fbpx
venerdì, Aprile 19, 2024

Tra bombe e contagi ci andrà di mezzo la stagione turistica?

Gli ultimi articoli

Guerra e Covid: si acuisce la guerra in Ucraina come s’innalza la percentuale di nuovi contagi covid in Italia! L’aumento dei prezzi è l’ultima delle sciagure se non dovesse scattare la pace tra Russia e Ucraina e se non dovesse fermarsi l’aumento dei contagi covid!

Anna Fermo | Scoppia la Guerra in Ucraina e come per magia l’emergenza sanitaria degli ultimi due anni diventa appena appena un ricordo sbiadito. C’ha pensato tuttavia il premier Draghi a scuotere le nostre “memorie”, riattivandoci sulla questione pandemica, ma solo per confermare che, appunto dopo due anni, dal primo aprile 2022 cesserà lo stato di emergenza.
Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato il decreto legge con le misure volte a farci tornare tutti gradualmente alla normalità: fino al 30 aprile resta l’obbligo generale di mascherine al chiuso, mentre l’obbligo di FFP2 all’aperto viene mantenuto per concerti e stadi, oltre che al chiuso per palazzetti sportivi, cinema e teatri, mezzi di trasporto e funivie negli impianti di risalita. Addio al sistema delle zone a colori e nuove regole per la capienza di impianti sportivi (ritorno al 100% all’aperto e al chiuso dal 1 aprile) e delle discoteche (ritorno al 100% dal 1 aprile). Dal 1 maggio poi “superamento del green pass”, come ha confermato il ministro Speranza in conferenza stampa con il premier Draghi dopo il via libera del CdM al nuovo citato dl Covid. Il ministro ha spiegato che “fino al 30 aprile resterà vigente il green pass base su trasporti a lunga percorrenza, mense e catering, concorsi pubblici, corsi di formazione pubblici e privati, colloqui in presenza con detenuti e internati, partecipazione del pubblico agli eventi sportivi che si svolgono all’aperto”. Sempre fino al 30 aprile, invece, green pass rafforzato necessario “nei servizi di ristorazione al banco al tavolo al chiuso, piscine, palestre e centri benessere, oltre che per “Convegni e congressi, centri culturali, centri ricreativi, feste conseguenti a cerimonie civili e religiose, sale a gioco e scommesse”.

Eppure, il Covid, non solo non è ancora stato sconfitto, ma rischia di acutizzarsi di nuovo, anche tra le persone in fuga dalla Guerra in Ucraina, la cui priorità è ovviamente difendersi dagli attacchi russi e non da quelli del virus. Solo nell’ultima settimana parliamo di un 13% di contagi in più e Bassetti&company tranquillizzano ma avvertono: “Non dobbiamo guardare i tamponi positivi o la percentuale di positivi, perché non ci dicono nulla. Dobbiamo guardare i casi gravi, chi va in ospedale, perché ci va e quanto ci sta. Questi dati sono in continua discesa. I reparti Covid sono quasi vuoti o si stanno svuotando. E’ vero, c’è stato un aumento dei contagi a 7 giorni ma non sono preoccupato. C’è minor attenzione al problema anche perché la gente è stufa delle misure di restrizione. Non dobbiamo mollare tutto ma qualche misura va alleggerita”, e poi ecco che aggiunge: “Si deve continuare a parlare di Covid perché si deve pensare alle modalità con cui difendersi, vaccinazioni per chi non l’ha fatto e anche il richiamo, mettersi la mascherina quando serve. Ma credo che i problemi arriveranno da fuori l’Italia e dobbiamo stare attenti”, facendo riferimento all’arrivo in Italia dei profughi dall’Ucraina, paese dove il tasso di vaccinazione contro il Covid è fermo al 30%.

I problemi sanitari relativi alla pandemia non sono dunque gli unici a spaventare gli esperti, ben consapevoli che guerra e malattie troppo spesso sono compagni intimi, e che tra i rifugiati possano svilupparsi anche ondate di altre malattie.
Con l’accelerazione della campagna militare russa, la pressione sugli ospedali ucraini è diventata sempre più impegnativa: accanto alla difficoltà di curare al meglio le persone già ricoverate prima del conflitto, dovuta alle forniture di farmaci essenziali agli sgoccioli, si aggiunge infatti l’arrivo di numerosi feriti dai bombardamenti che, inevitabilmente, non fanno che aggravare la situazione di un sistema sanitario già fragile in partenza. «Quello con cui abbiamo a che fare ora in Ucraina è una doppia crisi», ha affermato in un’intervista Máire Connolly, professoressa dell’Università irlandese di Galway che ha studiato il legame tra conflitto e malattia. «Come già osservato in passato nel corso di altre guerre, per proliferare virus e batteri sfruttano le situazioni in cui gli esseri umani sono messi sotto pressione, privati di acqua e cibi a sufficienza e in condizioni sanitarie precarie». L’esperta si è detta preoccupata non solo per le minacce della pandemia di Coronavirus, ma anche per quelle dell’epidemia di poliomielite, che in Ucraina si era cercato di sedare nei mesi scorsi, e la potenziale recrudescenza della tubercolosi.

