Con un giorno di ritardo (voluto), dedico il 4WARD di oggi all’ottantesimo compleanno del mio amico Salvatore Cuomo, per tutti “il barbiere”. Come quella di Giovanni La Marca, l’amicizia di Salvatore mi è particolarmente preziosa. Entrambi sono più avanti di me con gli anni, ma come e a volte molto più che con tanti coetanei, si è riuscita a consolidare negli anni una forza, una complicità e un rispetto degni di ben altre epoche e quasi introvabili ai giorni nostri.
Con Salvatore tutto nacque in occasione della mia prima “Festa della Vendemmia” a Campagnano, allorquando da Assessore assunsi l’impegno di aiutare il Comitato Organizzatore -di cui lui ed altri amici facevano parte- a riportare un evento così importante per quella contrada ai fasti d’un tempo. Mesi dopo, nel periodo della festa di San Giovan Giuseppe della Croce, avevo necessità di tagliare i capelli; e poiché da poco era scomparso il mio storico barbiere Aniello Carcaterra, non avevo ancora definito chi ne avrebbe raccolto il testimone. Passai fuori al suo salone a Sant’Antuono e cominciammo a parlare del più e del meno, fin quando mi sorse spontaneo il quesito: “Totò, ma per caso putesseme fa nu bellu taglio ‘e capille?”. “E perché no?!”, rispose con la sua proverbiale prontezza. Naturalmente, la sua maestria richiese solo pochi minuti per comprendere quale linea seguire per il taglio più giusto ad un capello complicato come il mio: da allora, due livelli diversi di “macchinetta” e… il gioco è fatto.
E’ facile essere amico di Salvatore: basta essere leali e assertivi, ma soprattutto sé stessi, facendo sempre tutto con cuore sincero e con la disponibilità propria dei rapporti solidi e durevoli. E’ una linea, questa, che con lui non può tradire, anzi, di certo viene contraccambiata in toto e anche di più. La felicità, per Salvatore, è fatta di piccole cose dall’importanza enorme: l’amore per la famiglia e per i “pannoloni” (i suoi quattro splendidi nipoti), la tradizione nel lavoro giunto alla terza generazione con il successo di Enzo (figlio d’arte e omonimo del nonno paterno) al quale, con l’intelligenza di pochi genitori, ha saputo cedere gradualmente il passo, la passione per il calcio e il tifo per il Napoli con la simpatia per l’Inter molto in background, il caffè pomeridiano al bar di turno, le trasferte un po’ ovunque per ammirare spettacoli pirotecnici diurni e notturni, quel color lilla per lui irresistibile e… l’amicizia: quest’ultima, che come disse qualcuno, “dopo l’amore è il più grande sentimento umano”, ci accomuna come con pochi altri, al pari del culto della verità tipico delle persone perbene. Salvatore ama ripetere che quando qualcuno, a distanza di tempo, non si rende conto di raccontarti nuovamente la stessa cosa e non ne cambia versione, significa che non sta mentendo e ti è sincero. E come non ricordare il suo “pane e pummarola” (poesia senza pari per il palato), la macedonia al maraschino, l’immancabile caffè freddo estivo per gli avventori del salone e quel the al limone così semplice e speciale al tempo stesso che in boccioni da due litri dispensa a mo’ di pusher per rinfrescare il caldo torrido dell’estate ischitana: che bontà!
Sono geloso dei miei amici veri e me li tengo stretti, difendendoli -se necessario- da chiunque ne metta in discussione l’integrità e il valore. Del resto, per chi mi conosce, è noto che sono un fautore della teoria che rende necessario consolidare le proprie amicizie esaltandone i pregi e sottacendone i difetti. E Salvatore è certamente uno di questi amici, al quale sarò per sempre grato di considerarmi -bontà sua, contraccambiandolo- al pari di un fratello, augurandogli che il tempo che passa lo conservi integro nella salute, nella serenità e nella possibilità di godersi la vita insieme a tutti quelli (tanti, in verità) che gli vogliono bene. Me compreso.
Totore ‘u barbiere | #4WD

Daily 4ward di Davide Conte del 19 giugno 2025