martedì, Dicembre 10, 2024

Un’idea di paese, un’idea di Isola

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"La discussione è aperta per un profondo rinnovamento. Non affronteremo l’ avvenire ritirandoci. A condizione che ciascuno abbia coscienza che con la lotta di ogni giorno, perduta o vinta che sia, nulla finisce ma tutto comincia" Roger Garaudy, “ Tutta la verità”, 1970, Parigi

IL FOCUS di Peppino Mazzella | Bisogna avere un’idea di Paese, un’idea di Isola. Il terremoto del 21 agosto 2017 delle 20.57 di soli 6 secondi, il tredicesimo nella storia sismica dell’isola d’Ischia dopo una quiete di 134 anni, ha posto fine per tutta l’isola d’Ischia e la sua gente oltre i sei Comuni all’ illusione della espansione capitalistica esponenziale, all’ indiscriminato sfruttamento del territorio fino al più volgare e rozzo saccheggio senza rispetto per le bellezze naturali e le memorie storiche dei Precursori.

Sono risuonate dalla tomba – insieme all’ urlo della natura – quelle parole scritte dal prof. Edoardo Malagoli (1923-2001) 33 anni prima al culmine del boom turistico: “ assistere allo stravolgimento di un lembo di terra tra i più gratificati per le doti naturali e pregnanza di memorie antiche è tra le prove più dolorose che possono essere riservate all’ esperienza di un uomo”.
Malagoli – nostro Maestro per generazioni di studenti nelle aule scolastiche e nei circoli culturali – attribuiva lo stravolgimento “ad una sorta di follia collettiva, di ottundimento delle coscienze, quasi che l’amore per la vita, per la bellezza, per l’armonia, si sia essiccato nei petti per far posto ad una cupa smania di eversione, all’ acre gusto dell’ingratitudine verso i valori dei Padri, alla stolta attrazione per il caotico, l’alienante, l’informe, il volgare”.

Il 21 agosto 2017 la catastrofe naturale ha posto fine alla “follia collettiva” ed alla crescita economica senza ordinato sviluppo ed ha ricordato che la curva dello sviluppo nell’economia di mercato non è esponenziale ma logistica e ad un certo punto si ferma e torna indietro. L’economia politica ci insegna che esistono cicli storici ed economici con crisi ricorrenti che Schumpeter riteneva “salutari” per lo sviluppo capitalistico per il quale non vedeva alternativa. Da queste crisi riparte un nuovo ciclo con nuovo impegno verso nuovi livelli di benessere. Queste crisi sono drastiche ancor di più se è la natura che si ribella e distrugge in sei secondi quando ha fatto almeno in 60 anni di modificazioni l’uomo.

Ma se ai sei secondi in quel giorno del 2017 aggiungiamo le 3 ore di pioggia del 26 novembre 2022, 5 anni, 3 mesi e 5 giorni dopo, con l’alluvione sanguinosa con 12 morti giovani e bambini, abbiamo un quadro ancora più chiaro per farci vedere i disastri della crescita senza regole e di quella che il bravo giornalista del giornale “Domani” ha chiamato “la folle corsa della macchina senza autista”. Dobbiamo dare un’“autista” alla macchina della crescita economica e sociale dell’isola d’Ischia e dobbiamo prima di tutto difendere la Natura e l’Ambiente che sono gli elementi costitutivi della crescita civile ma la Natura esige rispetto ancora più severo perché l’urbanizzazione è stata indiscriminata e non ha tenuto conto dei tre rischi: vulcanico , sismico, idrogeologico.

Architettura, Urbanistica, Economia, Politica
Qualche anno fa ho partecipato ad un simpatico confronto su facebook tra l’arch. Alfonso Gambardella e l’ing. Gerardo Mazziotti, due Protagonisti dell’Urbanistica a Napoli nel secondo dopoguerra. Oggi ambedue scomparsi.
Gambardella, un Maestro della Storia dell’Architettura, affermò di “non credere nell’ Urbanistica perché le città le fanno le architetture” e di “non conoscere un Piano Regolatore di una Città, salvo rarissime eccezioni, che sia stato attuato”.
Il grande architetto francese, Jean Nouvel, due anni fa in una intervista ad un giornale sostenne che “l’architettura è un’arte e ha dunque il dovere di fare da madre alle arti e di accoglierle per rendere sempre più belle le nostre vite. L’ architettura non è una cosa che si può fare da soli. L’ architetto è un’artista che deve lavorare con altri artisti ad ogni scala del progetto, dalla casa alla strada fino alla piazza, dal giardino privato ad un parco. L’ architettura è un’arte per vivere, arte del concreto, rivelazione permanente dei luoghi”.