L’Ucraina a fine 2021, occorre rammentarlo, ha registrato uno dei tassi di Coronavirus più alti al mondo ed è geograficamente affiancata da Paesi con numeri di vaccinati tra i più bassi d’Europa. Questa doppia condizione, unita allo spostamento di milioni di persone può portare a epiloghi preoccupanti, come affermato anche dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
«Il Covid non è comprensibilmente al primo posto nei pensieri di nessuno durante un conflitto armato. – ha affermato da canto suo Rachel Silverman, membro del Center for Global Development – Ma l’alto numero di persone affollate nelle metropolitane e nei rifugi senza un reale accesso ai servizi sanitari, rappresenta una situazione potenzialmente esplosiva. Anche i casi di Covid più lievi, infatti, possono diventare molto problematici se non si ha un posto dove isolarli o dare loro le cure adeguate».

Come se non bastasse, quand’anche da più parti si tenti ancora di nasconderla, all’orizzonte si sta profilando sempre più un’amara certezza: la guerra in Ucraina insieme all’aumento dei contagi in corso rischiano di incidere anche quest’anno, negativamente, sulla nostra economia turistica. Dopo due anni di pandemia da Covid-19 il mercato turistico italiano potrebbe infatti subire un’altra brusca frenata. “I dati, in ripresa rispetto alla crisi del 2020, potrebbero mostrare una nuova inversione di marcia proprio a causa della guerra”, ha sostenuto uno studio del Touring Club italiano.
Il mercato del turismo italiano aveva segnato nel 2020, (anno della pandemia), dei dati davvero critici: -70% nelle presenze e un -61% nella spesa incoming. Il 2021 aveva invertito di poco questa tendenza negativa facendo registrare un miglioramento con il +51% nelle presenze e +20% nella spesa. Dati, questi, sicuramente incoraggianti, ma molto lontani dai livelli pre-pandemia.
La guerra in Ucraina fa tremare non solo i mercati finanziari, ma tutti i settori dell’economia reale del Paese come quello energetico e agricolo e appunto quello del turismo.

Se al momento non sono previsti dei cali nel turismo di prossimità, ossia nei viaggi verso tutti quei Paesi presenti nell’Unione Europea, ed a preoccupare maggiormente sono invece i viaggi a lungo raggio, è vero tuttavia che come la pandemia ha cambiato e stravolto le nostre vite e abitudini, anche la guerra in corso può fare lo stesso. Così, se la conferma del turismo interno dipenderebbe dal fatto che veniamo da una pandemia che ci ha lasciato una grande voglia di uscire di casa e riunirci, (turismo di prossimità relazionale), con amici e familiari dopo due anni, le ultime settimane confermano altro: “Guerra e crisi energetica incideranno su due livelli differenti: il primo è banalmente legato al costo dei trasporti. Se aumentano i costi, ovviamente aumenteranno quelli di aerei, bus, aliscafi, traghetti, così come i prezzi delle stanze, dei ristoranti, incidendo in maniera netta sul reddito delle famiglie, italiane in primis”. La nostra Italia è una nazione di precari e liberi professionisti, che in questi due anni hanno avuto uno stop totale, così, se aggiungiamo che il costo del metro cubo del gas è raddoppiato, come quello della benzina che si è impennato etc etc, va da se che i soldi per le vacanze non ci siano più. Una famiglia di 4 persone che deve spendere tra 2000 e 2500 euro è molto complicato possa farlo: la famiglia sun& beach scordiamola, insomma. Restano quindi, come detto i viaggiatori che scelgono parenti e agli amici per abbattere i costi.
Diverso è il discorso del turismo internazionale, che ovviamente non si sarebbe riattivato di punto in bianco e per il quale serve nuovamente programmazione perché implica il coinvolgimento di tour operator, di agenzie di viaggio e di incoming, di compagnie aeree, di compagnie di trasporto e di strutture ricettive. Non sarà semplice muoversi dalla Russia con i blocchi allo spazio aereo, oltre al blocco allo Swift. Le transazioni in turismo si fanno in dollari, quindi la Russia è tagliata fuori, come Ucraina, ma anche Polonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Ungheria, tanti paesi che fanno parte di quell’area sottoposta allo stress della guerra e che negli ultimi anni non sono affatto mancati di affacciarsi turisticamente in Italia.

Identico problema è legato anche ai flussi dal resto del mondo, dal nord America, verso l’Italia. Volumetricamente ci sarà un crollo. Dal nord America ci si muoverà verso l’Europa, dalla quale arrivano resoconti di guerre, di navi nel Mediterraneo, o verso altre destinazioni? È questa la domanda.
Resta quindi da capire in che modo riuscire a salvare la stagione. E’ certo che il turismo è fatto di programmazione ed a parte situazioni esterne come Covid o guerra, il turismo implica sempre un lavoro di due o tre anni. Non è che ti chiami Ischia o Capri e vengono tutti a frotte.
Tra Guerra e Covid, tra bombe e contagi, occorre il coraggio di osare perché il mondo è cambiato, riorganizzando tutto, ma occorre anche ed innanzitutto sperare che il buon senso alla fine prevalga e che la pace possa ritornare sovrana, non fosse altro perché a livello globale, dopo la dura lezione del covid, specie tra le nuove generazioni, vi è davvero tanta voglia di respirare serenità, anche economica, per tutti.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos