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mercoledì, Aprile 24, 2024

Tutto il “peso” di un bacio. Il processo per la tragedia di Alessandro D’Abundo

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La storia di Alessandro D’Abundo, un giovane ventisettenne di Panza, è legato al “peso” di un bacio. Sembra una storia difficile da credere a raccontarla così, eppure è questo il filo conduttore che seguono difesa e accusa che ieri mattina si sono confrontate nell’udienza tenuta dalla dottoressa Valeria Scandone. Sul banco dell’accusa il pubblico ministero, il dottor Canale, per la difesa dell’imputato Eugenio Ossani, rinviato a giudizio con l’accusa di lesioni gravissime, l’avvocato Umberto Valentino.

Una storia iniziata quattro anni fa. Era il 27 ottobre del 2018 quando, durante il ricevimento per celebrare il battesimo di un piccolo bimbo, Alessandro con l’ex compagna e alcuni amici lasciavano la sala e si spostavano sulla terrazza dell’hotel che affaccia sul Castello Aragonese per fumare una sigaretta. Un gesto normale, in una serata un po’ speciale e che meritava di essere festeggiata ancora in serenità e allegria. E, invece, da quel momento, da quell’attimo di tenerezza, si è aperta la lunga pagina di dolore, paura e rabbia per Alessandro e la sua famiglia, una pagina che non terminerà mai.

I comunicati dell’epoca raccontano che Alessandro era precipitato nel vuoto dopo che la balaustra della terrazza dell’albergo aveva ceduto. Un volo pauroso, un evento imprevedibile. Quella festa si era conclusa nella maniera più drammatica e incredibile. Il giovane era stato dapprima trasportato in codice rosso all’ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno e poi, nella notte, trasferito al “Cardarelli” di Napoli in elicottero. Qui i medici, dopo averlo intubato e stabilizzato, lo sottoposero a una serie di interventi chirurgici per cercare di limitare le terribili conseguenze di quel volo. Ma la drammatica realtà è che da quel giorno Alessandro è costretto su una sedie a rotelle. Da allora ha dovuto abituarsi a una vita completamente diversa da quella che aveva vissuto fino al 27 ottobre 2018. Da giovane pieno di vita e di speranze per l’avvenire si è ritrovato proiettato all’improvviso in una nuova dimensione tutta da scoprire giorno dopo giorno, per cercare di ricostruirsi comunque, con coraggio e con determinazione, un futuro accettabile, nonostante le limitazioni irreversibili. E su quella sedia a rotelle ormai diventata sua compagna inseparabile ieri si è presentato in aula per presenziare all’udienza.

I Carabinieri della Stazione di Ischia dopo i primi sopralluoghi sequestrarono l’area della terrazza scena del reato, poi dissequestrata, e il pezzo in ferro della balaustra che, invece, è ancora in custodia presso i depositi della Compagnia di Ischia.

L’UDIENZA

L’udienza di ieri, poi rinviata al 24 novembre per il prosieguo dell’istruttoria, ha visto sfilare sul banco dei testimoni i carabinieri, la ex compagna di Alessandro e un’amica. Ricostruiti i fatti di quella lontana sera del 2018, la prima a sedere sul banco dei testi e leggere la formula di impegno è stata l’ex compagna di Alessandro. La ragazza ha ricostruito la scena. Nel suo racconto, dettagliato, la Scandurri ha ricostruito i movimenti da quando la comitiva aveva deciso di raggiungere la terrazza: «Ho invitato il mio fidanzato e gli amici a fumare una sigaretta. Quando ho raggiunto Alessandro e gli altri, mi sono avvicinata ad Alessandro e gli ho dato un bacio. Mi sono accorta che davo le spalle agli altri amici e mi sono messa alla sinistra di Alessandro».

E questo è il perno centrale dell’azione della difesa di Ossani. L’avvocato Valentino, infatti, ha provato a capire con quanta “forza” e con quanto “peso” si fosse avvicinata l’esile ex compagna di Alessandro. Ma, soprattutto, sia l’accusa che la difesa, ragionano sulla posizione di alcune fioriere. Lo scopo, evidente, della difesa è quello di riuscire a dimostrare, forse, l’imperizia della parte offesa.

Molta attenzione, infatti, è stata posta sulla posizione delle fioriere (dettaglio poi confermato e su cui sono state poste domande precise anche agli altri testimoni). Quello che è chiaro a tutti è che Alessandro D’Abundo era appoggiato alla balaustra, poi caduta, mentre i piedi erano ben piantati sul pavimento. Come quel gesto d’amore possa essersi trasformato in dramma, dovrà essere chiarito nel prosieguo del dibattimento. Per stabilire quali e di chi sono le responsabilità. I testimoni hanno chiarito che non c’era nessun cartello di divieto o di allerta sul pericolo relativamente alla balaustra rivelatasi poi pericolosa, ma un aspetto che la difesa proverà a sostenere nel prosieguo del processo è che quella porzione di terrazzo non sarebbe dovuta essere fruibile agli avventori del banchetto. Sono tanti gli aspetti ancora da chiarire.

Il 24 novembre, una delle ultime udienze ischitane della dottoressa Valeria Scandone, sarà l’occasione per ascoltare il perito della Procura. Il tribunale, infatti, dovrà essere reso edotto dei danni fisici patiti da Alessandro, la cui vita è stata stravolta da un bacio. No, da una balaustra di 2,60 metri che non ha tenuto e lui è precipitato da 3 metri e mezzo.

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