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sabato, Aprile 20, 2024

Tra giustizialismo e garantismo. Un’altra brutta pagina ischitana

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Quella di ieri è stata, l’ennesima, brutta pagina della giustizia italiana e, per rispettare il nostro focus, ischitana.
Francesco Rispoli, “GG8”, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “The Queen” e che nelle pagine precedenti Paolo Mosè ha ampiamente descritto. Un arresto che arriva a quattro anni dai fatti. Uno stato che punisce i suoi cittadini prima ancora di rendersi conto se questi sono innocenti o meno. Spero che chi ha firmato le varie ordinanze cautelari abbia valutato con scrupolosità ogni atto d’accusa.
Una barbarie tricolore che indigna ogni cittadino con un minimo di buon senso. Una barbarie giudiziaria che, ci spiace dirlo, è squallida al pari del più becero populismo in cerca di like e prime pagine. Una maxi inchiesta che coinvolge 70 persone in tutta la Regione Campania, che mette ko un intero settore dell’intellighenzia della nostra Regione e che, ha bisogno di brace fresca per tenere alta la fiamma. E, Pasquale Sommese è uno di questi.
In questo pezzo non entrerò nel merito dei singoli capi d’accusa ma è giusto porre l’accento sui tempi di questa cosa che dovremmo chiamare giustizia.
Dopo 4 anni, lo stato (che proprio non riesco a scrivere con la S) si ricorda che Rispoli faceva parte di una commissione e lo mette agli arresti e lo trasforma in quel mostro da mettere in prima pagina (per alimentare quella brace di cui poco fa) come tanti altri.
Sono convinto che al pari di quanti hanno pagato questo prezzo, Rispoli non sia diverso da nessuno di loro. Conosce il sistema politico imperante, conosce le sue porte di accesso e muove con efficacia e interessi personali, le leve che consentono alcuni meccanismi, ma ciò non toglie che oggi mi sento di scrivere che “GG8” è entrato nel tritacarne di questa giustizia 2.0 al pari di Giosi Ferrandino, di Silvano Arcamone, di Massimo Ferrandino, di Maria Grazia Di Scala, di Oscar Rumolo, di Enzo Rando.
Ripeto, teniamo fuori i capi di accusa dei singoli personaggi e teniamo fuori anche i singoli processi e le singole inchieste, ma guardiamo ai loro effetti.
Giosi, Massimo e Silvano servivano a creare “brace” su una inchiesta che ha fatto la fine che tutti conosciamo. Vanno agli arresti e diventano per oltre 15 giorni l’oggetto di una campagna d’informazione nazionale che merita il coinvolgimento dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi e di Massimo d’Almea.
Maria Grazia Di Scala viene coinvolta in una inchiesta e paga la violenza dello Stato che la punisce senza altra ragione. La obbliga alla firma per diversi mesi per un possibile coinvolgimento ma non le impedisce di poter continuare a “delinquere”, anzi, la obbliga a dimorare nel comune insieme all’altro indagato per cui la misura le è stata comminata. Stesso vale per Enzo Rando. Mesi di firma obbligatoria con la possibilità di continuare a commettere reati nello stesso posto e con le stesse modalità. Semplici punizioni di stato.
Ma quel che davvero non si capisce di questa giustizia 2.0 è il caso di Oscar Rumolo.
Accusato di aver incassato una mazzetta da Vittorio Ciummo, viene arrestato con due anni di ritardo nonostante i Poliziotti avessero la possibilità di beccarlo in flagranza di reato. Bastava bussare al finestrino dell’auto.
Lo stesso stato che, però, poi offre l’ombrello della garantismo solo ai “suoi”. E il caso di Domenico De Siano (ai giorni di Minzolini) non può non essere citato in questo contesto. Un’accusa politica che, però, viene fermata dai gangli di questo stato che si dimostra garantista solo in alcuni casi.
Per noi “comuni” delinquenti, non c’è nessun filtro o scudo dall’azione della giustizia. Per quelli eletti, invece si.
Tra garantismo e giustizialismo, purtroppo sempre più spesso ad personam (se ci è simpatico e non riveste un ruolo di potere è vittima e accusato ingiustamente, al contrario, è uno che ha rubato e merita il carcere!) spero che quanto prima possa terminare questa barbarie di stato e che l’arresto preventivo venga moderato e gestito rispettando agli orientamenti della Corte di Cassazione. Dopo quattro anni non si può finire agli arresti senza una sentenza e con la possibilità di essere poi assolti da ogni accusa. E’ la nostra società, quella che si agita per diritti non riconosciuti (vedi unioni civili e tanto altro), che non dovrebbe accettarlo e dovrebbe agitarsi affinché questa barbarie termini. Ci atteggiamo ad essere quelli moderni, quelli progressisti e quelli attuali e poi continuano a far librare nell’aria manette e catene al pari di altri periodi bui della nostra storia.
Sia chiaro, credo che la Magistratura debba intervenire con maggiore veemenza contro la corruttela che caratterizza le nostre istituzioni. Lo faccia con il massimo della libertà e del vigore e con tutti gli strumenti a sua disposizione. Quel che contesto sono le modalità aggressive con cui lo Stato interviene nelle vite dei singoli. E torna prepotente il caso Rumolo e del suo rinvio a giudizio: una girandola poco edificante.
L’ing. Francesco Rispoli è innocente (anzi, non colpevole fino a quando non viene provato il contrario) come tutti gli altri. Aspetteremo, in questo caso come per gli altri, l’esito del processo e confidiamo in una assoluzione con formula piena. Nel frattempo, però, continuiamo a chiederci se è giusto essere arrestati in maniera preventiva. Nel 2017.

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