non funziona o che non si risolve si scarica sul Covid, sulla pandemia che ha rivoluzionato le strutture sanitarie. Tutte impegnate a fronteggiare coloro affetti da questo maledetto virus, tralasciando invece altri pazienti che pur, avendo patologie serie, sono stati trascurati. E ciò è stato ammesso anche dalla stessa classe politica e medica che governano la sanità.

Un altro aspetto che dovrebbe far riflettere l’intera comunità isolana è la presenza costante e che si manifesta sempre più del depauperamento di servizi essenziali. L’isola d’Ischia sta perdendo (e nessuno se ne accorge o fa finta di non saperlo) quella centralità che un tempo era il fiore all’occhiello. L’ospedale negli anni ’80 e ’90 era un vero e proprio fiore da mostrare all’intera regione Campania. Per la presenza di medici preparati, la presenza di paramedici che erano tutti impegnati ad accudire i pazienti e a renderli tranquilli con un’assistenza degna di questo nome. Tutto questo si è perso e in alcuni casi sono prevalsi più gli interessi di bottega tra una politica scadente che non riesce neanche a realizzare una clientela intelligente e dall’altra la voglia sfrenata di incassare denaro fresco e a volte al nero. Con visite specialistiche fatte in alcuni studi privati o direttamente a casa degli ammalati. E lentamente questa struttura si è depauperata e quelli che onestamente ci lavorano hanno perso fiducia, perché non hanno una guida ferma che li diriga quotidianamente. Come avveniva nel passato, quando a un certo punto il trasferimento dei pazienti era all’inverso: da Napoli a Ischia per sottoporsi ad interventi chirurgici, perché qui vi erano dei “manici” che potevano intervenire in ogni parte del corpo umano. E quei medici che un tempo lavoravano al “Rizzoli”, molti di questi hanno fatto carriera, sono diventati primari, hanno la fiducia delle strutture ove operano e la massima considerazione dei degenti. Ora cosa c’è? Basta sentire quali sono le considerazioni o le “pagelle” di coloro che sono costretti a rimanere un po’ di giorni in qualche reparto del “Rizzoli”, per capire quale è l’aria che tira. E sono situazioni che sono talmente note da arrivare alle orecchie dei nostri governanti dei vari sei palazzi isolani. Ma nulla sentono e nulla fanno. E’ come se tutto ciò fosse normale, che Ischia non debba essere curata come prevede la nostra Costituzione. Né tanto meno si ha voglia di difendere ciò che è stato conquistato negli anni e grazie anche alla generosità di Angelo Rizzoli che fece costruire questa struttura a Lacco Ameno, intestata alla sua consorte.

IL CASO TRIBUNALE

Un’altra battaglia si sta giocando a qualche chilometro di distanza e precisamente in via Michele Mazzella, sede del palazzo di giustizia. Non sono situazioni che vanno in contrasto con questo servizio giornalistico. Anzi, si tende a dimostrare che i servizi primari di una società civile sono determinanti per il buon funzionamento di una democrazia. Se si dovesse chiudere il 31.12.2022 l’ufficio giudiziario di Ischia, sarebbe una durissima mazzata e diventerebbe automaticamente una sorta di lasciapassare per ridimensionare tutti gli altri servizi che pur ancora esistono sull’isola d’Ischia. Passando ovviamente per la sanità in primis, per i trasposti, le scuole, eccetera. La presenza del presidente del tribunale è legata al cablaggio che il governo ha deciso di realizzare e potenziare in alcuni casi grazie ai finanziamenti europei. Con il massimo rappresentante della giustizia nella provincia di Napoli vi erano anche ingegneri ed esperti per realizzare questa ulteriore rete per rendere più efficiente la gestione della giustizia. Per il presidente dell’Associazione Forense Gianpaolo Buono questa iniziativa potrebbe essere anche un segnale diverso e più speranzoso per un prolungamento delle funzioni di questo ufficio giudiziario. Ma c’è anche chi all’interno di questo sistema va in direzione opposta ed afferma candidamente che questo potenziamento serve esclusivamente per rendere più efficiente il Giudice di Pace, in quanto il tribunale a fine anno chiude. E chi lo dice con tanta sicurezza, è perché ha la matematica approvazione per essere trasferito in questo ufficio che rimarrà aperto per una legge dello Stato. Il Parlamento, infatti, quando si decise di chiudere la stragrande maggioranza delle sezioni distaccate, stabilì che nelle isole fosse garantita la presenza del Giudice di Pace.

Oggi il presidente dell’Assoforense Gianpaolo Buono, accompagnato dal segretario dell’associazione avv. Francesco Cellammare, è a Roma per incontrare esponenti politici dei vari partiti, esponenti dell’associazionismo forense per una maggiore coesione, per essere più forti nelle trattative con il governo ed in particolare con i politici che siedono al Ministero della Giustizia. In quelle stesse ore si prevede un collegamento da remoto con il sottosegretario Sisto, a cui parteciperanno i rappresentanti delle Associazioni Forensi delle isole di Lipari e d’Elba. Al fine di trovare una convergenza per escludere la chiusura anticipata delle sezioni distaccate. Un politico, peraltro di Forza Italia, che è un tantinello ostico, che già si è espresso con un parere negativo a qualsivoglia proroga. Manco a parlarne di stabilizzazione. Di fronte ad una giustizia che mostra delle insicurezze, sarebbe giusto e opportuno che tutte le forze politiche e sociali che sono presenti nel territorio si coalizzassero per fare fronte comune per respingere ogni eventuale pensiero di distruggere ciò che per secoli è stato sempre un punto di riferimento di ogni cittadino che si è rivolto alla giustizia.

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