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venerdì, Marzo 29, 2024

Terme, le concessioni andranno a gara: «Una iattura per l’isola d’Ischia»

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Sarebbe l’Anno Zero per le terme dell’isola d’Ischia. Con una piccola grande rivoluzione alla quale al momento siamo certo impreparati, benché di fatto il “Dispari” l’abbia paventata, per primo in Italia, in tempi non sospetti. Perché la Giunta Regionale della Campania ha approvato ieri il disegno di legge regionale in materia di riordino degli ATO e di concessioni per acque termali e minerali. Recependo la sentenza della Corte Costituzionale, il disegno di legge, che passa adesso all’approvazione del Consiglio Regionale, prevede la messa a gara delle concessioni.
Un iter dunque ancora lungo, che però ha già indotto il consigliere regionale di opposizione, Maria Grazia Di Scala, a prevedere una rapida consultazione con le associazioni di categoria della nostra isola, in particolare Federalberghi e Federterme, per studiare modifiche eventuali e correttivi al testo, quando non una ferma opposizione. Associazioni che qualche mese fa avevano tirato un sospiro di sollievo apprendendo della proroga quinquennale alle concessioni, deponendo così le armi (temporaneamente), prima di perseverare nella strada giudiziaria e della battaglia avverso un provvedimento iniquo e affatto rispondente alle reali necessità del comparto.
«Ritengo – ha dichiarato ieri la Di Scala – che la messa a gara delle concessioni termali possa essere evitata, ed in effetti sarebbe una iattura per la nostra isola. Ho già consultato le associazioni di categoria al fine di apportare gli idonei correttivi ed emendamenti al disegno di legge che dovrà passare all’esame della commissione di cui faccio parte».
Per la verità l’iniziativa della giunta regionale prende le mosse dalla sentenza numero 117/2015 della Consulta, che – a seguito di un ricorso proposto dal Consiglio dei ministri – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune disposizioni della legge regionale della Campania 7 agosto 2014 n. 16, in materia di interventi di rilancio e sviluppo dell’economia locale, tra cui – per l’appunto – le norme relative alla proroga automatica delle concessioni termominerali. L’attuale status quo va dunque regolamentato.
E sotto la lente d’ingrandimento, in particolare, erano finiti l’articolo 1, commi 104 e 105, della legge impugnata che prorogava, per un periodo massimo di cinque anni, le concessioni termominerali scadute e in fase di prosecuzione (articolo 1, comma 104, lettera a), n. 1), ovvero destinate a scadere nei cinque anni successivi alla data di entrata in vigore della legge stessa (articolo 1, comma 104, lettera a), numero 2).
Nel corso del procedimento, la proroga era prospettata dalla difesa regionale quale misura transitoria, in quanto disposta fino all’approvazione del piano regionale di settore, propedeutico alla gara a evidenza pubblica per la gestione del servizio e all’adeguamento della normativa interna a quella europea.
Ma Il giudice delle leggi non aveva accolto le argomentazioni regionali: l’attività di sfruttamento della concessione termominerale ricade nella sfera di applicazione della direttiva 12 dicembre 2006 n. 2006/123/Ce, attuata dal Dlgs 26 marzo 2010 n. 59, visto che tali fonti hanno per oggetto «qualunque attività economica, di carattere imprenditoriale o professionale, svolta senza vincolo di subordinazione, diretta allo scambio di beni o alla fornitura di altra prestazione» (articolo 1, comma 1, del Dlgs 59/2010), salve le eccezioni specificamente indicate, tra cui non rientra lo sfruttamento delle acque termali per fini terapeutici. Ogni qual volta una delle suddette attività economiche debba essere contingentata a causa della scarsità delle risorse naturali, l’articolo 16 del medesimo Dlgs n. 59 impone una procedura di evidenza pubblica per la scelta del concessionario e vieta sia la proroga automatica delle concessioni, sia l’attribuzione di indebiti vantaggi al concessionario uscente.
A giudizio della Corte, si tratta di disposizioni da applicarsi in modo rigoroso, dacché le stesse sono volte a favorire l’ingresso nel mercato di altri operatori economici e ostano all’introduzione di barriere tali da alterare la concorrenza tra imprenditori (sentenze della Consulta n. 340, n. 233 e n. 180 del 2010). Consegue da ciò che l’efficacia delle norme in questione non può essere paralizzata, neppure in via transitoria, per l’inerzia della Regione nell’approvare il piano di settore delle acque.
Per questo era stata censurata la proroga automatica delle concessioni termominerali, in particolare per il fatto che le norme impugnate la prevedono per un periodo superiore all’arco temporale strettamente necessario per l’espletamento di una gara pubblica, in contrasto con le regole previste in materia di tutela della concorrenza, rientrante nell’ambito della sfera di competenza esclusiva dello Stato.
Di qui, la nuova iniziativa “obbligata” della Regione, che ad oggi spaventa non poco l’isola d’Ischia, che naturalmente sul settore termale fonda una parte consistente della sua economia. E di fronte alla quale dunque si muovono associazioni di categoria e politica.

 

2 COMMENTS

  1. Io sono d’accordo sul non rinnovare automaticamente la concessione ma dico a chi ci governa di aprire bene gli occhi.
    Adesso gli albergatori se la faranno addosso perché non potranno “sfruttare”più l’acqua termale ma se la dovranno “guadagnare” cosa che invece fino ad ora hanno avuto a gratis.
    La mia proposta :
    gli alberghi che resteranno aperti per tutto l’anno o anche per 10 mesi all’anno avranno la concessione rinnovata automaticamente, mentre chi come il 98% degli alberghi dà lavoro per solo “scarsi” sei mesi deve andare a rinegoziare il tutto.
    D’altronde le cure termali è impossibile farle con la canicola di luglio e agosto, e quindi perché non “costringere” i nostri beneamati imprenditori alberghieri a confezionare pacchetti di cure termali proprio nei mesi invernali e non in quelli estivi???(troppo comodo).
    Così facendo si avrebbe un doppio effetto benefico, sia sui posti di lavoro, che sulla nostra economia che ormai è agonizzante, in quanto Ischia è ormai alla frutta come meta turistica.
    Ora i noti imprenditori andranno tutti a lamentarsi perché così non lavorerà più nessun albergo, in quanto senza acqua termale secondo loro non avranno più nessun attrattiva….ma ai sindaci dei comuni di Ischia dico: andate a confrontare le presenze degli alberghi con le cure termali veramente fatte da chi soggiorna e vedrete che non sono nemmeno il 30%.
    Svegliatevi….!!!

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