venerdì, Giugno 20, 2025

Terme di Ischia: i turisti, gli ex dipendenti e l’indifferenza | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 5 giugno 2025



Siamo a giugno inoltrato, nel pieno di una stagione turistica che sull’isola d’Ischia dovrebbe rappresentare rinascita, lavoro, economia. E invece, nel cuore del paese, uno dei simboli del benessere termale campano resta chiuso, muto, inattivo: lo stabilimento delle ex Nuove Terme Comunali, poi Ischia Thermal Center, oggi Terme di Ischia, un tempo luogo di cura e occupazione, oggi ferita aperta sotto gli occhi di tutti.I primi a pagare pesantemente le pene di questo scempio sono loro, gli ormai ex dipendenti delle terme, improvvisamente esclusi dalla loro quotidianità lavorativa, estromessi senza spiegazioni sufficienti né prospettive concrete. Sono madri e padri, professionisti del settore, operatori con anni di esperienza che si ritrovano dall’oggi al domani senza uno stipendio, senza garanzie, senza una voce che li rappresenti.

Il nodo sta tutto lì: la rottura tra il Comune di Ischia e la società Alga s.r.l., gestita dal dott. Antonio Fimiani, che da tempo si è disimpegnata dalla gestione termale, chiudendo a causa della mancanza di garanzie credibili da parte dell’amministrazione rispetto ai reciproci impegni. Il dott. Fimiani — da tempo attivo in una gestione oltremodo complicata  — pare non abbia trovato alcuna sponda affidabile nelle interlocuzioni con la giunta Ferrandino. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: uno stabilimento pubblico, nel centro della città, chiuso e abbandonato, mentre centinaia di turisti affollano Ischia in cerca di benessere e accoglienza, meravigliandosi non poco di un simile ed inaccettabile smacco.

Nessuna comunicazione ufficiale chiarisce a che punto sia l’eventuale disputa, né quali possano essere i tempi tecnici per una eventuale risoluzione. Intanto, però, il tempo passa e con esso anche l’opportunità di salvare la stagione estiva 2025, che ormai è iniziata. Il che rende del tutto inutile anche un eventuale nuovo bando europeo, che pure sarebbe auspicabile per trasparenza e legalità, ma che arriverebbe inevitabilmente troppo tardi per riattivare lo stabilimento nel breve periodo.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: perché non tentare una strada alternativa? Perché non valutare, in presenza di una condizione eccezionale, una trattativa privata urgente per garantire la riapertura almeno fino alla fine della stagione turistica ed assicurare al nuovo gestore l’attuazione di un business plan serio e utile a tutti? Una misura al limite delle procedure, certo, ma anche l’unica praticabile, se si vuole evitare che tutto resti fermo ancora per mesi. In questo scenario, nessuno — se non Fimiani stesso — potrebbe realisticamente contestare tale ipotesi, penalizzando l’interesse superiore della collettività, dell’indotto turistico e dell’occupazione locale. Ma conoscendolo, ritengo non ci siano segnali che facciano ventilare una simile eventualità, avendo già gettato la spugna in assenza di garanzie chiare, credibili e utili all’operatività che Ferrandino e compagni, evidentemente, non sono all’altezza di fornire. Ma ciò che più pesa, oggi, è il silenzio. Il silenzio delle istituzioni, il silenzio della politica, il silenzio di molti media locali, troppo spesso allineati. Un silenzio che suona come indifferenza e che fa ancora più male di una porta chiusa. L’indignazione, come sempre, resta appannaggio solo di chi vive sulla pelle le conseguenze di queste scelte: i lavoratori, le famiglie, chi ha investito una vita nella cura degli altri e chi, come me, resta anima libera e critica verso ciò che non va nel Paese reale.

Intanto, le Terme di Ischia restano ferme e a porte sprangate. Ospiti vecchi e nuovi passano e chiedono, ma nessuno risponde. L’occasione è persa, la dignità calpestata, e nessuno sembra assumersi la responsabilità di questo disastro annunciato che dura ormai da troppo tempo.

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