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venerdì, Aprile 19, 2024

Superbonus 110, in migliaia a Roma per chiedere sblocco cessione crediti. “Marcia” ischitana per la class action nazionale”

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Sono stati in migliaia, in piazza, a Roma per chiedere lo sblocco delle cessioni dei crediti fiscali. Diverse associazioni e tra queste anche quella dell’ischitano Antonello Patalano, sono protagonisti di una Class Action nazionale dell’edilizia. In piazza si protestano le modalità con le quali il governo Draghi ha cambiato le regole sulle cessioni dei crediti, accusando l’esecutivo di aver creato incertezza per aziende e clienti, e di mettere a rischio il futuro oltre mezzo milione di famiglie italiane.

“A rischio c’è il futuro di oltre mezzo milione di famiglie italiane – chiosa Patalano – e, nel particolare, come isola viviamo un momento molto difficoltoso perché siamo in fase di ripresa e ripartenza e affrontare questa fase di dubbio ci frena. È da gennaio 2022 che scendiamo in piazza per chiedere lo sblocco delle cessioni. Ci sono stati più interventi da parte di senatori ed onorevoli che però ad oggi non hanno portato nessun beneficio alla situazione drammatica che si sta vivendo, ieri eravamo in tantissimi siamo stati ricevuti dal MEF banca d’Italia e ABI a seguirsi abbiamo avuto una conferenza stampa a Montecitorio dove c’è stato un chiaro segno di sabotaggio da parte del governo Draghi facendo scomparire dal palazzo tutte le testate giornalistiche. Noi e lo dico – conclude Patalano – a nome di tutto il coordinamento class action dell’edilizia di cui faccio parte, non molliamo la presa e andiamo avanti a far sì che le imprese, che si sono affidate a noi come associazione venga ridata la dignità che era un tempo.”

Le sigle chiedono inoltre che una propria delegazione venga ricevuta al Mef. “Siamo a un giro di boa”, continua Michel Fabrizio “sul Superbonus quasi tutti i partiti sembrano concordi nel voler salvare una misura che ha fatto ripartire l’edilizia e tutta l’economia italiana. Viene allora da chiedersi per quale motivo Draghi e Franco si ostinino a non voler ascoltare quanto chiedono imprese e lavoratori” conclude.

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