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mercoledì, Aprile 24, 2024

Tanti gli italiani alla premiazione dei ristoranti più rinomati al mondo, ma la dieta mediterranea è in pericolo

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Il ristorante tre stelle Michelin di Copenhagen di René Redzepi, Noma, è stato aggiudicato il migliore al mondo alla cerimonia dei The World’s 50 Best restaurants ad Anversa. Ma anche l’Italia si è fatta valere, con quattro ristoranti in lizza per l’ambito premio e due new entry nella top 100. Il Lido 84 di Riccardo Camanini si è collocato alla posizione più alta – 15esimo posto; a seguire Piazza Duomo di Enrico Crippa al 18esimo, Massimiliano Alajmo al 26esimo e Niko Romito al 51esimo. In effetti la lista dei migliori ristoranti al mondo ha visto negli anni moltiplicarsi i nomi italiani, a partire dal 2002, anno di inaugurazione della cerimonia, nata per caso come sondaggio tra i giornalisti del magazine Restaurant. Ospite d’onore dell’edizione di quest’anno il più famoso degli chef tricolore, Massimo Bottura. Sua l’Osteria Francescana di Modena che ha vinto due volte il primo premio nel 2016 e nel 2018­—motivo per il quale non ha potuto concorrere quest’anno.

Tanti riconoscimenti, per una cucina tra le più apprezzate a livello globale, conosciuta in tutto il mondo per l’abbondanza nel gusto e nei condimenti, per la diversità a livello regionale, e come classico esempio di dieta mediterranea – riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2010. Ma è soprattutto la sua semplicità a renderla speciale, con molti piatti composti da 4, massimo 8 ingredienti: gli chef italiani fanno affidamento sulla qualità degli ingredienti, piuttosto che sulla complessità di preparazione. I piatti e le ricette tradizionali, nel corso dei secoli, sono stati spesso creati dalle nonne più che dai cuochi, rispettando le specificità territoriali, privilegiando materie prime del posto e preservandone la stagionalità. Non sorprende che nel 2019, la CNN abbia collocato al primo posto la cucina italiana in una classifica delle migliori al mondo, o che in un sondaggio condotto da YouGov (società britannica di analisi di mercato), su 24 paesi quella italiana è risultata la gastronomia più internazionalmente apprezzata con l’84% delle preferenze totali.

Il sistema di etichettatura alimentare francese Nutri-Score penalizza l’olio extravergine di oliva

Ma nonostante questo crescente riconoscimento globale per la cultura alimentare italiana, da sempre elogiata per la sua salubrità, un’etichetta alimentare europea sembra poter minacciare la dieta mediterranea—nonché i menu ideati da questi pluripremiati chef. Il sistema francese Nutri-Score, infatti, da quanto è emerso, penalizzerebbe elementi chiave della dieta mediterranea di fama mondiale – l’olio d’oliva, il miele, i formaggi (tra cui il Parmigiano-Reggiano, amato da Bottura), i salumi. Si tratta di un modello di etichettatura nutrizionale a semaforo, che categorizza gli alimenti secondo cinque diversi colori, dal verde, che rappresenta il valore migliore in termini di benefici, fino al rosso. La suddivisione dei cibi avviene in funzione del contenuto di alcuni nutrienti critici: calorie, grassi, zuccheri e sale. L’olio extravergine di oliva, per esempio, nonostante le sue virtù dimostrate dagli scienziati dell’alimentazione, è stato declassato nella scala Nutri-Score ad un livello C – dopo le bevande gassate light – solo sulla base del suo contenuto di grassi. L’etichetta sarebbe destinata a comparire sulla parte anteriore della confezione del prodotto, avendo così una forte incidenza sulla scelta dei consumatori.

E ad aggravare la posizione della dieta mediterranea, il coordinamento pro Nutri-score che si è andato formando in Europa. Germania, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna, Svizzera e Francia, che insieme rappresentano il 50 % del prodotto interno lordo europeo, hanno annunciato a inizio anno che formeranno un comitato intraeuropeo per facilitare il dibattito sul sistema francese di etichettatura (FOPL) e portare ad una transizione graduale verso un sistema uniforme di classificazione degli alimenti in tutto il blocco. L’uso del Nutri-Score da parte dei produttori del settore alimentare – sostengono – intende aiutare le piccole imprese e porsi come collegamento più diretto con i consumatori.

L’Italia risponde al Nutri-Score con il sistema Nutrinform Battery

Ma gli attori dell’industria agricola italiana non intendono restare a guardare e sono pronti a formare una significativa opposizione insieme ai loro alleati nel governo. L’adozione di un sistema di etichettatura omologante e noncurante dei benefici specifici di ciascun alimento, infatti, può avere un impatto negativo sulle vendite dei prodotti agroalimentari italiani. Roma, a difesa della dieta mediterranea, ha rilasciato Nutrinform Battery, un’etichetta che non ha lo scopo di indirizzare i consumatori, ma piuttosto di informarli realmente sui contenuti dell’alimento scelto, se consumato nell’ambito di una dieta equilibrata. Il sistema di etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari proposto dall’Italia alla Commissione Europea come alternativa al Nutri-Score è rappresentato con il simbolo grafico di una batteria, e contiene l’indicazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per singola porzione, in rapporto al fabbisogno giornaliero raccomandato al consumatore.

Inoltre, a disposizione delle aziende agroalimentari, che volontariamente decidono di utilizzare il Nutrinform Battery, un’applicazione che consente di generare autonomamente le etichette da apporre sulla confezione del prodotto. Questa etichettatura non va a sostituirsi alla classica etichetta sul retro del pacco, che riporta le informazioni obbligatorie, come le informazioni nutrizionali e l’elenco degli ingredienti. Anche i produttori spagnoli (nonostante il Paese si sia unito al blocco pro-Nutri-Score) preferirebbero adottare il sistema italiano per salvaguardare i propri prodotti locali, come il prosciutto iberico, o l’olio d’oliva – due importanti organizzazioni di produttori hanno insistito sul fatto che il FOPL deve essere aggiornato in modo che l’olio d’oliva non venga classificato con una “C gialla” sulla scala di alimenti sani Nutri-Score.

Non sarà facile certo scalfire la lunga e amata tradizione culinaria italiana, apprezzata in tutto il mondo per il gusto e per i benefici alla salute. Va ricordato che l’Italia resta tra i Paesi più longevi al mondo, e ciò si deve anche alle abitudini alimentari della popolazione. Ma se il successo dei ristoranti italiani alla cerimonia di premiazione dei ristoranti più rinomati al mondo testimonia e conferma l’eccezionale cultura alimentare del Paese, la distinzione in cucina non basta a proteggere la dieta mediterranea. Tocca ai legislatori europei fare in modo che il sistema francese non smantelli il duro lavoro fatto per valorizzare l’eccellenza gastronomica italiana.

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