Lo strumento rilanciato dal governo Meloni per attrarre investimenti al Sud arriva anche a Ischia: Santaroni prova a usarlo sul parcheggio Siena, ma la strada resta segnata da vincoli giudiziari e tensioni politiche…
L’avvocato Mario Santaroni si muove come un regista abile nel trovare spiragli là dove i varchi sembrano chiusi. È in questa chiave che va letta la conferenza dei servizi sincrona convocata ieri al Comune di Ischia, alla quale hanno partecipato tutti gli enti interessati tranne la Soprintendenza, per discutere dell’ipotesi di istituire una Zona Economica Speciale (ZES) sul costruendo parcheggio della Siena.
L’idea non è nuova né isolata. Lo strumento, rilanciato dal governo Meloni per favorire investimenti soprattutto nel Sud, era già stato evocato a luglio da Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, che ha individuato nella ZES l’occasione per accelerare la realizzazione di un nuovo stadio. Il progetto del patron azzurro punta a un’area in disuso vicino al Centro Direzionale, strategica per collegamenti e logistica, dove la cornice normativa semplificata della ZES potrebbe garantire iter più rapidi e la possibilità di attrarre capitali internazionali, con un fondo statunitense che si sarebbe già detto interessato.
Santaroni, su scala locale, sembra muoversi sulla stessa lunghezza d’onda.
Ma a Ischia lo scenario è molto più intricato. Il parcheggio Siena, cuore del progetto, è infatti al centro di una doppia vicenda: da un lato il TAR Campania ne ha legittimato il percorso amministrativo, dall’altro la magistratura penale ha ribadito, fino all’ultimo grado, la sussistenza dei reati contestati. Non a caso, gli uffici comunali hanno ricordato in conferenza che l’immobile resta sottoposto a sequestro e lo rimarrà a lungo, dopo il nuovo e pesante “no” incassato dalla Turistica Villa Miramare S.p.A. in Cassazione.
Tra conferenze dei servizi e vincoli giudiziari, il progetto del parcheggio Siena diventa il terreno più caldo della politica isolana. Interessi e poteri si giocano la partita decisiva in vista delle urne.
Il contrasto tra le autorizzazioni amministrative e i vincoli penali crea una situazione definita da molti “nebulosa”. Una “paletta rossa” ben visibile all’ingresso di Ischia Ponte segnala lo stop giudiziario e mette in allarme non solo gli uffici dell’isola, ma anche quelli regionali. Secondo indiscrezioni, l’ipotesi più accreditata sul tavolo sarebbe la realizzazione di un beach club sul tetto del parcheggio, una soluzione che potrebbe trovare un punto di equilibrio se si chiarirà la vicenda del sequestro, distinta dai reati già contestati e su cui pende il processo.
La partita, dunque, è apertissima. Se a Napoli la ZES viene immaginata come motore per un progetto di respiro internazionale e sportivo, a Ischia essa rischia di diventare terreno di scontro tra ambizioni imprenditoriali e vincoli giudiziari. La vicenda del parcheggio Siena resta “molto viva”, come confermano le tensioni in conferenza dei servizi e i rumors che si rincorrono. Una vicenda da seguire con attenzione, perché la ZES, strumento di rilancio economico, qui si trova a fare i conti con l’ombra lunga delle inchieste edilizie.
La questione politica
Il rischio più grande, oggi, è la banalizzazione della vicenda del parcheggio Siena. Ridurla a una contesa di opposte bandiere politiche significherebbe svuotarla della sua reale portata. In realtà ci troviamo di fronte a uno scontro che non è soltanto amministrativo, ma che intreccia la magistratura contabile con quella penale, ampliando la posta in gioco.
È evidente che questa partita, la più grande e complessa sul tavolo della politica ischitana, sarà dirimente nella prossima campagna elettorale. La frattura tra Paolo ed Enzo Ferrandino, nata proprio sulle “tavole di ponte” del parcheggio, rappresenta già oggi il vero spartiacque di un mondo politico in ebollizione.
Interessi, poteri e consenso si misurano soprattutto qui. Tutto il resto è cornice, se non addirittura “pampuglia”. Quando arriverà il momento del redde rationem, sarà inevitabile schierarsi, con il rischio che le valutazioni autentiche sull’opera – la sua utilità, la sua sostenibilità, la sua legittimità – restino sullo sfondo, sacrificate alle logiche dello scontro e del calcolo elettorale.