Nouvel assegna “un ruolo sociale” all’ architetto che è “un mestiere che è una missione umanistica ed artistica, un mestiere che ha un’etica che dovrebbe dare luogo, come per i medici e per gli avvocati, ad un impegno solenne”.
Credo che l’ arch. Massimiliano Fuksas e sua moglie arch. Doriana Mandrelli, chiamati a dare un’idea o un disegno di Paese a Casamicciola dopo due catastrofi non potranno non ispirarsi a quel ruolo “sociale” dell’Architettura e dovranno tener conto – oltre la rozza supponenza del politico di turno – delle proposte puntuali di difesa del territorio e di recupero della Memoria Storica che abbiamo proposto nei setti numeri de IL CONTINENTE con gli interventi di Cari Amici fra i quali il prof. Giuseppe Luongo, l’arch. Ilia Delizia, l’arch. Caterina Iacono, il dottor Franco Borgogna e lo scrittore e storico Gino Barbieri con i suoi 26 Punti per la “Ricostruzione Immediata”. Non dovranno essere “voci nel deserto” poiché i problemi e le soluzioni che hanno proposto emergeranno da sole anche senza di loro.

Ma le “architetture” – così come le intendeva Gambardella – debbono fare i conti con il sistema delle leggi urbanistiche in Italia ed in Campania – contradditorio, spezzettato in mille rivoli fino alla “irresponsabilità collettiva” – e dovranno essere ingabbiate nella severa Pianificazione Territoriale e nella seria Programmazione Economica che sono due aspetti di una medesima medaglia di conio. La Storia Urbanistica insegna negli ultimi 60 anni che non ha alcuna validità una “programmazione strategica o indicativa” e che “oltre l’anarchia degli spiriti esiste l’impero della Legge” come ammoniva Luigi Einaudi cioè il coraggio delle scelte di destinazione d’ uso pubblico come il Parco Scientifico nell’ area epicentrale ed il Parco Naturale per l’ intera Montagna Epomeo per la mitigazione e gestione del rischio sismico e del rischio idrogeologico. La “Ricostruzione” – non ci stancheremo MAI di ripeterlo – è una gigantesca “Opera Pubblica che prevede l’uso forte e deciso del Testo Unico sugli Espropri per Pubblica Utilità ed un ruolo decidente del Comune come insostituibile Ente Autarchico Territoriale. Non esiste su queste problematiche un ruolo monocratico del Sindaco-Podestà che sembra prevalere su tutto. Esiste una “partecipazione democratica” che oltre la rappresentanza del Consiglio Comunale per fortuna è ancora garantita dalla Costituzione della Repubblica con un ruolo decisivo di critica della stampa libera. È questo che esercitiamo.

10 anni o 100 per la Ricostruzione?
Parlando agli “Stati Generali delle Ricostruzioni in Italia” alla presenza fra gli altri del Ministro on. Musumeci convocati per mettere a punto un “ Codice delle Ricostruzioni” con legge nazionale in modo da chiudere una “Ricostruzione” in 10 anni , il Commissario Straordinario all’ Emergenza Ischia, on. Giovanni Legnini, ha ancora una volta definito “ complessa” la Ricostruzione delle zone colpite nell’ isola d’ Ischia e si è soffermato sulle lungaggini degli ter amministrativi, sulla validità dei “soggetti attuatori”, sul ruolo dei tecnici. Legnini ha affermato che per Ischia “il Piano di ricostruzione è indispensabile”. Eppure, ha prodotto in oltre due anni una enormità di provvedimenti che chiedono tutti di andare in “sistema”, cioè in una Programmazione Imperativa decennale o ventennale anche codificata in un Ente Autonomo per la gestione del Rinnovamento istituzionale e del nuovo modello di sviluppo imposto dai cambiamenti climatici e dalla transizione ecologica. È un Piano di “assetto territoriale” ma anche di nuovo modello di sviluppo economico. È questo l’“autista” che bisogna dare alla macchina per riprendere il cammino con equilibrio e senza follie capace di ridestare le coscienze e l’Amore per la vita, per la Bellezza, per i valori dei Padri. Come dire che nulla finisce ma tutto comincia.

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